Amnesty International contro Alfieri: “Luoghi comuni e uso strumentale dello straniero”. “Non sono un razzista, vi invito a una passeggiata con me”

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“Spetta ad Amnesty International, quale organizzazione a tutela dei diritti umani, denunciare l’uso di stereotipi discriminatori soprattutto quando a farvi ricorso sono persone che ambiscono a ricoprire cariche pubbliche”.

L’associazione per i diritti umani, Amnesty International, prende posizione in merito alle affermazioni fatte durante un’intervista al candidato sindaco Luigi Alfieri.

Combattere i luoghi comuni diventa una priorità quando questi sfociano in pericolose aree oscure e innescano arcigni meccanismi di odio razziale. Nello specifico, ci riferiamo al video realizzato da un candidato sindaco, il Dott. Luigi Alfieri, durante un’intervista inserita nella sua campagna elettorale. Alla domanda quali possano essere valide soluzioni per arginare il problema dello spaccio, la risposta che segue desta alquanto sconcerto. Infatti, il candidato sindaco nel proporre le sue soluzioni, si riferisce alla problematica degli spacciatori sul territorio non in quanto tali, ma scheda in tale categoria unicamente persone di altra nazionalità come se la drammaticità dello spaccio derivasse dal colore della pelle o dall’appartenenza ad un altro Paese. Esordisce dicendo “[…] dunque, per diminuire lo spaccio di stupefacenti da parte di questi personaggi extracomunitari che girano avanti e indietro in bicicletta […]”  e cataloga, dando erroneamente per scontato, tutti gli spacciatori come immigrati, perdendo di vista il focus della tragicità della questione. Inoltre, durante tutta la durata dell’intervista, si susseguono una serie di immagini dove vengono ripresi dei giovani africani in compagnia e un signore i quali potrebbero tranquillamente pedalare nel quartiere e non necessariamente spacciare. Tale attività viene segnalata da una freccia tridimensionale rossa stigmatizzando il passante in bicicletta come uno spacciatore solo perché africano. Il video non riprende o denuncia attività sospette di spaccio, ma semplici momenti di convivialità e socialità di cittadini extracomunitari.

Sicuramente lo spaccio è una piaga che attanaglia questa città e deve essere fortemente e strenuamente contrastata. Con ciò vogliamo dire che lo spaccio è un fenomeno che deve essere arginato, sradicato nella sua totale e piena problematicità e non nell’identificazione di uno spacciatore di serie A e uno di serie B o ancor, più grave, condannare e perseguire penalmente un extracomunitario non perché spacciatore ma unicamente perché straniero. Se vi è un’offerta sul mercato della droga ciò significa che vi è una domanda continua da parte di consumatori.

Questo luogo comune porta a danni irreversibili sull’opinione della gente. Si innescano meccanismi di paura, di sospetto, di odio infondato nei confronti di questi ragazzi che arrivano in Italia molto spesso perché spinti dalla disperazione, dalla guerra, dalla fame, dalle carestie ed epidemie e si ritrovano sfruttati e inseriti nel mercato illegale della droga perché abbandonati e privi di una reale possibilità di integrazione.

In questo particolare momento storico, la strumentalizzazione dello straniero in determinati contesti quale quello sopra esposto, risulta essere particolarmente pericolosa e dannosa in quanto va di pari passo con il delicatissimo concetto dell’accoglienza. Pensare che tutti gli spacciatori siano solo stranieri e generalizzare con luoghi comuni risulta inappropriato e, nella concretezza dei fatti, poco mirato alla risoluzione del problema-spaccio.

La battaglia contro l’indifferenza, i pregiudizi e contro le discriminazioni è una battaglia che va combattuta quotidianamente con forza, coraggio e rispetto, ma soprattutto con l’esempio di chi si fa portavoce e rappresentante della città”.

ECCO LA RISPOSTA DEL CANDIDATO SINDACO LUIGI ALFIERI-

“Non sono un razzista, invito i responsabili dell’associazione a visitare con me i luoghi dello spaccio” scrive Luigi Alfieri.

“Il comunicato di Amnesty, associazione che stimo e rispetto, m’indigna profondamente perché mi accusa di razzismo. E la mia storia e la mia carriera dimostrano il contrario. L’ultimo libro che ho scritto ‘Parma non ha Paura’, contiene un capitolo (a pagina 44) che s’intitola proprio ‘Niente razzismo’.

La verità è che il colore della pelle non c’entra niente, è il tipo di attività la discriminante. Se queste persone fossero bionde e con gli occhi azzurri il problema rimarrebbe.

Invito i responsabili di Amnesty International a fare una passeggiata con me in viale Vittoria o anche in San Leonardo o al Pablo per valutare insieme se la realtà è quella che descrivono nel comunicato: “Il video non riprende o denuncia attività sospette di spaccio, ma semplici momenti di convivialità e socialità di cittadini extracomunicatari”.

È molto curioso che questo intervento sia stato fatto ora, proprio nel pieno della campagna elettorale. Quello che sorprende sono i tempi e i modi di questa presa di posizione che si riferisce a una mia intervista del 10 maggio.

La sezione di Parma dell’associazione nel suo comunicato (che non compare sul sito nazionale) scrive: “il candidato nel proporre le sue soluzioni si riferisce alla problematica degli spacciatori sul territorio non in quanto tale, ma scheda in tale categoria unicamente persone di altra nazionalità come se la drammaticità dello spaccio derivasse dal colore della pelle o dell’appartenenza ad un altro paese”.

Ma mi chiedo come mai l’associazione non sia intervenuta nei confronti dell’avvocato Laura Cavandoli, anch’essa candidata sindaco che il 23 maggio alle 12.04 scriveva nel suo profilo Facebook: “Nella zona Oltretorrente non tutti i migranti sono spacciatori, tuttavia tutti gli spacciatori sono stranieri”.

Nel frattempo, con il progredire della campagna, quasi tutti i candidati sindaco hanno sollevato la problematica dello spaccio, qualcuno ha addirittura parlato della mafia nigeriana.

Il quotidiano locale il 4 maggio in prima pagina scriveva: “Impotenti, rassegnati. Basta fare due passi in viale Vittoria e viale dei Mille per sentirsi così: dall’alba a notte fonda, pusher neri in bicicletta, quasi tutti ragazzini che pedalano avanti e indietro lungo i viali bui che segnano la frontiera tra l’Oltretorrente e il Molinetto”.

Quindi tutta la città sa che queste persone non si stanno allenando per il Tour de France e mentre giravamo il video ne passavano molti intorno a noi. Forse è meglio smetterla con il buonismo e il politically correct ed essere realisti». Per riassumere: chi rispetta le regole ha tutta la mia stima; lo considero un mio concittadino; chi le infrange no. Anche se è biondo e con gli occhi azzurri”. 

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