Amministrative 2017: Laura Cavandoli incontra Souad Sbai: “Basta integrazione, porte aperte a chi vuole lavorare”

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Laura Cavandoli, candidata sindaco della Lega Nord, appoggiata da Forza Italia, Fratelli D’Italia e una lista civica, ha riunito martedì pomeriggio le “donne della Lega” per un incontro con Souad Sbai al modulo Eco di Piazzale della Pace.

Souad Sbai giornalista e gia’ deputata del Pdl, poi passata con Gianfranco Fini e ora approdata alla Lega Nord, di origine marocchina, in Italia e’ arrivata per conseguire un dottorato di ricerca presso l’universita’ di Napoli. Ora collabora come giornalista con diverse testate fra cui Libero e il Sussidiario.

“Le donne non sono panda. Odio le quote rosa. Sono antifemminista. Integrazione? Basta. Un ascensore non puo’ portare 500 persone, crolla. Qui non arrivano siriani, qui arrivano disperati di altri paesi pronti a tutto.

Il 60% delle bambine di origine magrebina sono state ritirate da scuola ed e’ un segno di estremizzazione. Per non parlare del proselitismo salafita dagli immam in carcere. L’italia non e’ stata attaccata perche’ serve da passaggio, ma la mafia vive sugli immigrati. Molti non vogliono integrarsi e non imparano l’italiano fondamentale per avere cittadinanza” – ha detto Souad Sbai.

‘Un programma al femminile’ – ha invece spiegato Laura Cavandoli. Con lei Elena Frati e Carlotta Marù, (Lega Nord), Laura Schianchi (Forza Italia) Ylenia Rossi (Fratelli d’Italia)

“Cerchiamo di contenere il costo delle scuole – ha detto Cavandoli. Tasse e servizi sono troppo cari. L’addizionale irpef va portato allo 0,6%, ora è 0,8. Servono criteri di priorita’ per gli asili secondo residenza e cittadinanz, chi sta da piu’ tempo sul territorio deve avere  la priorita’. No al reddito di cittadinanza che crea parassiti, si all’ accompagnamento al lavoro. Bisogna inoltre attrarre imprese sul territorio, ma no all’assistenzialismo, si alle possibilita’ lavorative. Lavoriamo per chi vuole lavorare”.

E sulla Legionella – “Troppe sono le domande cui non è stata data risposta sull’epidemia di legionella nel quartiere Montebello, ma soprattutto non è noto se il Comune di Parma si è adoperato per attuare quelle operazioni per la prevenzione in città di un nuovo contagio. Abbiamo visto e sentito Pizzarotti rispondere, anche in modo stizzito, alle lamentele rivolte al Comune, oltre che agli altri enti competenti, per la gestione dell’epidemia”. Un’epidemia che ha colpito 42 persone in un’area circoscritta della città ed è stata la più importante di quel particolare genere in Italia almeno da 25 anni. Come riporta l’Ausl, il 2016 è stato particolarmente critico sul fronte delle malattie infettive. La causa di quel contagio, dovuto necessariamente a un fattore ambientale, molto probabilmente rimarrà sconosciuta. Infatti, come riferisce la relazione finale dell’unità di crisi costituita dalla Regione Emilia-Romagna per approfondire questo specifico caso, le indagini ambientali su diverse torri di evaporazione dalle quali il batterio responsabile dell’epidemia si sarebbe potuto diffondere, hanno dato esito negativo perché quando sono stati effettuati i controlli erano già state spente o bonificate.

“Ad oggi non si hanno notizie che il Comune di Parma si sia attivato per redigere il catasto di tutte le torri di evaporazione della città come indicato dalle linee guida nazionali per la prevenzione e il controllo della legionellosi, – aggiunge Cavandoli – operazione che peraltro non aveva fatto quando è esplosa l’epidemia del Montebello rendendo più difficoltosa la ricerca della sua causa, si sarebbe dovuto provvedere subito. Da notare è infine come, anche su questa vicenda dove le scelte amministrative di Pizzarotti si confondono con quelle di spettanza di enti collegati alla Regione governata dal PD, anche il PD locale con il suo candidato sindaco, non sia particolarmente loquace”.“

 

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