Ex Bormioli Rocco: un polo con Museo del Vetro. Dall’800 ad oggi la storia della fabbrica

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Sorto a fine dell’Ottocento, la ex Bormioli Rocco & Figli, rappresenta un affascinante spaccato edilizio nel quartiere più popoloso di Parma, il San Leonardo. Ora questa enorme area di 5 mila metri quadri sta venendo riqualificata nella speranza di renderla un tratto distintivo e culturale del quartiere, nel ricordo di una azienda che ha caratterizzato la storia di Parma.

Parte dell’area ha già nuova vita dopo che il supermercato Interspar ha inaugurato lo scorso 1 dicembre. Ora sono ancora in corso le approvazioni da parte della Sovrintendenza dei beni culturali per la realizzazione del Museo del Vetro e delle attività di contorno che dovrebbero sorgere nella parte più antica della struttura, dove ci sono i forni. I lavori non sono ancora iniziati.

Il progetto del museo è stato appoggiato, oltre che dall’amministrazione comunale, dall’associazione degli ex dipendenti della Bormioli Rocco e verrà realizzato dalla Pizzarotti e associati che ha ricevuto l’area in cambio della “promessa” di costruire questo polo culturale e ricreativo nel cuore del San Leonardo.

La riqualificazione dell’area rientra in un più ampio progetto per tutta la città, “Parma 2030” dell’amministrazione Pizzarotti che comprende altri complessi in via di restauro e recupero come l’Ospedale Vecchio, Complesso di San Paolo, Cittadella e altri (guarda il video: Parma 2030: ecco la città tra 15 anni secondo Michele Alinovi).

 

L’insediamento industriale dell’ex Bormioli costituisce il complesso storico di maggior rilievo di tutta la parte nord della città di Parma: si tratta di uno degli ultimi reperti dell’architettura industriale di fine Ottocento e la parte più antica, nella zona Ovest, è quella appunto dove sorgono le due torri.

L’enorme area è rimasta pressoché degradata dal 2004 in poi, anno in cui si spense definitivamente l’ultimo forno. Da allora i cancelli serrati, le recinzioni spinate e i cartelli divieto d’accesso sono diventati molto attraenti per alcuni giovani. Sono infatti diversi i casi di cronaca, anche finiti male, per intrusioni nell’ex area industriale. Il 3 giugno 2015, il 17enne Aurelio Sokoli precipitò per 8 metri e perse la vita mentre praticava parkour. Nel settembre del 2016 un altro 17enne è caduto da 6 metri. Il tetto di uno dei capannoni non ha retto costando quasi la vita al giovane che viene poi ricoverato in Rianimazione al Maggiore in gravi condizioni.

L’intervento di riqualificazione che da anni si sta studiando vuole proporre il recupero dei fabbricati e, in qualche caso, delle attrezzature industriali ma introdurre anche attività come bar, ristoranti, piccoli esercizi commerciali di vicinato, negozi, sedi di associazioni, laboratori che faranno da corollario al museo. L’area museale-espositiva dovrebbe invece fare da fulcro appunto per lo sviluppo di tutto l’intervento  e da filo conduttore anche per la riqualificazione degli edifici intorno.

STORIA DELL’EDIFICIO- Il primo nucleo del complesso risale alla fine dell’Ottocento quale nuova sede parmense dell’attività industriale della famiglia Bormioli. Agli inizi degli anni ’90 del Novecento, lo stabilimento, dopo un secolo di attività si trovava ormai inglobato nel tessuto cittadino, con conseguenti problematiche di adeguamento alle normative ambientali. Nel 1993 cominciò un’azione di ridimensionamento sul piano produttivo e su quello occupazionale che si è concluso nel maggio 2004 con lo spegnimento dell’ultimo forno e la cessazione dell’attività. Nel 2007 sono iniziati i lavori di dismissione e, nel 2009, le attività di demolizione dei capannoni di più recente costruzione, nonché di messa in sicurezza e di bonifica del sito, in previsione della trasformazione urbanistica, a destinazione prevalentemente residenziale, programmata sull’area.

Inizialmente lo stabilimento si estendeva su una superficie di oltre 8.300 mq ed era composto da diversi fabbricati: la vetreria dove erano sistemati i forni fusori a crogioli (sostituiti negli anni ’30 con forni a bacino a processo continuo) e il reparto composizione; il deposito materie prime e terre refrattarie; alcuni locali di servizio; il magazzino dei prodotti finiti (articoli di vetro e stoviglie in ceramica) esteso su due piani; il fabbricato lavorazioni accessorie (arrotatura, incisione, decorazione); un porticato dove venivano sistemati i combustibili.

Questi diversi corpi di fabbrica non erano organizzati secondo un preciso ed ordinato piano di espansione: la loro disposizione era piuttosto il risultato di un’aggregazione volta a soddisfare le esigenze produttive, occupando le aree che si rendevano via-via disponibili. Oggi il complesso industriale copre una superficie di circa 5.000 mq.

La palazzina ex-direzione fu concepita con connotati razionalisti che sono stati conservati nonostante gli ampliamenti svolti negli anni ’60. Originariamente progettato a due soli piani, tra il 1960 e il 1963 l’immobile fu interessato da lavori di sopraelevazione, che hanno modificarono completamente la copertura.

Tutto il complesso è stato sottoposto a vincolo di tutela ex L 42/2004 per la sua valenza specificatamente storico-industriale in quanto testimonianza dello sviluppo tecnologico dei processi di produzione, dalla fase artigianale alla completa automazione.

FAMIGLIA BORMIOLI- 

La famiglia Bormioli per circa venticinque generazioni si dedica all’arte del vetro. Quando nel XVI secolo emigra dalla Francia del Nord per stabilirsi nei pressi di Genova, ad Altare, cambia il cognome Borniolle in Bormioli.

Nel 1825, in seguito all’abolizione dell’Università del vetro ad Altare, Luigi Bormioli dalla Liguria si trasferisce, proseguendo l’attività, a Fidenza.

Rocco Bormioli – nato ad Altare nel 1830 e morto a  Parma nel 1883 – nacque da un’antica famiglia di vetrai Altaresi. Insieme ai fratelli, seguì il padre Luigi che si trasferì negli Stati parmensi, a Borgo San Donnino. Il padre decise il trasferimento in seguito ai provvedimenti che Carlo Felice di Savoia aveva assunto per far fronte al decadimento dell’arte vetraria. Impiantò una nuova fabbrica di vetri, trovando tra Borgo San Donnino (l’attuale Fidenza) e Salsomaggiore un facile approvvigionamento di materie prime. Morto il padre, l’impresa venne gestita con grande vigore dalla vedova Petronilla, che riuscì non solo a salvarla, ma ad imprimerle nuovo impulso. Non appena l’età glielo permise Rocco si affiancò alla madre nella gestione della fabbrica, che aveva ormai assunto dimensioni importanti.

Nel 1854 i figli di Luigi acquistano a Parma una vetreria per un valore equivalente a 60.000 euro di oggi. Nel 1903 la vetreria si trasferisce nel quartiere di San Leonardo: all’epoca vi lavorano cento persone e si producono articoli per profumeria, farmacia e casalinghi. I fratelli Domenico e Carlo, acquistarono a Parma dalla famiglia Serventi lo stabilimento di via dei Farnese, l’ex “Real fabbrica di stoviglie, vetri e cristalli”, adottando la nuova ragione sociale “Vetrerie Fratelli Bormioli” e poi in “Vetreria Bormioli Rocco e figlio”. Da allora rinnovò i processi produttivi e si espanse commercialmente in Europa, partecipando alle principali esposizioni. L’azienda divenne in breve tempo la più importante della regione.

Nel 1927 nasce la Fidenza Vetraria che un giorno verrà acquisita per diventare la fabbrica più importante di Bormioli Rocco. Nel 1944 lo stabilimento di Parma viene pesantemente colpito dai bombardamenti.

Alla morte di Rocco Bormioli la gestione dell’azienda passò al figlio Luigi, e dopo la prima guerra mondiale al nipote Rocco.

Nel 1946 l’Ingegnere Luigi Bormioli, detto Bubi, rimasto orfano in giovane età e costretto a separarsi dall’azienda degli antenati, fonda una nuova vetreria che porta il suo nome. Fin dall’inizio attenzione prioritaria è rivolta alla qualità di prodotto e di processo e si concentro, in modo rivoluzionario per il tempo sui boccetti di vetro nel campo farmaceutico, cosmesi e profumeria.

Nel 2004 si chiude il centro nel quartiere San Leonardo e la produzione di trasferisce completamente a Fidenza.

Oggi la Bormioli Rocco ha 8 stabilimenti in 3 paesi: Italia, Francia e Spagna. Ci lavorano più di 2000 persone ed ha un fatturato superiore ai 400 milioni all’anno.

 

 

 

 

 

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