Maternità Borgotaro, Rainieri (lega nord): “Regione vuole la chiusura”

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Sembra ormai imminente e certa la chiusura del punto nascite nell’ospedale di Borgotaro.

“Riteniamo fondamentale un confronto con la Regione, finalizzato a superare le criticità evidenziate dai risultati della Commissione Tecnica regionale, che ci consenta di supportare la richiesta di deroga per i punti nascita di montagna, come previsto dal ‘Decreto Lorenzin‘. Non riteniamo che la partita sia ancora chiusa“.

Il presidente di Distretto, Diego Rossi, ribadisce quindi la piena volontà dell’amministrazione borgotarese e di tutti i comuni che usufruiscono dei servizi ospedalieri in questione “quanto già espresso nella lettera inviata all’Assessore Regionale il 22 febbraio scorso: nella massima attenzione alla sicurezza ed alla salute delle mamme e dei nascituri, si devono trovare le modalità organizzative per garantire la continuità dei punti nascita anche dei territori montani“.

“Il Punto nascita del Santa Maria sarà chiuso perché la Regione Emilia-Romagna non fa nulla per salvarlo”. A dare l’annuncio che disillude tanti valligiani in Val Taro e in Val Ceno da tempo impegnati perché non sia chiuso il Punto nascita dell’Ospedale di Borgotaro è stato il Vice Presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ed esponente della Lega Nord, Fabio Rainieri.
“Un bel risultato direi – ha detto ironicamente Rainieri – E per fortuna che in campagna elettorale il sindaco Rossi aveva garantito la sopravvivenza del punto nascite. Se questi sono i risultati c’è da stare allegri…”.
“L’Assessore regionale alla sanità Venturi ha più volte ufficialmente demandato la decisione alla valutazione della Commissione Percorso Nascita Regionale – ha quindi proseguito il Consigliere regionale del Carroccio – Ma nei documenti elaborati dai componenti della stessa commissione, si legge, senza tanti giri di parole, non solo che la stessa ha terminato i suoi lavori il 20 gennaio 2017 ma che ha anche proposto la chiusura dei punti nascita di Castelnuovo né Monti, Pavullo nel Frignano e Borgo Val di Taro. Anche se la Giunta regionale fosse in procinto di rinnovare la Commissione medesima per il prossimo triennio, come ha dichiarato lo stesso Venturi, sembra davvero difficile negare che quella che ha appena terminato il suo mandato non abbia esaurito l’incarico affidatole di preparare una “Proposta di ridefinizione della rete ospedaliera perinatale (ostetrica e ginecologica) in Emilia-Romagna”, così infatti è denominato il documento che ha consegnato alla Giunta regionale dopo la sua ultima riunione. Se il Governatore Bonaccini e l’Assessore Venturi non avessero ormai deciso per la chiusura, avrebbero già chiesto al Ministero la deroga al Piano nazionale per poter mantenere attivi anche Punti nascita dove ci sono meno di 500 parti all’anno, come ha fatto la Regione Lombardia. Non formulando tale richiesta, peraltro, disconoscono quanto l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ha votato nel 2015 in una risoluzione, impegnando questa stessa amministrazione regionale ‘a valutare nei territori maggiormente decentrati e con condizioni di criticità orografiche, come ad esempio quelli montani, l’attuazione di soluzioni organizzative adeguate a garantire il mantenimento e la sicurezza delle prestazioni sanitarie erogate, con particolare riferimento a quelle dei servizi sanitari legati alla nascita’”.
“Quello che è sbagliato è comunque l’affidarsi, da parte della Regione Emilia-Romagna, a valutazioni puramente sanitarie tecnico-scientifiche e di risparmio di spesa sanitaria, senza capire, invece, che la valutazione sui punti nascita in montagna va fatta sulla base di più ampie valutazioni socio economiche e anche ideali – ha quindi concluso Rainieri – Come fai infatti a batterti contro lo spopolamento delle zone alte se non ci fai più nascere nessuno? Come fai a far tornare la gente in montagna se gli togli servizi essenziali come quelli sanitari? I Punti nascita in montagna andrebbero mantenuti proprio per tenere vive le zone alte e rilanciarle facendovi investimenti per dare ai nascituri e alle loro madri tutte le garanzie richieste dalla Commissione nascita. E quello che si investe lì in sanità, tornerà utile a livello sociale ed economico non solo per chi vive in montagna ma per tutto il territorio regionale”.

Sulla questione interviene il segretario provinciale del PD, Gianpaolo Serpagli:

“I territori montani non possono essere marginali e le persone che decidono di viverci devono avere i servizi sanitari fondamentali nelle vicinanze: per questo sosteniamo l’azione delle associazioni di volontariato, del consigliere regionale Alessandro Cardinali, dei sindaci del Comitato di Distretto Valli Taro e Ceno con il suo presidente Diego Rossi nei confronti della giunta regionale per il mantenimento del punto nascita all’ospedale di Borgotaro”. Ad assicurarlo il segretario provinciale del Partito democratico di Parma, Gianpaolo Serpagli.

Per il segretario provinciale non si tratta di una questione meramente tecnica ma di una scelta strettamente politica. “Da sempre – sottolinea – l’amministrazione regionale ha fatto della salvaguardia dei territori più svantaggiati uno dei suoi punti di forza, ora chiediamo alla giunta di ribadire questa attenzione e cogliere questa importante opportunità per garantire il diritto a centinaia di donne di poter partorire vicino a casa”.

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