Via Imbriani, rissa con coltello. I negozianti: “Siamo stanchi”

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Futili motivi, un cellulare (presunto) non pagato. Questa la causa scatenante della rissa che domenica mattina ha infiammato via Imbriani, mentre placidi i residenti passeggiavano tra caffè e chiacchiere.

Intorno alle 10:30 di ieri, 12 marzo, due uomini di origine nigeriana hanno iniziato a litigare. I due si conoscono, questo è certo, meno chiaro è invece se questi si sono dati appuntamento o se si siano incontrati per caso.

Prima male parole, poi uno dei due ha estratto un coltello da cucina. I passanti, atterriti, hanno iniziato a chiamare il 113 e i due si sono spostati in B.go Parente: lì li hanno trovati gli uomini della Squadra Volante, O.H. era ferito di striscio ad un braccio dal coltello e con una seria ferita al sopracciglio da cui perdeva molto sangue, l’altro, I.T., invece era piuttosto agitato. Il primo ha “vinto” un viaggio in Pronto Soccorso, l’altro, in Questura.

I.T. è stato perquisito dagli agenti: nel marsupio è stato trovato il grosso coltello da cucina ancora sporco di sangue. L’uomo è stato denunciato per i reati di lesioni personali aggravate e porto di armi o di oggetti atti ad offendere.

La Polizia ha confermato che il movente che ha fatto scattare la colluttazione è stato un prestito non restituito.

IL COMMENTO DEGLI ESERCENTI – Numerosi bar, un negozio di pasta fresca, un parrucchiere. Questo è il pacifico angolo di via Imbriani sconvolto dall’ennesimo atto violento. “Non scriva il mio nome, non faccia capire quale è il negozio” – preme alla signora cordiale che racconta la scena vista dalla finestra. “Io abito qui vicino, casa e bottega, come molti di noi. C’era il sole, vetri aperti, ho sentito le grida, ho visto che in strada c’era mio fratello coi nipotini…poi ho visto la rissa. Quando ho capito che era già stato chiamato il 113 sono tornata alle faccende di casa”.

Un calma apparente. “Ma così non possiamo andare avanti. Ormai è la regola che al bar in fondo alla strada spaccino, ogni tanto qualcuno non lo vediamo più, e lo troviamo due giorni dopo sul giornale, arrestato. Ma ne arrivano altri. Abbiamo paura a uscire la sera, e quando dobbiamo chiudere le saracinesche ci guardiamo mille volte le spalle. Lei sa cosa vuol dire avere paura? Noi si”.

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