Bryan, nato senza gambe: la Procura chiede l’archiviazione per i medici

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Vi ricordate del piccolo Bryan, il bambino nato senza gambe al Maggiore, nel Natale 2015? Sul suo caso, sulla sua nascita senza gambe e sugli esami morfologici non fatti o  ingannevoli, la la Procura aveva aperto un’inchiesta per lesioni colpose.

Fascicolo di cui ora è stata chiesta l’archiviazione, dopo che la consulenza tecnica di parte ha escluso un nesso di causalità tra la malformazione, che sarebbe di tipo genetico, e l’operato dei medici che hanno seguito la madre.

Archiviata dunque l’indagine per lesioni colpose gravissime, i legali procederanno nella richiesta danni sul piano civile: le omissioni e le inadempienze il fondamento per la richiesta di un cospicuo risarcimento danni.

LA VICENDA  (dalle pagine del nostro quotidiano di Gennaio 2016) – Questa è la storia… di Bryan. Non proprio uno di noi. Un bambino che doveva nascere sano, invece… il destino ci doveva mettere lo zampino.
“La storia, è’ quella di Bryan. Nato senza gli arti inferiori a dispetto di tutte le ecografie che raccontavano alla sua mamma, al papà e al fratellino di un piccolo in salute e pronto ad affacciarsi nel migliore di modi alla vita.

E ora dai legali della famiglia sono partite le lettere di diffida a chi ha seguito la gravidanza di mamma Monica, 34 anni, originaria di Scandiamo ma residente nel Parmense. E nel mirino degli avvocati ci sono – scrive il Resto del Carlino – il medico privato a cui si era rivolta la donna, la Casa della Salute di Parma dove ha effettuato alcuni degli esami, l’Ausl e l’Azienda ospedaliera.

“Addirittura – spiegano sempre sulla stampa reggiana gli avvocati Silvia Gamberoni e Alessandro Falzoni – l’ultima ecografia fatta a novembre, dopo aver attestato la normalità del feto, dava le dimensioni di entrambi i femori”.

Le precedenti vicende giudiziarie del medico – T.B., il medico di base di Sala Baganza specializzato in ginecologia che non avrebbe eseguito la morfologica, o l’avebbe eseguita con leggerezza non scoprendo la malformazione di Bryan, il bambino nato senza gambe al Maggiore nel periodo di Natale, non sarebbe nuovo ad errori.

Lo dimostra una sentenza di condanna emessa nel 2013 da Tribunale di Parma: in questo caso la bimba, nata con un gravissimo handicap, è morta dopo quattro anni di vita tra sofferenze e agonia.

Questa condanna l’ha scovata la Gazzetta di Parma, che una settimana fa aveva intervistato il medico stesso che, in presenza del suo legale, aveva garantito di non aver mai avuto grane analoghe.

Invece…La bambina, nata nel 2003 con malformazioni invalidanti, era figlia di una famiglia seguita dal medico sia come specialista che come medico di base: alla donna fu diagnosticato un citomegalovirus durante la gravidanza, e, secondo la sentenza, proprio l’imperizia e le scarse verifiche del medico non permisero alla futura madre di conoscere per tempo le condizioni del feto, scegliendo, eventualmente, di interrompere la gestazione.
Nel 2008, la morte della piccola e la lunga causa legale, chiusasi con un risarcimento di oltre 500mila euro, nel 2013, appunto.

L’Ausl, con cui il medico era convenzionato, si limita a far sapere che non era a conoscenza della causa intentata contro lo specialista, ma anche di non aver mai ricevuto lamentele nei suoi confronti, mentre l’ordine dei medici si rinchiude dietro un no comment in attesa di valutare cosa fare.

Silenzi assordanti, che stridono col grido di dolore disperato di una famiglia che ha appena visto nascere un bambino immaginato perfetto e venuto al mondo senza gambine.
MA LA LEGGE DOVE STA? – In tutta questa vicenda, oltre al dolore solo immaginabile delle due famiglie, una che ha perso un figlio dopo agonie tremende, e che non lo riavrà certamente grazie a circa un miliardo delle vecchie lire di rimborso, e l’altra, che si trova un esserino privo della parte terminale delle gambe, la cui vita sarà condizionata e condizionante, fa rumore un’assenza.
Quella della legge. Forte coi deboli, anziani, persone normali, multate e perseguitate, imprenditori tormentati da Equitalia, Debole contro spacciatori, violenti, e, a quanto pare, corporazioni. Perché se Ausl e Ordine si trincerano dietro un no comment, probabilmente imposto da accertamenti legali in essere, a tutela degli organi stessi, aggiungendo (l’Ausl) che non sapeva nulla della precedente condanna, e che nessuno si era mai lamentato del loro collaboratore, la Legge dov’è?
Perché l’Ordine non lo ha sospeso a tempo indeterminato? Perché l’Ausl non ha verificato? Perché la legge non ha impedito che un medico condannato esercitasse ancora? Un vecchio andiamo recita che “gli errori dei giornalisti finiscono in prima pagina, quelli dei legali in galera, quelli dei medici sottoterra”.
Sono gli unici senza replica o ritorno. Quelli che qualcuno deve impedire che vengano ripetuti, perché non hanno diritto di rettifica, o di appello.

 

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