Dario Costi su ambiente e sostenibilità: “Il mio progetto è Parma città futura”

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Modulo ECO in piazzale della Pace è simbolo di futuro e sostenibilità e certo non poteva non invitare i candidati sindaci per le elezioni di Parma e non fare domande spinose sulla loro visione green della città.

Il primo ospite della serie di incontri (qui il calendario in working progress) è stato questa mattina Dario Costi: architetto, professore dell’Università di Parma, e fondatore dell’associazione Urban Center.

La prima domanda- Cosa ti ha spinto a candidarti? Come aveva già dichiarato nella prima presentazione ufficiale davanti al Petitot, l’input è arrivato sì dall’appoggio trovato all’interno del PD ma anche dal suo desiderio di realizzare “Parma città futura“, quel progetto creato in collaborazioni con gli studenti universitari che simboleggia la sua idea di città verde e nuova, “una città che è esempio di sostenibilità e di come PA, Università, associazioni e cittadini devono dialogare e coordinarsi”. Un progetto che vuole riportare il verde intorno al centro storico, seguendo un anello, e che fu in mostra all’ex Chiesa di San Quirino.

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Il candidato alle primarie del centrosinistra non si sbilancia su progetti e linee programmatiche precise della sua campagna: “Stiamo ancora facendo i gruppi di ascolto per poter raccogliere le informazioni e ragionare insieme ai cittadini su possibili soluzioni. Una settimana prima del 5 marzo (giorno delle votazioni alle primarie) esporremo però un piano programmatico elettorale“.

Ma “ambiente” non è un tema nuovo per Costi che già nel 2008, da consulente dell’amministrazione Vignali, propose un progetto per la città che avesse come cardine la sostenibilità. “Mi sentì dire dall’allora assessore all’urbanistica che era un progetto molto interessante ma che non sapevano da dove iniziare. Lì capì subito che mancava la conoscenza su questo tema dentro all’amministrazione per poter agire”. Altro difetto che l’architetto percepisce nella pubblica amministrazione è la mancanza di assessorati che rispondano alle esigenze effettive della città: “Abbiamo deleghe preconfezionate in stile ‘900. Deleghe non aggiornate che non rispecchiano il territorio. A Parma manca per esempio quella sull’agricoltura che ritengo fondamentale”. Inoltre secondo Costi manca la struttura che permetta il dialogo tra le piccole associazioni, il Comune, gli enti, le imprese.

Ma tornando al tema principale dell’incontro “credo che riqualificazione urbana ed energetica siano strettamente connessi e possono essere punti forti di Parma. Abbiamo infatti un progetto in via di studio che vorrebbe proporre una soluzione quartiere per quartiere sull’efficienza energetica”.

Su riqualificazione degli edifici segue la domanda- E il Ponte Nord? “Quel ponte è un errore storico della città. Costruito non pensando alla legge nazionale che ne impediva il pieno utilizzo stabile. Eventi temporanei vanno bene ma sono costosi. Non si può pensare di avere una possibile vetrina della città a pochi passi dall’Efsa e dalla Stazione che viva solo di cene di gala. Serve un tessuto sociale e urbanistico coerente che trovi una strategia di utilizzo. Potrebbe diventare una vetrina alimentare per esempio, dove esporre le tipicità di Parma ma non solo”.

Un altro esempio di progetto “spreco” e non idoneo al paesaggio per l’architetto è poi la cassa di espansione del Baganza inaugurata pochi mesi fa. “Si tratta di un invaso alto 13 metri circa, alto come un condominio di 5 piani, in un contesto di pianura. Una enorme collina nel piano circostante. Un brutto impatto paesaggistico. Inoltre credo che non risponda alle esigenze e non sia funzionale perché costruito dove l’acqua è già molto incanalata. Più ottimali sarebbero state tante più piccole casse più vicine alla sorgente in modo da avere anche un impatto minore sul paesaggio”.

Tema caldo di questi giorni sono le polveri sottili che hanno costretto la regione a imporre il blocco totale del traffico la scorsa domenica. “L’alto livello di PM10 mostra come ci sia l’esigenza oggi di imitare quei paesi che stanno puntando ad eliminare l’uso dei combustibili fossili entro 10 anni. Va ripensato il concetto di infrastrutture. Mi piace il progetto sostenuto anche dalla Davines di creare una barriera di alberi lungo l’autostrada che possa trattenere parte delle polveri sottili emesse dalle auto. Ci sono bandi regionali ed europei che potrebbero fornire tranquillamente i finanziamenti per questo progetto ma ancora non si è riusciti a trovare il modo di realizzarlo. L’aeroporto Verdi che ora vuole puntare tutto sui cargo trovo sia una buona idea che va verso la sostenibilità. Bisogna cercare di far comunicare questi due progetti che vanno verso la stessa direzione”.

Altro tema scottante sulla bocca di tutti i candidati, tranne ovviamente Pizzarotti, è poi il sistema della raccolta differenziata a tariffazione puntale e porta a porta. “La gestione rifiuti è una problematica della città per via del livello di sensibilità e consapevolezza che molte persone ancora non hanno sul tema. Ora come ora è una differenziata troppo spinta che costringe le persone a tenere i rifiuti in casa, magari senza balcone e d’estate. Servirebbe un sistema meno forzato. Una delle conseguenze da risolvere di cui mi hanno parlato per esempio sono i cani che rischiano di mangiare il veleno che i cittadini mettono per allontanare i topi dai rifiuti in strada. La pratica di differenziare in casa tuttavia è ormai radicata in Emilia e credo che sia utile mantenerla. Solo dividendo gli scarti personalmente si percepisce il livello di rifiuti che uno produce e inizia il primo step di consapevolezza. Poi su varie soluzioni se ne può parlare, dai bidoni interrati ad altre possibilità”.

(AriBe)

 

 

 

 

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