Alessio e Samuele Turco, sabato gli interrogatori di garanzia

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fotocollage Parmapress24.it - immagini La Stampa.it

Quale padre coinvolgerebbe il figlio in una cosa atroce come un delitto, a sangue freddo, premeditato, violento, fatto di decine di coltellate inferte a due vittime impossibilitate a difendersi?

Quale figlio ventenne non cercherebbe di dissuadere il padre da un crimine talmente violento e devastante?

Se questo è un uomo, diceva Primo Levi. Forse questo è un contesto in cui l’umanità è stata infestata da debiti, famiglia allargate allo spasimo e soldi che non ci sono, miseria e solitudine fino alla follia.

Samuele Turco ha fatto qualcosa di atroce, coinvolgendo l’intera famiglia in un duplice omicidio: prima ha utilizzato la cena di Natale come alibi, poi ha portato con se il figlio ad uccidere, facendogli infine nascondere arma e strumenti elettronici trafugati nel casolare, infine, si è fatto accompagnare da figlia (minorenne, madre di un neonato) e fidanzato di nuovo nella casa degli orrori, chiamando davanti a loro la Polizia, attendendola per far scoprire i cadaveri.

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Fino a qui, il ribrezzo che i fatti, noti, scatenano in ogni animo comune. Poi ci sono le domande, gli interrogativi, alcuni forse ancora senza risposta anche per gli inquirenti.

Cosa ha fatto Alessio nel casolare quella notte? Quando è entrato? E’ stato lui a crollare, confessando le colpe del padre, facendo trovare il coltello da cucina in un parco del Montanara e tablet, computer e cellulari delle vittime in una borsa dell’Ikea, nascoste in un fienile a Cassio.

Perchè l’arma è stata nascosta altrove? E quando lo ha fatto, Alessio Turco? Su di lui pende un’accusa gravissima: concorso in omicidio pluriaggravato. Non un “semplice” favoreggiamento, che potrebbe leggersi come “a accompagnato il padre, sapeva ma non ha parlato”.

Che ruolo ha avuto Alessio, vent’anni persi in una notte di follia? Ha fatto da palo? Ha tenute ferme le vittime? Ne ha distratta una mentre il padre agiva ferocemente? Ha girato lui il cappio intorno al collo di Gabriela, poi finita a colpi di coltello all’inguine e lasciata morire dissanguata?

E Luca Manici, per tutti “la Kelly” è stato ammazzato con una quantità innumerevole di fendenti prima di Gabriela, per punirlo di amicizia e complicità con la donna, o perchè non si mettesse in mezzo, o dopo, per eliminare un testimone scomodo? La brutalità e la cattiveria fanno pensare a impeto, non fuga. A rabbia, non lucidità.

Risposte che arriveranno, forse, dagli interrogatori di garanzia, previsti per sabato: nel carcere di Reggio Emilia per Alessio, difeso da un avvocato d’ufficio, in quello di Parma per Samuele, che ha scelto l”avvocato Laura Ferraboschi. La stessa di Mario Alessi, il killer del piccolo Tommy, in un gioco assurdo di similitudini: a partire dal luogo, Via Del Traglione, passando per la lucida follia di Alessi nel parlare coi giornali, fino all’efferatezza del crimine.

Forse, perché potrebbero murarsi dietro un silenzio tombale, non rispondere è una loro facoltà. Facile pensare che Turco senior cerchi di percorrere la strada dell’infermità mentale, magari prima facendo alleggerire la posizione del figlio.

Resta la domanda più violenta: perché, perché uccidere, perchè farlo privando del futuro oltre le vittime e se stessi anche il proprio figlio? Non ci sarà probabilmente interrogatorio di garanzia che possa dare questa risposta.

 

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