Storie da incubo: finge 2 volte di essere incinta per farsi sposare. Condannata

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Non è la trama di una telenovela, è la storia vera di un calciatore perseguitato da una donna che finse di essere rimasta incinta per farsi sposare.

Nel 2008 il giocatore professionista del Castellarano, 40enne nato nel parmense, ha avuto una scappatella con una 32enne di origine salernitane e residente a Reggio Emilia. Lui aveva una storia importante da molti anni con una ragazza ma una sera, in una discoteca di Reggio, incontra la 32enne. Escono insieme qualche volta e finiscono a letto insieme. Lui mette in chiaro la situazione, puro divertimento e nessuna intenzione di lasciare la fidanzata. La donna non lo ascolta e inizia a chiamarlo chiedendogli di vedersi.

Ai suoi continui rifiuti la donna, mentendo, gli confessa di essere incinta. Lui nonostante la sorpresa si rende disponibile a prendersi le sue responsabilità di padre ma per lei non è abbastanza. Inizia una tempesta di chiamate e messaggi: in pochi mesi più di 11 mila tentativi di contatti.

La richiesta sempre la stessa “ora mi hai messo nei guai e devi sposarmi”. Tenta anche il ricatto morale dicendo che, per colpa sua, aveva abortito o perso il bambino. L’uomo impietosito si riavvicina e lei torna sui suoi passi “non è vero, la gravidanza va avanti, volevo solo metterti alla prova”. L’uomo è diviso tra la voglia di scappare dalle persecuzioni della donna e il senso del dovere di rimanere per il bambino. Intanto la relazione decennale si rompe definitivamente quando la fidanzata scopre la storia.

La 32enne arriva ad inviargli anche le foto dell’ecografia convincendo l’uomo che presto diventerà padre. Al nono mese gli racconta che suo figlio è nato e si chiama Thomas ma l’uomo non può vederlo perché la famiglia di lei gliel’avrebbero fatta pagare per non averla sposata. Passano i mesi e il calciatore comincia ad avere dubbi sull’esistenza del bambino ma lei riesce a riavvicinarlo mandandogli la foto di un certificato di nascita e dicendo che il figlio era gravemente malato e in cura all’estero.

L’uomo di riavvicina, si frequentano ed hanno un altro rapporto sessuale. A questo punto la storia ricomincia, lei finge un’altra gravidanza e gli confessa che il primo bambino è morto e lei sta soffrendo molto, lui deve consolarla. Questo comportamento va avanti per più di un anno aggravato anche da appostamenti fuori dal luogo di lavoro e dai campi da calcio. Le ecografie, il certificato di nascita ovviamente tutti falsificati perché nessun bambino è mai stato concepito dai loro rapporti. Quando lui cambia squadra e città, trasferendosi in Romagna, lei lo rintraccia e non da fine alle persecuzioni.

La situazione è ormai esasperante e durante l’ultimo appostamento l’uomo chiama i Carabinieri. I militari li accompagnano entrambi in caserma e la donna dichiara di essere stata picchiata e di essere incinta. Il giocatore finirà in tribunale per quell’accusa inventata ma viene assolto. Per la donna scatta invece la denuncia per calunnia seguita da una condanna a 10 mesi e 20 giorni.

Oggi presso il Tribunale di Parma la ragazza è stata condannata per il reato di stalking e falso a 8 mesi di reclusione, pena non sospesa in continuità con la precedente condanna. Dovrà inoltre risarcire all’uomo 10 mila euro per danni morali e biologici subiti.

1 commento

  1. È successa la stessa cosa ad una mio amico e lei era pure una stalker!!! Magari è la stessa poco di buono, perché una così non è una donna… morale il mio amico si è suicidato il 23 dicembre 2015, per la situazione stressante e le minacce continue di lei, fatte con appostamenti sotto casa e 50 telefonate al giorno. Lui l’aveva precedentemente lasciata per i suoi comportamenti da stalker pazzoide. Ha cominciato a dire di essere incinta, naturalmente il bambino non c’è mai stato, ne’ lei ha mai prodotto un solo elemento a prova (analisi del sangue o test), ma andava sotto casa sua urlando con un pancione finto!!! Questo è un caso limite, il mio amico era soggiogato e non ragionava sul fatto che se fosse stata incinta, gli avrebbe sventolato le prove davanti, altro che non far le analisi… portare volontariamente una persona in uno stato di ansia e stress tramite menzogne e ricatti (io sn incinta, nn mi puoi lasciare, ora fai quello che dico io) è penalmente perseguibile… dal momento che dal suicidio sono passati più di sei mesi, decade il reato di stalking e persecuzione, cosa nota e confermata dall’avvocato di lei, che ha anche ammesso davanti al giudice il comportamento amorale della sua assistita, tanto i termini di legge erano scaduti!!! Induzione al suicidio è un reato quasi impossibile da provare, anche se è stata lei a buttarlo da quel ponte, perché con calunnie e minacce sui socials sventolando al mondo la sua fasulla e quanto inverosimile maternità, le chiamate incessanti e come già descritto, gli appostamenti sotto casa con minacce, ha VOLUTO INTENZIONALMENTE DISTRUGGERE LA SUA SANITÀ MENTALE… il mio amico l’ha supplicata più volte di lasciarlo stare, in una condizione esistenziale ormai logorata dalla follia di lei (il calciatore penso sappia di cosa parlo) e le ha confidato che meditava il suicidio… nonostante tutto lei ha continuato, anzi l’ha fatto chiamare a casa da persone che si sono palesate come antiabortisti, cui probabilmente ha raccontato la fandonia che il suo ex l’ha mollata perché era incinta. Il quadro si chiude con questa che ha fatto credere al mio amico di essere impiegata da tempo in uno studio legale, quando le indagini successive al decesso hanno fatto emergere che almeno negli ultimi 5 anni ha lavorato la bellezza di 2 mesi e mai nel suddetto studio legale. Come facesse a mantenere un buon tenore di vita è un dubbio che non riusciamo a toglierci, ne’ siamo persuasi da questo amore incondizionato verso il nostro amico che appariva palesemente benestante, con una famiglia che gode di proprietà immobiliari. La cosa non è sfuggita alla zozza che mesi prima del decesso di lui, aveva avvertito la famiglia di essersi informata sulle loro proprietà, elencando i beni immobili che avevano e dicendo che un giorno avrebbe portato via loro tutto!!! Per noi non è una pazza, è solo una troia che sa come muoversi con una morale non proprio alla Gandhi e la cosa più divertente è che è logico supporre che sia un giochino già fatto e che rifarà ancora, perché la legge non ha tempo per i morti che non fanno notizia, ne ha più per i bunga bunga dei vivi… che dobbiamo fare noi amici e famiglia per poter assicurare questa persona alla giustizia? C’è un giudice o magistrato in ascolto che ci può aiutare e che può aiutare se stesso, perché i prossimi potrebbero essere i figli suoi o i suoi nipoti. Se non si ferma quest’ondata di suicidi dettati dalla disperazione di chi viene bersagliato da singoli o gruppi di infami, che utilizzano qualsiasi metodologia per uno sputtanamento di massa, al fine di distruggere, eliminare la persona, nessuno è al sicuro. Tanto finché non l’accoltellano la legge è blanda… Prima che questa storia legalmente venga archiviata c’è qualcuno che ci può venire incontro, al fine di proteggere la società da questi scarti o volete che queste situazioni che possiamo leggere sui giornali ogni settimana perdurino ancora per lungo tempo?

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