Vietato ai minori: disagio e miseria di una famiglia italiana (e i servizi sociali stanno a guardare). L’appello al Comune: “Rispetto per i nostri diritti” – VIDEO

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E’ una storia triste, brutta e grigia.

E’ una storia vera, della Parma di oggi, mica di un paesino sperduto o del tardo ottocento.

E’ una storia di miseria e abbandono. E’ una storia che fa capire come non ci sia giustizia, per gli italiani, per i parmigiani, come non vi sia pietà in alcuni servizi sociali o nelle istituzioni che dovrebbero stare accanto ai cittadini.

E’ una storia da vietare ai bambini, ai minori, a chi crede ancora in un mondo giusto. Perché di giusto non ha proprio nulla.

La storia di una famiglia italiana composta da quattro persone con patologie gravi, malate e sole, abbandonate in uno scantinato con 700 euro al mese, ignorate e schifate da Comune e Servizi Sociali.

La storia di una famiglia che ha provato due volte i bandi Era, una quello Ers, rimanendo sempre fuori.

La racconta, nella sede del Movimento Nuovi Consumatori che la seguirà gratuitamente, la protagonista che si chiama Luigia Mariano.

“Il mio nucleo famigliare, è composto da cinque persone, di cui 4 conviventi qua a Parma: Giuseppe Minonni, mio marito, e i due figli Quintino Minonni e Thomas Simone Minnoni. Gianmarco Minonni è emigrato in Svizzera, sposato, con una figlia. Mio marito soffre di uno scompenso diabetico ed è allergico alle punture delle zanzare, è disoccupato da 5 anni” racconta Luigia.

“Io – continua –  lavoro presso una famiglia, come aiutante domestica con contratto a tempo indeterminato, stipendio 730 euro al mese: ma ho la Sindrome di Sjogren, delle neuropatie indefinite, e soffro di ipotiroidismo.

Quintino, il figlio maggiore,  è invalido al 67%. Ha lavorato per tre anni come portalettere, poi si è aggravato e ha smesso, attualmente e’ disoccupato e lavora saltuariamente” – chiude Luigia l’amaro quadro familiare.

Passando a raccontare la vicenda. “Tre anni fa, mi sono rivolta ai servizi sociali di Parma, per avere delle informazioni su come fare per avere un alloggio popolare, per avere un appuntamento ho dovuto penare.  Ci riceve la signorina Gandolfi, le raccontiamo tutta la storia e alla fine dice: “Ma se avete un figlio in Svizzera, perché non andate a vivere lì? Si Sta così bene””.

Luigia non ci sta. “Quello che mi aveva detto, non mi andava giù , ho chiesto un appuntamento con l’assessore Rossi, non se ne parlava nemmeno, mi sono dovuta metter di persona, davanti al ricevimento, fino a che non e’ venuta giù la sua segretaria Pina Sammati, e lì di nuovo tutte le litanie, lei mi chiede scusa per il comportamento della Gandolfi, ma di parlare con l’assessore niente da fare. Mi dice poi che può solo aiutarmi per fare domanda, per un appartamento in Parma Mia, ma che non può fare altro”. Parma Mia è un nuovo quartiere residenziale, non un alloggio popolare, dove gli affitti sono tutt’altro che economici. “Ma noi abbiamo solo uno stipendio. Come facciamo a permettercelo?” ha chiesto Luigia alla segretaria che le ha risposto un secco “non so che altro fare”.

Luigia va avanti: “Esce il bando e faccio domanda per gli alloggi comunali, in graduatoria arrivo 736esima con 10 punti. Per noi niente alloggio. Chiedo un altro incontro con l’assistente sociale, per averlo minaccio la centralinista di rendere pubblico il fatto.

Ci riceve la signora Roncoroni , raccontiamo ancora una volta tutto (ci tengo a precisare, che non abbiamo mai chiesto aiuto economico ma solo di usufruire dei bonus che ci spettano di diritto), ci dice che non ci hanno assegnato l’alloggio perché non ce ne sono per un nucleo come il nostro. Non ci sono appartamenti per 4 persone.

Chiediamo allora se ci possono aiutare per trovare per un lavoro a mio marito, questa la risposta: “NOI DOBBIAMO AIUTARE E IMPIEGARE GLI STRANIERI E I DETENUTI, PERCHE’ SONO PERICOLOSI PER LA SOCIETA'”.

fullsizerender-11Dopo un po’ di giorni vengo a conoscenza del bando ERS , la chiamo, per essere richiamata passano dei giorni, le chiedo perché non mi ha informata dell’esistenza di quel bando, mi dice che non lo sapeva nemmeno lei, che era la prima volta che lo sentiva, poi aggiunge: “Signora non mi chiami per avere informazioni, io non posso aiutarla, abbiamo casi ben più gravi del suo. A quel punto ho chiamato un giorno si e uno no, per parlare con una responsabile, sto ancora aspettando che mi richiami.

Ho provato a scrivere anche  al Sindaco”. Che ovviamente l’ha rimbalzata ai servizi sociali.

Luigia, non molla.

“Ad aprile 2016 consegno all’ACER il modulo per il bando ERS, l’impiegato mi dice che senza l’aiuto di un assistente sociale non mi considerano la domanda. La consegno lo stesso.

A ottobre vado per la graduatoria, un impiegato mi dice di verificare su www.aziendacasaers.it-privato-bandi, sono stata due ore a cercare, ma della graduatoria non c’era ombra. Chiamo il mio CAF, riferisco quello che mi e’ capitato, lui chiama il responsabile ACER che a sua volta gli dice che la graduatoria esce a dicembre.

A marzo 2016 presento in Comune domanda per alloggi ERP, l’11 novembre arriva la graduatoria definitiva: 1252esimo posto e 7’25 punti, non sono stata inserita nella graduatoria. Non mi hanno considerato le invalidità, i pareri dell’Ausl che riferisce che l’abitazione dove stiamo attualmente non è abitabile e non rispetta i parametri igienici. Non mi hanno considerato neanche per le esenzioni ticket.  Solo una volta, per caso, sull’autobus sono venuta a conoscenza del contributo per la luce messo a disposizione dal Comune.

 

Da 6 anni viviamo in uno seminterrato poco consono alle nostre esigenza dato che presenta scarsa luce e di conseguenza muffa e un corridoio senza finestre è adibito a cameretta”. Uno scantinato che l’Ausl ha dichiarato insalubre, pieno di muffa e di scarafaggi. Uno scantinato al quale non si rassegna: “Sono italiana, non chiedo l’elemosina. Solo che vengano rispettati i miei diritti”.

Luigia e il Movimento Nuovi Consumatori lanciano quindi un appello all’assessore Rossi. “Si tratta di una mamma disperata – spiega Greci, presidente dell’Mnc – Seppelliamo l’ascia di guerra e aiutiamo questa famiglia”. “Vorrei invitare l’assessore Rossi a casa mia e farle vedere le condizioni in cui abitiamo. La prego di aiutarci” conclude Luigia ancora determinata nonostante più di tre anni di trascuratezza da parte delle istituzioni avrebbero scoraggiato chiunque.

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