Morsa al volto da un compagno d’asilo. I genitori: “Questa la sorveglianza negli asili comunali?”

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Alice ha 17 mesi, un piccolo deficit dell’ormone della crescita che la rende minuta minuta. All’asilo si diverte tantissimo ma l’altro giorno è stata morsicata sul volto da un altro bambino.

Solo per qualche centimetro l’occhio è salvo, mentre non è chiaro se rimarranno cicatrici evidenti. Chiarissima invece la stanchezza dei genitori: “I bambini sono sorvegliati poco e male, e mangiano cous cous anziché pastasciutta”.

Alice era già stata colpita in testa dal lancio di un “Lego” poco più di un mese fa: ora i genitori dicono basta, e in giornata presenteranno denuncia. Chiederanno che la bimba, assegnata all’asilo dal Comune venga spostata in un altro e che la cooperativa che ha in gestione la struttura sollevi dal servizio le educatrici.

Kelly è la mamma di Alice, ed è una furia. Vincenzo, il padre, è più pacato ma chiede “più sorveglianza sui bambini. Qualcuno rischia di farsi davvero male”.

“In quell’asilo, in zona P.le Pablo, Via Olivieri per la precisione, ci sono due classi da venti, in tutto ci saranno due bambini italiani, Alice e un altro. Sono classi miste, con bimbi di ogni età e provenienza, molti nigeriani, qualcuno arabo. Non parlano nemmeno l’italiano….” – spiegano i genitori di Alice.

Alice ci è finita “assegnata dal Comune. Sapevamo che erano tutti stranieri, ma ci hanno detto che era un’opportunità per lei di entrare in contatto con nuove culture..”.

Il contatto però, più che culturale, pare fisico. “Un mese fa, circa, un bimbo di tre anni arabo, che non parla l’italiano, ha tirato un Lego in testa ad Alice, causandole un buco. Lei è minutina, piccolina, è stato come se l’avesse pestata un gigante. L’abbiamo saputo dalla maestra, perché la bimba piangeva. Ma ci siamo passati sopra” spiegano. L’altro giorno, la telefonata: “Sua figlia è stata morsa, corra”.

E su questo non si passa sopra. “Poteva perdere l’occhio – attacca mamma Kelly-. Ancora non sappiamo come è successo. La maestra per privacy non ce lo dice. Sta di fatto che il morso è evidente (e documentato da foto), la maestra dice che si stavano contendendo un giochino, non sapremo mai se sia vero o meno, ma perché non è intervenuta prima che le cose degenerassero?”. E soprattutto, di che privacy si sta parlando quando la vittima è una bambina di pochi anni e a chiedere risposte sono i genitori preoccupati?

L’ultimo appunto di mamma Kelly, sul cibo: “Possibile che il martedì mangino cous cous? Anche se la maestra e’ araba siamo in Italia, io voglio mangi pastasciutta e pizza”.

Il padre di Alice, Vincenzo, è moderato, ma fermo: “Non ne faccio una questione razziale ma di metodi di educazione. Spesso quando vado a prendere mia figlia ha le mani ghiacciate, è tutta sporca…io credo venga seguita troppo poco. Probabilmente ci sono troppi bambini e troppe poche educatrici, anche distratte, la bambina è tranquilla e viene lasciata sola. Io non ci sto“.

2 Commenti

  1. La replica di Proges, cooperativa che ha in appalto la gestione dell’asilo – “Riguardo l’episodio della bambina che ha ricevuto un morso da un compagno di nido, non intendiamo sottrarci alle nostre responsabilità né ad un confronto. Sono necessarie però alcune precisazioni.
    La madre parla di mancata sorveglianza, e ha esplicitamente lamentato la presenza eccessiva di bambini stranieri nella sezione, bambini che riceverebbero più attenzioni rispetto a sua figlia, perché più minuta e meno vivace di loro. Su quest’aspetto noi dobbiamo ribadire con fermezza che il lavoro sulla socializzazione è al centro di tutta la nostra attività pedagogica. È assolutamente escluso che nelle nostre strutture una bambina possa essere “isolata” o possa ricevere meno attenzioni perché meno vivace.
    Il numero di educatrici è stabilito dalla legge regionale, che è una delle più avanzate in Europa. Ugualmente la composizione delle sezioni e la graduatoria è stabilità da norme comunali che non ci competono.
    Nonostante le opinioni che la signora ha espresso in questi giorni sui social siano discutibili e per alcuni tratti lesive nei nostri riguardi, ribadiamo la nostra disponibilità e la nostra professionalità nel cercare un confronto, come facciamo ogni volta di fronte a piccoli o meno piccoli episodi che nel bene e nel male fanno parte della quotidianità di una scuola. Per risolverli non è sempre necessario alzare la voce e il livello della polemica. Infine, vorremmo che non si dimenticasse che nei nidi e nelle scuole dell’infanzia di questo comune viene erogato un servizio unanimemente considerato di alta qualità. È un bene comune che abbiamo costruito insieme negli anni, e la cui credibilità dobbiamo saper preservare”.

  2. Il nido è un posto in cui i bambini imparano a crescere e hanno bisogno di TEMPO. Le educatrici accompagnano i bambini in questo percorso. Ora se sono successi più incidenti a questa bambina mi sta bene che questi genitori si lamentino. Ma se gli incidenti sono solo questi due, e il problema del cous cous e della razza degli altri bambini… Beh che la ritirino dal nido. Il patto educativo tra struttura e genitori si basa sulla fiducia e se questa viene meno che si tengano la bambina a casa con una tata. La vita in comunità al nido prevede anche questi piccoli incidenti. Poi ovvio che se diventano nella media di una volta a settimana allora hanno ragione. Ma chiedere il licenziamento delle educatrici mi sembra fuori di testa.
    Bisogna avere il CORAGGIO di dire ai genitori iperprotettivi che il confronto con gli altri bambini prevede anche queste cose. Altrimenti che assumano una tata per un rapporto individuale.

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