Alluvione, 20 mila euro di danni ma Comune rifiuta risarcimento: “Stanca delle ingiustizie”

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Il fango del 13 ottobre 2014 fa ancora male. Fa male ad alcune famiglie che gli effetti dei danni, più che altro morali, li subiscono ancora. Angela, alluvionata di via Po, era fiduciosa quando il deputato Romanini era venuto con buone nuove a Parma: lo Stato aveva concesso i finanziamenti per risarcire gli alluvionati.

Angela, che nel 2014 ebbe 20 mila euro di danni, oggi invece è solo arrabbiata. “Si comunica che la pratica presentata non può essere accolta”, con queste parole il Comune di Parma rigetta la richiesta di risarcimenti sporta da lei e la sua famiglia. Il motivo del diniego? Aver già ricevuto 3.500 euro da un altro ente. Munus Onlus infatti, grazie a donazioni di privati e associazioni, era stato in grado di dare un aiuto ai parmigiani travolti dall’esondazione del Baganza versando più di 90 mila euro.

“In quell’incontro pubblico con il deputato parmigiano Romanini ci avevano rassicurato. – spiega la signora – Diverse persone avevano chiesto se c’era la possibilità che chi avesse ricevuto i risarcimenti di Munus poteva essere escluso. Sia il deputato che l’assessore Alinovi avevano scongiurato l’ipotesi. ‘I soldi di Munus non c’entrano niente’ ci avevano detto”.

“Se non spettano a noi quei soldi a chi spettano? Quel giorno abbiamo perso tutto, i mobili, i vestiti. Tutto – continua la signora – Mi ricordo ancora quando con mia figlia siamo scese per capire cosa stava succedendo. Era saltata la luce in casa e abbiamo deciso di uscire. L’acqua, bassa, arrivava nel cortile. Poi le urla di mia figlia ‘Mamma arriva!’. Un ondata d’acqua ha travolto tutto. Poi una seconda”. Due ondate colpirono quella zona di via Po, la prima con i container abusivi spazzati via dall’acqua, la seconda con il crollo del ponticello. “Ci siamo salvate scappando al primo piano del condominio. Ci hanno poi salvate i vigili del fuoco facendoci strada nel metro e mezzo di acqua e fango che aveva inondato il cortile e la nostra casa a pian terreno”.

“La nostra casa è di proprietà di Acer. Ancora li ringrazio per il buon senso e la solidarietà che ci hanno mostrato permettendoci di stare in un residence per 40 giorni a loro spese mentre ripulivano la casa. Ma intanto tutti i mobili che erano nostri erano da buttare. Per giorni ho girato con i sandali perché il fango si era mangiato anche i nostri vestiti. Poi una amica mi ha regalato degli stivali e grazie alla generosità di Parma mi sono stati donati dei vestiti”.

Oggi, oltre al danno la beffa. “Sono poche le famiglie che hanno subito ingenti danni. Saremo in 5. Se non spettano a me allora questi soldi promessi dallo Stato a chi spettano? Chi ne ha diritto?” chiede arrabbiata la donna. L’approvazione dei risarcimenti specificava che “saranno riconosciuti fino all’80% dei danni riportati dagli immobili privati, accertati sulla base di criteri rigorosi, per un massimo di 150mila euro”. Il Comune ha avviato le pratiche per accogliere le domande attribuendo massimo 300 euro per ogni vano danneggiato. Ad Angela sarebbero spettati 900 euro trasformati poi in 600 quando l’ente decide di non contare una delle tre stanze segnate dalla famiglia. “Di quei 600 euro alla fine ci faccio poco – confessa Angela – ma mi sono rivolta al Movimento Nuovi Consumatori perché sono stanca delle ingiustizie. Io sono disoccupata da 4 anni, secondo me c’era anche da considerare questo fattore visto che il Comune si professa tanto solidale. Da aggiungere che ho anche pagato 16 euro di bollo per fare la richiesta che poi mi è stata rigettata”.

Il presidente di MNC, Filippo Greci, ha infatti portato alla luce la storia di questa famiglia che disperata chiede di essere tutelata. Da lui anche l’appello verso altre persone che possono aver subito la stessa sorte. “Siamo in attesa della fine delle indagini per disastro colposo da parte della Procura della Repubblica. Se come presumo si rimanderà a giudizio riconoscendo delle responsabilità al sindaco e agli altri indagati, il MNC difenderà Angela ed eventuali altri danneggiati. Faremo causa civile al Comune chiedendo direttamente a loro i risarcimenti“.

Alla vicenda si aggiunge anche la presunta violazione della privacy. Il Comune rese pubblico infatti l’elenco delle 168 persone che ricevettero i soldi da Munus.

Altri dettagli sul quel fatidico 13 ottobre emergono ancora dalle parole di Angela, confermate da un dipendente comunale di Berceto. Il geometra comunale del paese montanaro, notando il fiume in piena quella mattina, fece un giro di chiamate intorno alle 11 a tutti Comuni. A Calestano e Marzolara le auto vengono rimosse e un principio di allarme viene diramato ai residenti a rischio. “A Parma chiamò e rispose una donna che però non ha dato peso alla cosa. Dalle 11 alle 16, ora in cui il fiume straripò, sono passate molte ore. Ore che avremmo potuto utilizzare per mettere in salvo qualcosa”. (Arianna Belloli)

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