Cittadella, Alfieri: “Io sto con il Chiosco”

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Anche Parma non ha paura sostiene la raccolta di firme per salvare il chiosco della Cittadella e per protestare contro la politica del comune che procede nelle sue decisioni senza mai consultare i cittadini. Anche in questo caso, la volontà dei parmigiani è quella di mantenere questa piccola struttura al servizio di chi vive il parco e di rifiutare il progetto di ristrutturazione dell’ex ostello.

Le firme raccolte sono già più di mille. Alle tante si è aggiunta quella del cofondatore del movimento, Luigi Alfieri.

Sul tema, il notaio Arturo Dalla ha scritto un brillante testo, pieno di amore, passione, ironia: “C’è la Cittadella coperta dalle le foglie ingiallite e scivolose, che nessuno ha mai raccolto e ieri un bambino è caduto e si è fatto male. E la Cittadella al buio, con le ragazzine che alla sera corrono sperando che non gli capiti nulla. E quella con le murature che si sgretolano e gli ingressi cadenti.

E quella con le piante soffocate dall’edera che nessuno ha mai tolto. La Cittadella che conosciamo, di questi anni di trascuratezza. Ma poi c’è l’altra Cittadella, quella dello spreco insensato, che nessuno ha voluto e nessuno capisce.

Quella, l’altra, la vedete a sinistra entrando, è l’ex ostello che chi amministra il Comune ha voluto come simbolo del suo finale di stagione, buttando lì ottocento mila euro (ma c’è chi dice siano molti di più, guardando al progetto complessivo se mai verrà attuato, per il quale oggi mancano soldi e idee, cose da poco quindi).

Un intervento deciso in fretta (da finire prima delle elezioni, ovviamente), partito in silenzio con la speranza che passasse tutto sotto silenzio, rispolverati il progettista e il progetto di Ubaldi con qualche ritocco, progetto costoso e parziale, la parte alta lasciata al grezzo, inutilizzabile e senza idee, nessun confronto con i frequentatori del Parco, nessuna conoscenza della storia, delle abitudini, delle conquiste di chi ha fatto della Cittadella il parco più frequentato e più amato, soltanto la presunzione di un progetto estetico e parziale, e non importa se nemmeno in grado di tener conto dei costi di gestione.

Ieri pomeriggio, nel Parco, la differenza fra le due anime, la Cittadella vera e quella inventata, si misurava sulle persone: di qui, vicino al chiosco, quel chiosco che vogliono abbattere per far posto alla loro gestione del bar ristorante, la gente della Cittadella vera, che arrivava a passo svelto, chiedendo sono ancora in tempo per firmare l’appello? un appello partito da tre o quattro giorni che ha già superato le mille firme, gente che ha sentito quell’atto come uno sfregio alla tradizione, un violenza al Parco e al suo modo di essere, l’arrivo dei barbari (su Facebook, che è diventata la bacheca telematica della rivolta un nipote del gestore ha postato un “forza zio, tieni duro” che dà anche una dimensione familiare del problema del chiosco).

E di là gli esteti inviati dal Comune, radunati a decidere le essenze migliori da far nascere fra le pietre che hanno scelto per la zona, povere essenze, se il loro futuro è quello che vediamo in giro, un parco trascurato, abbandonato, dimenticato anche negli interventi più ovvi e banali. Come ha ricordato loro, dopo poco, la voce irriguardosa di Luciano Vezzani, il volontario storico, l’uomo che ha dedicato il suo tempo libero a rimediare alle mancanze di chi doveva occuparsi del parco e non l’ha fatto e ora lo utilizza per i suoi fini. Quel “Vergognatevi” rimbombava fra le antiche mura ed era l’estrema difesa di un innamorato di un luogo di Parma che rischia di trovarsi diverso”.

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