ParmaPress24

Legionella, è allarme. 9 casi fuori da Montebello – Ecco cosa è emerso nell’incontro alla Don Milani

Sono 37 i casi accertati di Legionella a Parma. Non più alcuni concentrati nel quartiere Montebello. Tra i contagiato 20 sono ricoverate al Maggiore e 1 presso La Città di Parma. Non si tratta solo di anziani con patologie pregresse, come i due che hanno perso la vita. Tra le vittime anche una 27enne in condizioni gravi che è tuttavia in fase di leggero miglioramento e trasferita ieri in terapia intensiva. In miglioramento anche le condizioni del 73enne con patologie pregresse, il primo caso grave. L’età media è intorno ai 66 anni. Gli altri pazienti sono tutti in condizioni stabili e stanno seguendo il normale iter evolutivo della malattia.

Il fatto più allarmante è che non si parla più di casi circoscritti al quartiere Montebello e che ancora non si sia individuata la causa del contagio. Sono dati che emergono, allarmanti, mentre il sindaco, durante l’assemblea pubblica stracolma che si è tenuta ieri sera alla Don Milani, assicura che è stato fatto e si sta facendo il possibile.

Altri 9 casi si sono registrati tra Molinetto, San Lazzaro e Lubiana.  Ed emerge come le prime infezioni risalirebbero una al 29 agosto, l’altra, al 13 settembre. Questi primi due casi non sembrano legati tuttavia ai seguenti. I tecnici stanno comunque valutando l’eventuale corrispondenza alla stessa fonte del contagio dei casi successivi al 28 settembre.

Si susseguono in città i tavoli istituzionali, il secondo è avvenuto giovedì 6 ottobre riferiva che non erano stati trovati batteri nell’acqua degli alloggi “infetti”, e nemmeno nelle tubature, si procederà al controllo delle torri di evaporazioni centralizzate presenti negli edifici di grandi dimensioni, mentre è stata aumentata la quantità di clorazione nelle acque. Nella giornata di oggi il sindaco emetterà un’ordinanza per le torri di evaporazione. Si esclude quindi che l’acqua sia contaminata e si cerca ora nell’aria.

Durante l’incontro alla Don Milani di ieri sera è stato illustrato ai cittadini i vari procedimenti che sono seguiti. Erano presenti il sindaco Federico Pizzarotti, alcuni rappresentanti dell’Ausl, Iren e Regione. Sono stati nominati dalla Regione due coordinatori per l’unità di crisi: Maria Luisa Moro, direttore dell’agenzia sociale e sanitaria regionale e Roberto Cagarelli del servizio prevenzione collettiva e sanità pubblica. Cagarelli era presente sia al tavolo istituzionale che all’incontro di ieri sera con i cittadini.

Sono state mostrate le foto dei campioni prelevati dall’impianto idrico che hanno mostrato una carica batterica quasi a zero. Si stanno valutando altri impianti da far controllare, primi fra tutti appunto le torri di evaporizzazione. Queste non verranno chiuse preventivamente ma esaminate e verranno fermate solo quelle che nel caso dovessero risultare positive. Il sindaco ha rassicurato che le torri presenti sulla Città di Parma non sono di evaporizzazione. I tecnici presenti hanno escluso anche la possibilità che sia l’impianto di teleriscaldamento ad ospitare il batterio. Anche le utenze dei singoli cittadini sono escluse. Verranno fatte a scopo precauzionale anche accertamenti sui sistemi di refrigerazione dell’Esselunga e dell’Eurosia anche se non sono ritenuti responsabili.

Qualche cittadino a chiesto se le mascherine potrebbero essere un metodo di prevenzione. Il tecnico dell’Ausl ha sconsigliato l’uso. Nel caso bisognerebbe utilizzare mascherine molto filtranti come la SP2.

Molti hanno lamentato la scarsa e lenta comunicazione da parte dell’amministrazione. Pizzarotti ha spiegato che sono stati seguiti gli iter nei tempi corretti e che gli organi ufficiali del Comune e tutti i mezzi stampa avevano allertato sin dalle prime segnalazioni.

Dai dati in possesso dalle autorità sanitarie si mostra un leggero declino o comunque una stabilizzazione del numero dei casi. In pratica si può azzardatamente presumere che l’epidemia non dilagherà ancora.

Durante l’incontro una donna ha confermato la paura di molti, ossia che ci si possa ammalare anche se soggetti sani. La signora ha denunciato che il marito, 42enne e in salute, ha contratto il batterio ed era stato ricoverato all’ospedale, dimesso poi ieri. L’uomo è fuori pericolo ma molto provato e debilitato. Per lui prosegue la terapia antibiotica.

Qui il link del video per vedere l’incontro di ieri sera: VIDEO

Quale può essere la causa?-  E’ questa la domanda più insistente e frequente. La legionellosi è un’infezione causata da un batterio  e colpisce l’apparato respiratorio. Si può manifestare in due diverse entità cliniche: la malattia del Legionario, la forma più grave, che causa una forte polmonite, e la febbre di Pontiac, una forma più leggera di infezione. Le legionelle vivono negli ambienti acquatici naturali e artificiali: si riscontrano nelle sorgenti, comprese quelle termali, nei fiumi, laghi, nei vapori e nella terra umida. Da questi ambienti possono risalire negli ambienti artificiali come le condotte cittadine, le tubature e gli impianti idrici degli edifici.

Le origini – Il termine legionellosi fu coniato per definire l’epidemia acuta che nell’estate del 1976 colpì un gruppo di veterani della American legion, ex combattenti in Vietnam, riuniti in un albergo di Philadelphia. Su circa 2 mila partecipanti 221 furono colpiti e 34 morirono, colpiti da polmonite acuta. Inizialmente non si conoscevano le origini della malattia e si pensò anche a un attacco biologico da parte dei russi.

Successivamente, si scoprì che la causa di tali decessi era semplicemente batterica. Germi in precedenza sconosciuti, che si erano sviluppati nell’impianto di condizionamento dell’hotel. Indagini retrospettive ed epidemiologiche, hanno poi attribuito allo stesso ceppo batterico numerosi casi precedenti di polmonite acuta di cui non era stata identificata la causa.

Il batterio – Vive in acqua, prevalentemente calda, in particolare se la temperatura è compresa fra i 25 e i 55 gradi.

La legionella si trasmette attraverso le particelle d’acqua nebulizzate, presenti ad esempio nelle docce, nelle fontane, nei rubinetti, negli impianti di condizionamento e nelle attrezzature dentistiche, in ospedali, alberghi, piscine, sul posto di lavoro ma anche a casa propria. La legionellosi non si trasmette da persona a persona.

Soggetti a rischio –  Secondo le statistiche dei casi registrati, tuttavia, i soggetti più a rischio sono gli individui di sesso maschile e di età avanzata. Le probabilità si alzano per i fumatori e i consumatori abituali di alcool. La legionella colpisce più spesso chi soffre di patologie croniche polmonari, quelle che causano indebolimento delle difese immunitarie, come tumori, diabete o Hiv, o chi assume cortisonici o altri farmaci che provocano immunodepressione.

Sintomi – I sintomi più frequenti della malattia dei Legionari sono febbre, raffreddore, tosse, polmonite, mal di testa, dolori muscolari, astenia, perdita d’appetito, occasionalmente diarrea e disturbi renali.

Terapia – Premesso che i casi di morte sono rari,  si guarisce dopo una terapia antibiotica, vengono utilizzati a questo scopo: l’eritromicina, i macrolidi e i fluorochinolonici, quali azitromicina e levofloxacina.
Altri trattamenti prevedono la somministrazione di liquidi, elettroliti e ossigeno (fornito attraverso una maschera o una macchina per la respirazione).

La prevenzione – Se in un’area sono stati registrati casi è necessario effettuare un’indagine microbiologica ambientale per la ricerca del batterio nelle possibili fonti di infezione e attuare di bonifica e disinfezione.

Per scongiurare il rischio che il virus prolifichi è necessario evitare di installare tubazioni con tratti terminali ciechi e ristagni d’acqua, preferendo i sistemi istantanei di produzione dell’acqua calda a quelli con serbatoio di accumulo.

È importante che gli impianti di condizionamento siano installati in modo che l’aria di scarico proveniente dalle torri di raffreddamento e dai condensatori evaporativi non entri negli edifici. È inoltre buona norma effettuare regolarmente un’accurata pulizia e disinfezione dei filtri dei condizionatori e decalcificare periodicamente i rompigetto dei rubinetti e i diffusori delle docce, sostituendo anche le guarnizioni e altre parti usurate degli impianti idrici. Per evitare la stagnazione di colonie batteriche occorre svuotare, pulire e disinfettare i serbatoi di accumulo dell’acqua come gli scaldabagni e le tubature.

Il vapore non è pericoloso – Il batterio sopravvive a una temperatura dai 20 ai 70 gradi. L’acqua per raggiungere il livello di evaporazione deve superare i 100 gradi quindi a tale temperature la legionella muore. Non ci sono pericoli nell’utilizzo di elettrodomestici come lavastoviglie, lavatrici, ferri da stiro a vapore, macchine del caffè. Per aerosol, umidificatori e nebulizzatori devono essere utilizzate solo soluzioni fisiologiche.
Numero verde ed email dedicata – Per chiedere informazioni sulle precauzioni da tenere contro la diffusione della malattia e per avere informazioni sull’accesso ai servizi sanitari, i cittadini possono chiamare il numero verde del Servizio Sanitario Regionale 800.033.033 dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 17.30 e il sabato dalle 8.30 alle 13.30 oppure scrivere all’indirizzo e-mail infolegionella@ausl.pr.it. Non verranno fornite indicazioni terapeutiche o di cura, per queste, il riferimento rimane il medico di famiglia.