Suona la campanella: tra i banchi 1 su 10 è straniero, ma molti sono nati in Italia

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Il 15 settembre suona la prima campanella in tutta Italia e chi saranno i compagni di banco dei vostri figli? Un rapporto Istat del 2016, riportato da Italiani.coop, ha stimato che 1 ragazzo su 10 sarà di origine straniera.

Il 21,6% della popolazione straniera residente sul territorio è composto da minori di 18 anni. Se si includono negli under 18 anche gli italiani allora si scopre che un minore su 10 è straniero.

Ma prima che possa scoppiare la periodica polemica dei genitori sulle classi composte in gran parte da stranieri che possono portare rallentamenti nelle lezioni a discapito della possibilità dei loro figli di imparare più celermente, bisogna specificare che ben il 30,4% di questi ragazzi multiculturali in realtà sono nati in Italia. Il restante 50% invece è arrivato nel Paese entro i primi 10 anni di età e il quasi 20% dopo gli 11.

Secondo i trend dell’anno passato invece si scoprono quali sono le principali nazionalità di questi alunni. I primi sono i cinesi con il 59,3% e i filippini con il 55,4%. Seguono albanesi e marocchini, rispettivamente 41,7% e 40,8%. Le nazionalità che hanno meno componenti nati sul territorio italiano sono invece gli ucraini, 7%, e i moldavi, poco più del 5%. Proprio questi ragazzi sono infatti arrivati tardi in Italia: rispettivamente 36 su 100 e più di 43 su 100 avevano già compiuto gli 11 anni di età.

Per le seconde generazioni di immigrati, quindi per i non nati sul territorio italiano, l’adattamento allo studio è leggermente più duro che per gli altri. Secondo i dati Istat, mentre il 50 e il 60 per cento di loro riesce a iscriversi in tempo alla scuola primaria, i problemi iniziano con la secondaria di primo grado: solo 36 ucraini su 100 si iscrivono alle scuole medie in tempo, dimostrandosi la nazionalità più puntuale. Romeni, moldavi e filippini arrivano con un anno di ritardo almeno in un caso su due. Gli altri ritardano in 4 casi su 10. I peggiori sono i cinesi che riescono ad iscriversi in quasi il 50 per cento dei casi, in ritardo almeno di 2 anni.

La piena integrazione diventa quindi un requisito fondamentale da raggiungere se si pensa che questi, un giorno, lavoreranno, voteranno e parteciperanno alla vita del Paese. E i dati sembrano positivi e in crescita: in media l’80% degli alunni italiani delle scuole secondarie frequenta i propri compagni. Anche se il dato diminuisce un leggermente per gli alunni stranieri, comunque più del 70% va a studiare da compagni di classe o escono con loro. Un segno che le barriere, un giorno, forse, si sbricioleranno del tutto.

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