Schianto di Viarolo: diciottenne arrestato per omicidio stradale. Guidava col solo patentino da scooter sotto effetto di cannabis

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E’ il primo caso a Parma, arresto per omicidio stradale. Il ruolo di primo è toccato al diciottenne parmigiano, nato in città, ma residente a Collecchio che guidava l’auto, col patentino A1, quello che serve per lo scooter, non il foglio rosa come erroneamente emerso immediatamente dopo il sinistro, nel tragico schianto di Viarolo.

La notte del 10 agosto, quella che si è portata via Simone Zarotti di San Secondo, morto dopo otto giorni di agonia, e che ha lasciato sull’asfalto, in mezzo ai rottami di un’auto distrutta, un sedicenne parmigiano in condizioni disperate in Rianimazione, il 18enne al volante era sotto l’effetto di cannabis.

In sintesi, si è fumato una canna poi si è messo al volante senza avere la patente. Dal 24 agosto, su richiesta del pm Paola Dalmonte, convalidata dal gip, il ragazzo è ai domiciliari a San Quirico di Trecasali, a casa del padre, in virtù della legge entrata in vigore il 25 marzo.

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Dalle ricostruzioni dei carabinieri, emergono dettagli da brivido. Il 18enne, incensurato ma conosciuto alle forze dell’ordine insieme alla propria compagnia, non “tranquillissima”, domiciliato a San Quirico di Trecasali con il padre e la compagna, ha sottratto, senza che essa lo sapesse, la macchina alla donna.

Poi, ha caricato con se il figlio della donna, una sorta di fratellastro, un altro amico, e si sono recati a Parma a prendere le due vittime: Zarotti e il 16enne tuttora in coma. Un sesto amico che doveva salire in auto con loro, essendosi attardato, ha mancato l’appuntamento con il destino, arrivando poi sul luogo del sinistro in bici, sconvolto.

Poi, sono tornati verso Viarolo, dove è avvenuto lo schianto. Rilievi e testimonianze smentiscono il diciottenne: nessuna auto gli ha tagliato la strada, causando la sbandata fatale.

Cosa rischia ora? Fino a 18 anni di reclusione, e di non prendere la patente per almeno 15. I genitori sono preoccupati, disperati. Lui, si è chiuso in silenzio, dal momento in cui ha ricevuto l’ordinanza.

Aveva un tasso alcolemico di 0,52, alto, al di sopra della legge ma non sufficiente come aggravante, aggravante data però dall’essere stato sotto effetto di cannabis.

Ora dovrà attendere il processo: che la sua vita fosse cambiata per sempre era già chiaro da quella notte, ma a quanto pare, sarà molto peggio.

 

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