Acqua Pubblica, no alla cessione di quote EmiliAmbiente

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Si è svolta stamattina la conferenza stampa convocata dal Coordinamento Provinciale Acqua Pubblica Parma, presso la sede del WWF in Piazzale Rondani, per affrontare diversi temi “sensibili”: la cessione delle quote di partecipazione in Emiliambiente (gestore servizio idrico in alcuni comuni della Provincia) da parte del Comune di Parma e l’ipotesi di costituzione di un soggetto pubblico per la gestione dell’acqua in ambito provinciale; lo stravolgimento degli esiti referendari attraverso l’approvazione del decreto sul riassetto dei servizi pubblici locali, il cosiddetto “decreto Madia”; la raccolta firme per la petizione popolare tesa a fare rispettare l’esito del voto del referendum 2011.

È di questi ultimi mesi la notizia della volontà dell’Amministrazione Comunale di Parma di cedere le sue quote di partecipazione della società Emiliambiente. La ragione di questa scelta si lega, secondo il Comune di Parma, agli obblighi imposti dalla LEGGE 23 dicembre 2014, n. 190 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato”, la cosiddetta legge di stabilità. Poiché Emiliambiente non è affidataria del servizio idrico per il comune di Parma (svolto da IREN spa) le quote detenute dal Comune in quella società andrebbero cedute perché la partecipazione non sarebbe strategica al perseguimento delle finalità istituzionali (garantire il servizio idrico) del Comune.

Il Coordinamento Acqua Pubblica di Parma esprime la propria fortissima contrarietà a questa scelta. Ritenendo non vero che la legge obblighi Parma a uscire da quella società. Parliamo di strategicità di quella partecipazione? Benissimo. Immaginiamo uno scenario fantasioso: Parma non esce da Emiliambiente; non solo, ma ci entra completamente, per la parte che riguarda la gestione dell’acqua, affidandole la gestione del servizio idrico (sfilandosi su questo settore da IREN). Si avrebbe un gestore pubblico che includerebbe anche il Comune capoluogo. Quindi più forte (non solo economicamente) e in grado di acquisire le quote che il terzo gestore della provincia di Parma, Montagna 2000, intende cedere per la sua ricapitalizzazione. Nel corso del tempo si verrebbe a creare un gestore pubblico (anche se Spa) in grado di servire buona parte del territorio provinciale. Sarebbe anche più facile, poi, per i Comuni rimanenti aderire al nuovo gestore unico pubblico. Ci sembra, dunque, che quella piccola percentuale di quote che il Comune di Parma detiene in Emiliambiente sia fortemente strategica per chi avesse davvero a cuore la ripubblicizzazione del servizio idrico a Parma.

Il Coordinamento esprime anche una valutazione sulle politiche a livello nazionale a proposito della gestione del servizio idrico, che è fortemente critica: il decreto sul riassetto dei servizi pubblici locali (Decreto Madia) vira decisamente verso la privatizzazione; non solo, rimette tra le clausole del servizio la remunerazione del capitale investito, che era stata abolita dal secondo quesito referendario in materia di servizi idrici (anno 2011). Inoltre la legge d’iniziativa popolare, che fu depositata in parlamento attraverso l’azione del Forum Nazionale per l’Acqua Pubblica, è stata stravolta nel suo significato più importante, attraverso l’abolizione dell’articolo 6, che sanciva la priorità della gestione del servizio idrico agli enti di diritto pubblico. Un nuovo ulteriore colpo inferto all’esito referendario e alla volontà che allora i cittadini espressero a larga maggioranza.

Per queste ragioni, in questi giorni, il Coordinamento Acqua Pubblica Parma si è affiancato ai comitati promotori dei referendum costituzionali e sociali per raccogliere firme in favore di una petizione che invita il Governo a fare rispettare gli esiti del referendum 2011.

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