La città dei carnefici, sabato visita alla Parma della Rsi

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Chi sono stati quegli uomini che, tra il 1943 e il 1945, nella nostra città hanno torturato, ucciso e deportato partigiani, oppositori politici, ebrei? Chi erano i carnefici della Brigata nera e della polizia politica nazista? Dov’erano le loro sedi? Cos’hanno fatto?

Il 30 aprile, alle ore 10 davanti al Casino Petitot (Piazza Risorgimento), si terrà La città dei carnefici. E’ una visita guidata alla Parma della Repubblica sociale italiana organizzata dal Centro studi movimenti.

Una passeggiata insolita nell’anniversario della Liberazione motivata da ragioni precise: “Perché non ci basta più la retorica dei moniti – dicono i ricercatori del Centro studi – non ci basta il «Ricordate!» o il «Per non dimenticare!». Imperativi basati più su un’interpretazione moraleggiante della storia che non sulla comprensione dei meccanismi sociali e politici che hanno permesso ad alcuni uomini di concepire gli orrori commessi anche nella nostra città durante l’occupazione tedesca e il governo della Rsi. Perché crediamo sia utile parlare dei carnefici, chiamarli con nome e cognome, soprattutto in quest’epoca di commemorazioni. E soprattutto in questa società in cui gli imperativi, i moniti tassativi che i tutori della memoria continuano a ripetere, tendono a perdere la loro forza, rischiano di essere un grido che si ascolta educatamente e compostamente nelle commemorazioni ma che nessuno sente più. Perché crediamo che in ballo ci sia molto di più: la capacità di riconoscere la pericolosità del pregiudizio quotidiano, ad esempio. La capacità di accorgersi quando i diritti delle minoranze sono lentamente e progressivamente esautorati; di riconoscere quei dispositivi di potere che, al di là della possibilità di una loro ripetizione, informano ancora di sé le pratiche odierne del dominio. Perché crediamo che la retorica degli eroi e delle buone intenzioni rischi di produrre indifferenza o insofferenza. Capire i carnefici, invece, può essere utile per imparare a riconoscerli”.

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