ParmaPress24

Emilia-Romagna: dopo Chernobyl, dal 1999 oltre 11mila bambini accolti

In un seminario organizzato con l’Assemblea legislativa, la Regione Emilia-Romagna ha fatto il punto della situazione sulla attività di accoglienza temporanea e di sostegno sanitario ai bambini bielorussi svolta dal nostro Paese (dal 1986 i bambini accolti in Italia sono oltre 600mila, il 94% in famiglie).

Chernobyl continua a rappresentare un problema aperto, in quanto ancora oggi gli effetti della contaminazione pesano su chi abita in Bielorussia e Ucraina. Soprattutto sui bambini che vivono in zone ad alta radioattività e che, nell’età dello sviluppo, sono i più esposti agli effetti delle sostanze radioattive che possono provocare gravi malattie, spesso tumorali.

La Regione Emilia-Romagna, nell’ambito delle proprie politiche di cooperazione decentrata e di cooperazione internazionale sanitaria, è da anni impegnata a supportare le associazioni firmatarie del “Progetto regionale Chernobyl” nell’organizzazione dei soggiorni temporanei di bambini provenienti dalle zone di Bielorussia e Ucraina, ospitati sia presso famiglie emiliano-romagnole, sia in strutture collettive.

Dal 1999 sono 11.434 (circa 600 l’anno) i bambini con meno di 14 anni provenienti dalle zone più coinvolte dal disastro nucleare accolti in regione sottoposti durante il periodo di accoglienza, agli accertamenti sanitari previsti dalla Regione e non eseguibili nei loro Paesi di origine, mentre l’accoglienza è a carico delle Associazioni regionali di solidarietà. La Regione, inoltre, iscrive i bambini al Servizio sanitario regionale per il periodo di permanenza nel territorio regionale. L’attività sanitaria prevede l’accertamento – attraverso visite mediche specialistiche e controlli diagnostici adeguati – di patologie conseguenti all’esposizione alle radiazioni o al contatto con sostanze contaminate.  Sul piano della prevenzione i bambini, ospiti nella nostra regione, sono sottoposti a visite pediatriche e a ecografie tiroidee.

Il progetto Chernobyl prevede, inoltre, che contestualmente all’accoglienza dei minori in Emilia-Romagna si realizzino anche interventi di cooperazione nelle loro zone di provenienza, soprattutto in Bielorussia dove Legambiente Emilia Romagna porta avanti il Progetto “Rugiada” cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna con la collaborazione di Arpa Emilia Romagna, dell’Ausl di Modena, del Policlinico di Modena e dell’Università di Bologna.