E’ morto don Scaccaglia

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E’ morto all’età di 79 anni don Scaccaglia, parroco della chiesa di Santa Cristina in strada Repubblica fino a pochi mesi fa.

Originario di Felino, il sacerdote aveva abbandonato Santa Cristina per problemi di salute dopo averla guidata per oltre 30 anni.

La sua è stata una vita dedicata ai poveri, tanto che lo scorso gennaio era stato anche premiato con il Sant’Ilario, con l’attestato di civica benemerenza.

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Due veglie di preghiera mercoledì e giovedì alle 21 in Santa Cristina. I funerali venerdì.

Don Luciano Scaccaglia, nato a Felino nel 1936, è stato ordinato sacerdote nel 1960. Ha intrapreso il proprio percorso come cappellano nella parrocchia di Noceto, fino al 1969. Fu poi assegnato, come parroco, dal 1969 al 1981, alla nuova parrocchia di Cristo Risorto, in via Venezia, lì ha realizzato la nuova chiesa in un quartiere fortemente popolare ed ha portato avanti la pastorale in questa zona della città ai tempi ancora abitato prevalentemente dalle classi più umili. Fu un’esperienza entusiasmante nella quale don Luciano si impegnò a fondo coinvolgendo quelli che, al tempo, erano definiti “i capanòn”.

Dal 1981, dopo una breve parentesi nella parrocchia di Marzolara, è stato assegnato alla comunità di Santa Cristina, in via della Repubblica. Nel ricordo di molti parmigiani è ancora vivo lo stendardo della Pace che campeggia sulla facciata della chiesa: un simbolo contro tutte le guerre e forme di sopraffazione.

E’ questo il messaggio che don Luciano ha veicolato nel tempo, non solo attraverso l’impegno per gli ideali di Pace e solidarietà, ma anche attraverso la sua costante attenzione al mondo dei diseredati, degli umili, dei ultimi nella nostra società. Si tratta di un esempio concreto di sacerdote sensibile alle problematiche del mondo contemporaneo: garantisce, infatti, l’ospitalità per più di 15 stranieri in situazioni di difficoltà e che non trovano lavoro e alloggio, negli spazi della canonica.

Il cordoglio del sindaco Pizzarotti – “Don Luciano era uomo di fede profonda, capace di assumersi le sue responsabilità e di fare quello che riteneva giusto, anche se la sua verità poteva a volte sembrare scomoda, lontana dalle luci del potere. Lui ha sempre saputo stare dalla parte degli ultimi, e lo ha fatto senza fermasi davanti a nessun ostacolo.

La “sua”chiesa era la casa di tutti: passare davanti a santa Cristina era per noi un motivo per riflettere, per chiederci se davvero siamo capaci di fare la nostra parte, come quel prete sapeva fare.

Credo quindi di interpretare i sentimenti di tutti, giunta, consiglieri e cittadini di Parma nell’esprimere il sincero e profondo cordoglio per la scomparsa di un uomo che tanto ha dato alla nostra città, soprattutto per i valori che ha saputo trasmettere a chi gli si è avvicinato.

Per questo è motivo di orgoglio il fatto di avergli conferito l’ onorificenza della città, proprio il 13 gennaio scorso in occasione della celebrazione del Santo Patrono.

L’ovazione che ha accolto la consegna dell’attestato di civica benemerenza è stata l’ultimo gesto di affetto di Parma verso questo suo figlio non sempre “comodo”, ma sempre tanto generoso”.

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