Con la consegna del “simbolo”valla famiglia Ubaldi, si chiude l’esperienza politica di “Civiltà Parmigiana”.
Entra nei libri, rimane nella storia della città ma esce dalla politica attiva a un anno dalle prossime amministrative.
Momento forte in Camera di Commercio in occasione della presentazione del libro “Elvio Ubaldi, una città in testa” del giornalista della Gazzetta di Parma, Gian Luca Zurlini, uno dei giornalisti più parmigiani che ci siano.
Il volume racconta la straordinaria esperienza politica e amministrativa del sindaco Elvio Ubaldi, scomparso nel 2014, a partire dagli inizi nella Democrazia cristiana e dalle radici profondamente cattoliche e antifasciste della sua famiglia.
Entrato in consiglio comunale nel 1979, Ubaldi ci è rimasto fino alla fine, per 35 anni ininterrotti. Fu vicesindaco con Lauro Grossi dal 1985 al 1989, fondò Civiltà Parmigiana nel 1994 e nel 1998 diventò sindaco, carica mantenuta per due mandati soltanto perché la legge non permette di farne uno di più.
Resterà nella storia della politica cittadina, come come il padre fondatore del civismo parmigiano, ma anche come un rivoluzionario, un precursore dei tempi, futuribile, moderno, europeo, che ha traghettato la sua città nel terzo millennio avvicinandola il più possibile all’idea di modernità per lo sviluppo di commercio e risorse.
Resterà come un sindaco libero dai giochi di partito, rimasto incastrato forse in sogni troppo grandi per una città ancora troppo rossa e borghesemente ferma, deluso e violato dal delfino che aveva cresciuto come un figlio, rimasto impigliato nelle reti del marciume.
In Camera di Commercio c’erano tutti per ricordarlo.
Roberto Lisi, Maria Teresa Guarnieri, Arturo Balestrieri, Daniele Galvani e Stefano Spagnoli. C’era anche chi, con le lacrime agli occhi, diceva che se ne andato troppo presto, proprio ora che Parma avrebbe così bisogno di un politico vero, come lui.
