Scarpa (PP): “Dai diritti ai disabili al disabile “utente di servizi”, la controriforma del welfare”

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Paolo Scarpa, consigliere comunale di Parma Protagonista, interviene in modo critico sul nuovo regolamento approvato in Consiglio Comunale sul welfare e servizi ai disabili di cui si riforma il pagamento attraverso la progressività sul reddito.

“Con il Regolamento sulla disabilità approvato nel Consiglio Comunale di Parma del 30 luglio scorso, si introducono due principi che modificano radicalmente l’approccio tra disabile e comunità. Il primo afferma che l’assistenza sociale al disabile sarà a carico dell’utente, salvo integrazione del Comune in base al reddito. Il secondo, che nelle esenzioni, saranno calcolati come “redditi”anche le indennità di accompagnamento egli assegni di invalidità.

Di fatto si ribalta il principio del diritto all’assistenza sociale: il disabile diviene a tutti gli effetti un utente di servizi, che dovrà pagare.  Rimangono gratuite le prestazioni di carattere sanitario, pur con tutte le difficoltà di distinzionerispetto a quelle sociali.

Il Regolamento parte (correttamente) dalla personalizzazione dei progetti di vita,come sancito dalla Legge 112 del 2016, ma, nella definizione di un “budget di progetto”, conclude con lo stravolgereil principio consolidato che l’assistenza a disabile rappresenti un onere della comunità (e quindi un diritto).

Il fatto poi che nel calcolo delle esenzioni, si considerino le indennità alla stregua di un addendum al reddito, rende più pesante gli effetti. Gli assegni e le indennità non sono redditi o “regalìe” ma vengono riconosciuti al disabile per compensare la sua diversità, che si traduce nello svolgere una vita più dispendiosa e più ricca di incognite per il futuro, il cui peso va ben oltre i limiti dell’assistenza sociale fornita dal Comune.

In base ai tariffari del Comune esposti nel Regolamento, ciascun disabile, con Isee sociosanitario (integrato) superiore a 20.000 Euro anno (non certo quindi un miliardario) arriverà a pagare circa Mille e Trecento Euro al mese (1.050 Euro di quota ordinaria più 180 Euro di contributo spese),che per molti rappresenta uno sforzo economico importante. Ma in futuro le conseguenzeper le famiglie potranno essere ben più gravose, in un sistema a risorse pubbliche calanti e bisogni sociali crescenti.

In Consiglio Comunale l’Assessore competente ha ipotizzato che le entrate derivanti dai contributi dei disabili ammonteranno per il primo anno a circa 160 Mila Euro, un importo assorbibile con facilità nel bilancio comunale, in cui solo per manifestazioni di piazza si stanziano importi di ordine di grandezza ben superiore. E’ una questione evidentemente di priorità, quindi di scelte, che si riflettono nelle politiche di bilancio: i servizi (da quelli per i disabili, agli asili nido) si tendono a caricare strutturalmente sulle famiglie, mentre si privilegiano iniziative attrattive di consenso.

Una controriforma in chiave neoliberista, che contrasta con la storia civile di una città che è stata pioniera di politiche sociali rivoluzionarie. Pensiamo solo a Mario Tommasini e alle sue lotte per il riconoscimento dei diritti dei più deboli, oppure alla rete di volontariatoche si è radicata, o al movimento delle cooperative sociali. Ma evidentemente i tempi sono radicalmente cambiati”.

 

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