Mall vs. Aeroporto- “Diritti privati incontestabili, non si può fermare cantiere”: il complesso iter spiegato in commissione. Dubbi da Pd, PP e Lega sul Piano di rischio

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Il cantiere del mega mall di Baganzola non si fermerà e non si potrà fermare se non dietro ingenti risarcimenti danni (fino a 120 milioni di euro) alla Sviluppi Immobiliari Parmensi Spa, società in compartecipazione Pizzarotti Costruzioni e CoopSette di Reggio Emilia. “Esistono diritti privati certi e incontestabili e a livello politico il Comune di Parma non andrà dalla società edilizia a dire di fermare il cantiere, vorrebbe dire presentarsi con una valigetta piena di soldi e consegnarglieli. Vogliamo e crediamo nel nostro aeroporto e al suo sviluppo ma dobbiamo allo stesso tempo conciliare gli interessi privati esistenti”.

Questo emerge dalle parole dell’assessore Michele Alinovi e del dirigente Dante Bertolini nella commissione urbanistica che si è tenuta ieri presso il DUC e che per oggetto aveva proprio l’illustrazione dell’iter autorizzativo del centro commerciale Parma Urban District, meglio noto ai cittadini come il “mega mall nell’ex Salvarani”, dal nome della vecchia impresa di cucine che occupava i 120 mila metri quadrati a fianco delle Fiere di Parma e su cui ora sorgerà il mall, uno dei centri commerciali più grandi d’Italia ed Europa e che vede un investimento pari a 200 milioni di euro. La commissione è stata indetta per rispondere alle interrogazioni delle opposizioni in Consiglio Comunale anche in vista del recente esposto presentato alla Procura da alcune associazioni ambientaliste cittadine.

Da quanto emerge dalla ricostruzione dell’iter urbanistico, i diritti di costruzione erano già previsti dalla vecchia amministrazione Vignali e Ubaldi. Il 31 maggio 2006 il Comune di Parma e la società Sviluppi Immobiliari Parmensi hanno sottoscritto l’accordo ex art. 18 che andava a modificare di fatto i piani urbanistici inserendo un centro commerciale in quell’area dietro alla realizzazione a carico del privato di altre opere pubbliche. Nel settembre del 2006 poi avviene il contratto di accessione gratuita che concede l’area dell’ex Salvarani in cambio di opere pubbliche per 7,5 milioni di euro: si tratta del restauro del Palazzo del Governatore e  la realizzazione della sala ipogea dell’Auditorium Paganini. Si aggiunge poi nel 2008 con l’accordo territoriale la realizzazione della strada per 3,5 chilometri, a quattro corsie e a scorrimento veloce, tra il casello autostradale e il polo fieristico realizzata in soli 11 mesi (al 50% spese del privato); un’altra strada a due corsie tra Moletolo e Golese, il viadotto a 4 corsie sul torrente Parma, una rotatoria a Golese. Nel dicembre del 2010 il Comune di Parma approva poi il PUA (ne conseguono tutti i diritti edificatori per l’impresa) e nel giugno del 2011 viene firmata una convenzione urbanistica che prevede la costruzione del centro commerciale che all’inizio includeva anche un Hotel pluripiano a cinque stelle poi bocciato dall’attuale amministrazione comunale. In tutto la completa realizzazione delle opere da parte del soggetto privato ammonta a oltre 20 milioni di euro.

Se sulla carta le autorizzazioni per il maga mall ci sono tutte, sorgono invece criticità quando tutto il procedimento deve tenere conto del Piano di rischio aeroportuale del Verdi e del nuovo piano di sviluppo indirizzato al cargo e all’allungamento della pista che potrebbe a questo punto, in via teorica, anche non essere approvato da Enac, Ente nazionale per l’aviazione civile. Ipotesi che tuttavia non viene auspicata dall’assessore Alinovi se si considerano i già promessi finanziamenti regionali (12 milioni di euro) per lo sviluppo dell’aeroporto di Parma e il fatto che l’aeroporto sia già inserito nel piano strategico più ampio delle più importanti infrastruttura regionali.

“Il Comune ha agito con la massima considerazione, con la finalità di tutelare la sicurezza aeronautica e quella dei residenti” ha spiegato il dirigente Bertolini che aggiunge come all’ente pubblico non sia arrivata “nessuna comunicazione sull’esigenza di aggiornare il Piano di Rischi Aeroportuale” prima della lettera di Enac del dicembre del 2017. Da quel momento il Comune di Parma si è attivato e nel giugno del 2018 arriva la delibera per il conferimento alla Tecno Engineering 2C di Roma dell’aggiornamento del Piano di Rischi Aeroportuale che, in via preventiva e su richiesta del Comune, dovrà tener conto sia dello stato attuale dell’aeroporto e delle opere esistenti, come prevede la legge, sia dello stato futuro dell’area in vista dell’allungamento della pista di atterraggio e decollo degli aerei e del riassetto a cargo dell’aeroporto Verdi, come era stato annunciato in pompa magna già nell’ottobre del 2016 dalla Regione Emilia Romagna, Comune e Sogeap.

Tornando all’iter autorizzativo, nel settembre 2010 Enac richiamò la necessità che il Comune adottasse un Piano di rischio e anticipava una modifica del regolamento aeroportuale con l’aggiunta di due nuove fasce di rischio, la fascie C e D. Ed è proprio per la fascia D che in questi ultimi mesi si è tornati a discutere della costruzione del mall e dello sviluppo dell’aeroporto. Il municipio ottemperò alla richiesta e l’atto venne approvato dall’Ente per l’aviazione civile nell’ottobre del 2011 senza tuttavia le nuove fasce perchè non ancora approvate dal Cda di Enac. Nel febbraio 2012 il Piano divenne operativo con l’adozione da parte dell’ex commissario Mario Ciclosi che nella delibera, come ricorda il consigliere di Parma Protagonista Paolo Scarpa, “prevede già che andrà fatta modifica del piano di rischi aeroportuale con le nuove fasce di rischio C e D”. Enac arriva poi ad approvare il nuovo regolamento che porta in tutta Italia non poche diffcoltà per gli aeroporti di codice 3 e 4 (come quello di Parma) e fa scattare contenziosi legali che hanno portato nel 2015 il Tar a bocciare il nuovo regolamento per poi invece renderlo nuovamente lecito e attuabile nel 2016 con una sentenza del Consiglio di Stato. Durante tutto questo, il Comune di Parma dichiara di non aver ricevuto ordine e obbligo di procedere alla modifica del piano.

Come si legge nel regolamento, nella fascia D, “caratterizzata da un livello di tutela minimo”, “va evitata la realizzazione di interventi puntuali ad elevato affollamento, quali centri commerciali, congressuali  e sportivi”. Le norme, tuttavia, garantiscono il mantenimento delle edificazioni e delle attività già esistenti. Come chiarisce l’assessore Alinovi, il nuovo mall verrà quindi inserito nelle costruzioni esistenti e non sarà quindi in contrasto con il regolamento dell’aviazione. “Il documento che aggiornerà il Pdra dovrà contemperare le esigenze del Verdi e quelle degli edifici esistenti, non solo del mall, ma anche dell’area abitata di Baganzola. Verrà considerato tutto il carico antropico presente ma sono fiducioso di riuscire a chiudere questa vicenda e portare il Pdra in Consiglio comunale”.

Si è sottolineato inoltre come Enac si fosse espressa positivamente in sede di approvazione del vecchio Piano di rischio, che vede solo tre zone cuscinetto e non include la zona C e D, entrate in vigore successivamente alla stipula della convenzione urbanistica del 2011.

Ma quel che emerge inoltre in commissione è che, ironia della sorte, l’allungamento della pista, a livello di sicurezza, non toccherebbe più di tanto il mall, inserito nella zona D caratterizzata da un livello minimo di rischio, ma sposterebbe verso il quartiere residenziale Baganzola il pericolo aeroportuale più alto, ossia la zona B (nelle immagini in blu) arriverebbe a toccare alcune case e l’area dove è presente la scuola. Ma anche il nuovo supermercato Esselunga di via Emilia Ovest viene tirato in causa finendo anche lui nella zona di rischio e per cui in commissione ci si chiede come possa essere stato approvato.

Ora, quindi, la palla è in mano ad Enac a cui spetta approvare il nuovo piano di sviluppo dell’aeroporto Giuseppe Verdi di Parma dopo che verrà aggiornato il Pdra.

Dopo l’illustrazione dell’iter non sono mancati toni accesi e dubbi da parte delle opposizioni di Pd, Parma Protagonista e Lega. Secondo i consiglier Lavagetto (Pd) Eramo e Scarpa (Parma Prtagonista) “il Pdra doveva essere aggiornato prima, cioè già tra il 2012 e il 2013, e si sarebbe evitata questa situazione”. Le opposizioni hanno inoltre chiesto che il Comune tenga massimo conto delle esigenze di sicurezza per i cittadini. Il dirigente Bertolini ha però evidenziato che Enac non si era espesso fino al dicembre 2017 per quanto riguarda l’aggiornamento del Pdra e che avesse dato parere favorevole al vecchio Pdra del 2012. La lettara di Enac arrivata solo alla fine dello scorso anno chiedeva al Comune di trasmettere il completo piano di rischio per poter procedera all’approvazione necessaria per il nuovo piano di sviluppo dell’aeroporto Verde. Missiva inoltrata nuovamente ad aprile 2018 e poi il 13 luglio che evidenziano la necessità di concludere il processo istruttivo del masterplan del Verdi che Sogeap ha consegnato al Comune di Parma il 30 marzo scorso.

Secondo il consigliere Lega, Occhi, invece “tra il 2011 e il 2012 qualcosa è andato storto; forse il piano di rischio aeroportuale andava adeguato prima alle nuove linee guida Enac; ma ci può stare: si veniva da un commissariamento e negli uffici ci fu un gran trambusto.
La valutazione che più mi preme è però il dato politico: i diritti acquisiti hanno prevalenza sull’interesse pubblico alla sicurezza aeroportuale? Se così non fosse Enac avrebbe dovuto prendere in mano la situazione molto tempo fa”.

(AriBe)

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