Giallo sulla violenta morte dell’Oca Milly al Parco Ducale: è la quarta in 9 mesi trovata nel laghetto

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Un’altra oca è stata trovata morta nel laghetto del Parco Ducale. Trovata con la schiena scarnificata tanto da farne vedere le ossa, e la faccia insanguinata, piena di mosche e formiche. E delle sue 12 uova ne restava solo una, con i resti dei gusci di altre due. A scoprire il cadavere è stata la volontaria animalista Francesca Masia che quotidianamente si occupa di questi animali e che rientrava dopo due giorni per rifornire di cibo l’isolotto.

Uccisione o morte naturale che ha visto poi il corpo depredato da corvi o rapaci? Al momento resta un giallo, come restano misteriose le morti di altri tre esemplari che vivono in quel laghetto tenebroso, dal fascino gotico e romantico, voluto seguendo le mode inglesi dalla duchessa Maria Luigia.

Chi ha ucciso Molly, l’oca bianca del Campidoglio che vive lì da 4 anni quindi? Secondo la volontaria che quotidianamente si occupa di accudire queste oche e cigni, Francesca Masia, le dinamiche della morte potrebbero essere ricostruite su più piste. Se in cuor di tutti vorremmo che fosse stato un corvo, un altro predatore, o un falco, come quello che vive nella chiesa di San Giovanni, che poi ha trasportato nel suo nido le uova della povera Molly, ci si potrebbe trovare davanti anche a una “rapina”. “Ci sono state infatti – spiega Francesca – 3 o 4 uomini che sono venuti a chiedermi se potevano prendere le uova per mangiarle, trovandosi con famiglia e figli e in forti ristrettezze economiche. Risposi che non erano animali da allevamento e che il consumo delle uova poteva non essere commestibile” ma forse la disperazione poi ha avuto la meglio e quella dozzina di uova ingolosivano troppo. Non necessariamente una morte violenta però, le oche infatti sono facilmente soggette a infarto se in situazione di forte stress o spavento; o dolore, per la perdita delle proprie uova. Altrettanto preoccupante è anche lo scenario che vedrebbe un abitudinario frequentatore del parco, spesso trovato sotto effetto di alcool, che in più occasioni avrebbe minacciato di far del male alle oche per dispetto nei confronti della volontaria. Nessuna accusa concreta, chiarische Francesca, solo un pensiero che non poteva che balenare in testa.

Come spiega ancora la volontaria- ormai riconosciuta e autorizzata dal Comune di Parma per accudire questi animali e a cui è stato anche assegnato un piccolo magazzino per tenere cibo e attrezzature necessarie – “si è creato, in questi 5 anni da quando mi occupo degli animali del laghetto, un equilibrio tra tutti gli animali. Quando è il periodo di cova sposto le uova in mezzo all’isolotto e nessun altro animale a parte la madre si avvicina. Trovo molto strano quindi quello che è successo”.

L’anno scorso, a settembre, era stata trovata morta invece Duchessa, l’oca cignata. Anche lei per un trauma violento, andata probabilmente a sbattere contro il muretto della vasca mentre tentava di scappare, forse da qualcuno che voleva accarezzarla o addirittura prenderla. E’ un ipotesi che trova dei fondamenti conoscendo i comportamenti e le reazioni di questi esemplari, schivi all’umano, aggressivi anche se si sentono minacciati, ma fondamentalmente pacifici e che riescono ad instaurare legami affettivi molto profondi con gli altri, tanto da farle morire di dispiacere per la morte della compagna. Poco dopo Duchessa anche Romeo è morto con un brutto occhio tumefatto. E’ seguita la morte di Nana, l’anatra colorata, a novembre, e ora Milly. Ma nel passato si ricordano altre morti violente, come quella del cigno Pippo, trovato con un enorme amo da pesca in gola, un amo non usato generalmente dai pescatori che fa temere così che l’obiettivo della violenza fosse proprio il povero cigno.

Ora nel laghetto restano Miolò, oca del Campidoglio, e Coccinella, oca de Nilo; l’anatra Sumira e Tosca, l’oca egiziana arrivata a Pasqua, non si sa come o portata da chi. Essendo animali socievoli, e trovandosi due vedove tra le oche, è intenzione delle associazioni ambientaliste e di Francesca cercare di trovare qualcuno che possa donare altri esemplari per ravvivare questo lago, diventato uno dei pochi angoli naturali del centro dove si possono ammirare ancora gli animali liberi e che, anche se non nel loro habitat naturale, (anche se nella storia il laghetto è sempre stato popolato dai cigni) vengono curati e accuditi e possono vivere una vita dignitosa. Anche gli animali costituiscono il patrimonio di una città, il loro benessere è decoro e gioia agli occhi. Se non fosse per le persone incivili e violente, che vogliono guastare l’immagine di Parma, di una città e dei suoi cittadini.

Altro problema restano le tartarughe, spesso abbandonate nei laghetti cittadini e anche qui. Quando le persone se ne sbarazzano dopo che sono diventate troppo grandi, ignorando come la tartaruga instauri un legame affetivo coi padroni e con la sua “casa”, questi animali si trovano a dover vivere principalemente di quello che i cittadini lanciano in acqua per carità, spesso però viene dato loro il pane, che se ingerito da questi carapaci, provoca una disfunzione dei reni con la precoce e dolorosa morte. Per le tartarughe infatti, essendo carnivore, sarebbe meglio portare quindi alimenti come crocchette per cani e gatti o pezzi di prosciutto e salumi.

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