Gagliolo e tanta sofferenza: il Parma batte il Bari e può sperare

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“Noi ci crediamo” intona la Nord mentre il Parma lascia il campo tra gli appalusi. Basta una rete di Gagliolo in una partita sofferta, tesa, non bella, al Parma per continuare a sperare. Meglio il Bari nel primo tempo, equilibrata la ripresa con il Bari, falloso e cattivo in dieci nel finale per un fallo di Empeurer. Un miracolo di Frattali su Nenè consegna al Parma, sotto gli occhi del presidente Li Zhang che prima della gara ha parlato con la squadra, le chiavi di novanta minuti di speranza, ma anche il Frosinone vince e resta secondo. Decisivi saranno gli ultimi novanta minuti.

LA STORIA – “A rivedere adesso le immagini su Youtube pensi che sia stato un peccato non aver sentito da dentro Wembley, in diretta, la frase di Carlo Nesti. “Per la città e per l’anima sportiva di Parma è arrivato un giorno che sarà comunque difficile da dimenticare”.

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E infatti siamo qui, venticinque anni dopo. Basta una foto di quello spicchio di tribuna gialloblù e ti torna in mente tutto. L’incredulità, più della trepidazione. Dovevamo ripetercelo, che eravamo lì. E che quello era proprio L’Empire Stadium, Wembley. Ma soprattutto che eravamo lì per il Parma.

E lo so che magari potrà sembrarvi stucchevole l’immagine che sto cercando di raccontare, ma pazienza, perché è andata proprio così. Mentre aspettavamo ho risalito la scala, in mezzo alla tribuna. C’era un gruppo, ragazzotti giovani, come eravamo noi, insieme a uomini adulti. Padri e figli verosimilmente. Si erano portati un tagliere e – piuttosto curioso – un coltellaccio per affettare il salame. Ne offrivano a chi passava. Un signore più anziano, con due fedi nello stesso anulare, ringraziò, prese una fetta e disse: “Mo g’pensot? A sema a Wembley”. Ma ci pensi? Siamo a Wembley. “Io andavo in trasferta con mia moglie in Vespa, a Tortona, a Lodi, a Crema. E adesa sema chi”. E adesso siamo qui.

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Qui, alla finale di Coppa delle Coppe. Fino a tre anni prima il Parma non era mai stato in serie A. Quelli che erano su quella tribuna ad agitare palloncini gialloblù, nelle loro vite, al Tardini avevano tutti certamente visto più partite di serie C che di serie B.

In tre stagioni avevamo già vissuto la promozione in A, conquistata in un derby con la Reggiana; e poi la Coppa Italia, vinta battendo la Juventus in finale. Ci sembrava tutto troppo. Verosimilmente nessuno immaginava di poter mai più vivere una festa per il Parma come quella della Coppa Italia. E invece eravamo lì. Non l’ho ancora ben capito in quanti. Ho letto 16.000, o 13.000. O non lo so. C’eravamo tutti. Ed era la nostra celebrazione. Quella sì che non sarebbe mai più tornata. Forse allora non ce ne rendevamo del tutto conto. Ma niente più sarebbe stato come in quei tre giorni: la commemorazione del Parma, del nostro senso di appartenenza. Per qualcuno, per molti, anche dell’amicizia.

Trafalgar

Perché se va in una finale europea una squadra come il Parma, non è come se ci vanno la Juve, il Milan o l’Inter. Eravamo solo parmigiani, orgogliosi come bambini. Poche altre cose ci avrebbero mai più unito come quei tre giorni. Quando in finale va un grande club i gruppi di amici si dividono. Qualcuno, tra i tifosi della finalista, magari parte per andarsela a vedere. Gli altri restano a casa, molti gufano. Noi siamo partiti tutti.

Almeno su una cosa nella vita non c’erano dubbi: il Parma. E non era neanche una questione di fede. Non importava quanto l’uno o l’altro fossimo tifosi, quante trasferte avessimo fatto, o quanta parte delle nostre giornate e dei nostri pensieri fossero dedicati al calcio e al Parma. Quel che contava è che eravamo tutti d’accordo. Come succede magari in ogni piccola città sulla squadra di casa. Ma le squadre delle piccole città non vanno in finale nelle Coppe Europee. E non giocano mai a Wembley”.

Così Mario Salvini, per Gazzetta.it in un lungo editoriale (leggilo integralmente qui) racconta 25 anni fa, la prima coppa europea del Parma. Una gioia che nemmeno chi ha avuto la fortuna di vivere può raccontare. Da quel Parma di allora, tanti ne sono passati. E’ stato toccato il fondo, per poi risalire. O almeno, provarci. La serie A è dietro l’angolo, ma a Cesena i ducali si sono complicati la vita, ed ora devono inseguire. Di nuovo, potrebbe essere l’ultima al Tardini, ma in caso di play off, non lo sarà.

CongratulationsPARTITA –  D’Aversa ha gli uomini contati, tra squalifiche e infortuni. Solo panchina per i rientranti Lucarelli e Scozzarella, al centro della difesa con Iacoponi ci va Sierralta, Scavone è ancora il play, davanti confermati Ciciretti e Ceravolo con Di Gaudio.

Bari al gran completo, ma Grosso perde Andrada dopo 15 minuti: il goleador più prolifico di sempre delle giovanili del River Plate cade male dopo un contrasto con Sierralta e lascia il posto a Floro Flores.

Infortuni a parte, la gara è piacevole, parte intensa con uno scambio Ceravolo – Ciciretti al limite dell’area, quest’ultimo calcia, Micai para, ricalcia Ceravolo ma è angolo quando i minuti sono sei.

Il primo squillo  del Bari arriva con Balkovec, Gazzola devia in corner, poi ci prova Nenè, fuori.

La gara vive di fiammate e vibrazioni: su un corner battuto sul primo palo ci prova Gagliolo ma calcia alto, allora tocca al Bari provarci con l’eterno Floro Flores che va via a Scavone e inventa un diagonale sul quale Frattali arriva in qualche modo.

Al 35esimo, su un corner del Parma riparte il Bari: Henderson con una sgroppata taglia tutto il campo e lancia Sabelli che spara addosso a Frattali.

Il poi, è solo Parma, con Micai al 41esimo costretto a uscire di piede ben fuori dall’area per fermare Di Gaudio, fermato qualche minuto prima con le cattive anche da Basha, ammonito.

Il bilancio del primo tempo è impietoso: Parma che vive di lanci lunghi confidando in Ciciretti e Ceravolo; Dezi e Di Gaudio esausti, Scavone che in mezzo soffre, Bari che dimostra di avere un’idea di gioco, a tratti anche interessante. 

RIPRESA – Squadre in campo a ventidue invariati, ma Grosso la vuole vincere, e dopo tredici minuti blandi butta in mischia anche Franco Brienza, 39 primavere di classe indiscussa. Il Bari tenta di vincerla ma è il Parma ad andare vicinissimo al vantaggio: gran tiro al volo di Di Gaudio, Micai ci arriva con la parata della carriera. 

Il gol è nell’aria, e arrriva un minuto dopo: gran cross da destra di Dezi, pennellato sulla testa di Gagliolo che insacca. 1-0 Parma. 

Al sessantatreesimo ancora Parma, gran sgroppata di Ciciretti che ne fa fuori tre, entra in area palla al piede e calcia: sfera out di un soffio. Grosso spinge ancora di più, dentro Improta per Sabelli, D’Aversa risponde con Scozzarella, al rientro da un lungo stop, per Di Gaudio con Scavone che si alza a fare l’esterno di sinistra in una sorta di 4-4-2.

37esimo della ripresa: tutto in un minuto.  Prima Henderson da fuori inventa un colpo di biliardo che si schianta contro la traversa a Frattali battuto, poi Brienza finisce a terra in un contrasto dubbio con Iacoponi.

Sulla ripartenza Ceravolo si invola, Empeurer da dietro lo atterra: rosso diretto. Parma di nuovo in undici contro dieci, come a Cesena, in quella maledetta domenica che potrebbe costare una stagione. In campo si accedne qualche mischia di nervi, la tensione è palpabile.

Il Bari nonostante l’inferiorità spinge, nel primo dei sei minuti di recupero concessi Frattali col braccio di richiamo toglie dallo specchio una palla che l’intera panchina del Bari aveva già visto nel sette dopo un tiro di Nene rimbazato contro il palo.

Il Bari ne ha di più, e chiude in attacco ma non basta. Il Parma si prende i tre punti, ma vince anche il Frosinone, mentre il Palermo pareggia in casa col Cesena. Ciociari secondi e padroni del proprio destino, Parma che festeggia ma piange sui maledetti sei minuti di follia del Manuzzi. 

TABELLINO

Parma – Bari 1 -0 

Marcatori: 59′ Gagliolo (P)

PARMA (4-3-3): Frattali; Gazzola, Sierralta, Iacoponi, Gagliolo; Dezi, Scavone (dal 80′ Anastasio), Barillà; Ciciretti, Ceravolo (dal 86′ Calaiò), Di Gaudio (dal 70′ Scozzarella). A disp: Nardi, Dini, Lucarelli, Calaiò, Frediani, Anastasio, Scozzarella. All. D’Aversa

BARI (3-5-2): Micai; Empereur, Marrone, Gyomber; Sabelli (dal 66′ Improta), Henderson, Basha, Iocolano (dal 58′ Brienza), Balkovec; Andrada (dal 16′ Floro Flores) , Nenè. A disp: De Lucia, Oikonomou, Perticcione, Kozak, Anderson, Tello,Diakitè, Busellato. All. Grosso

ARBITRO: Di Paolo

Ammoniti: Sierralta, Gagliolo (P), Basha, Marrone, Sabelli (B). Al 84′ espulso Empeurer (B) per fallo da ultimo uomo su Ceravolo

 

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