Truffa tra malattie fittizie, crisi immagnarie e fatture false

0

Malati immaginari, regolamente al lavoro a spese dell’Inps. Ma anche solidarietà e stati di crisi fasulli, mentre l’azienda andava benissimo e lavorava a pieno ritmo. Fatture inesistenti, affitti di rami d’azienda: ecco l'”impero” della Ls Group (in liquidazione, sede a Noceto) e Nuova Ls Group, sede a Fidenza, entrambe aziende metalmeccaniche facenti capo a Luigi Sabbatino, 42 anni, finito in cella dopo due anni e mezzo di indagini della Guardia di Finanza.

L’mprenditore, originario del napoletano ma residente a Salso, è finito in Via Burla per truffa aggravata, dichiarazione infedele, indebita compensazione, emissione di fatture inesistenti. A lui sono stati sequestrati beni per oltre due milioni di euro, tra conti correnti e beni mobili, tra cui una barca.

Ai domicialiari Angelo Franco e Sebastiano Messina, consulenti del lavoro, Luca Porta e Enrico Ozzella, tributaristi, e Giuseppe Lazzarini, amministratore di fatto della G Trade, accusato di false fatturazioni.

Il meccanismo, semplicissimo: uno schema criminoso che prevedeva il sistematico ed illecito ricorso agli istituti della “malattia” e dell’ammortizzatore sociale del “contratto di solidarietà”. (RILEGGI: Falsi ammortizzatori sociali a fine truffa ed evasione, arrestati sette tra consulenti commercialisti e imprenditori, 26 indagati).

Infatti, i lavoratori dipendenti, almeno una trentina, pur risultando assenti per malattia o inseriti nel programma di riduzione dell’orario di lavoro, continuavano a lavorare nei medesimi giorni in cui sarebbero dovuti essere a riposo, percependo lo stipendio con un sistema di retribuzione ufficioso definito “paga globale”.
In sostanza, il lavoratore veniva retribuito, a prescindere dalle previsioni del contratto nazionale di categoria del settore, con una paga oraria forfettaria: le buste paga ufficiali erano regolarmente predisposte con l’inserimento delle ore da contratto sindacale, mentre la retribuzione effettiva veniva calcolata sulla base dei fogli di lavoro, con le ore effettivamente svolte.
Con tale modus operandi a farne le spese è lo Stato, sia perché eroga, al posto del datore di lavoro, indennità non dovute, sia perché incamera meno tasse a titolo di trattenute fiscali e previdenziali. A perderci, tuttavia, sono gli stessi dipendenti i quali, pur percependo nell’immediato una retribuzione più alta, non maturano la giusta contribuzione ai fini pensionistici. Per contro, con tale stratagemma, la società era riuscita, nel tempo, a contabilizzare indebitamente ingenti crediti erariali grazie all’anticipo, per conto dell’I.N.P.S., delle indennità economiche di “malattia” e “contratto di solidarietà”.
Questi crediti, fittizi e non spettanti, venivano successivamente utilizzati per compensare i debiti tributari e, conseguentemente, non versare le altre imposte dovute all’Amministrazione Finanziaria (quali ritenute alla fonte, IVA e imposte sui redditi). I dipendenti, peraltro, a loro insaputa, erano stati anche sottoposti a licenziamento collettivo e collocati in “mobilità”, per poi essere immediatamente riassunti da un’altra società riconducibile alle stesso imprenditore: in questo modo, grazie alla consulenza dei professionisti compiacenti, l’imprenditore ha potuto fraudolentemente accedere alle agevolazioni previste per l’assunzione di lavoratori in “mobilità”, pagando meno di un quinto dei contributi previdenziali effettivamente dovuti.

 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here