Approvato il Decalogo culturale di Parma: soddisfazione di Roberti

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Si dice soddisfatta la consigliera comunale del gruppo misto di Parma, Roberta Roberti, dopo che al Consiglio Comunale di lunedì 9 aprile è stata approvata all’unanimità la Mozione da lei presentata, relativa alle Dieci proposte per la politica culturale del Comune di Parma.

“L’idea delle Dieci proposte – spiega Roberti- è stata ampiamente discussa e condivisa in Commissione Cultura e grazie al contributo dell’assessore Michele Guerra e dei rappresentanti di tutti i gruppi consiliari ora ci permetterà di arricchire la carta d’identità con cui Parma si presenterà all’importante appuntamento del 2020 e di ispirare ed indirizzare le scelte future in ambito culturale non solo della nostra, ma di tante altre città”.

Il testo approvato, ispirato e adattato dal Decalogo di Tomaso Montanari, è il seguente:

CONSIDERATO

•che una politica culturale che coinvolga la cittadinanza e le sue realtà associative non può che innescare un circuito virtuoso a beneficio degli abitanti e dei visitatori;
•che la collaborazione con tutte le istituzioni operanti nel campo della cultura e presenti nel territorio comunale (Università, Sovrintendenza, teatri, musei, biblioteche, archivi,
videoteche, enti di produzione musicale, etc.) produrrebbe indubbiamente una sinergia
positiva per la vita della città;
•che il processo di costruzione del Dossier Parma 2020 ha dimostrato che la città è capace di costruire in maniera inclusiva e partecipativa;
•che è dalla cultura che risulta indispensabile ed urgente ripartire per innescare in una società multiculturale un processo di profondo rinnovamento civile, premessa ineludibile di
qualunque azione politica che intenda realmente combattere ignoranza, razzismo, violenza, diffidenza, disagio e ineducazione;
•che la cultura è l’unico strumento che possa permetterci di realizzare un nuovo patto di
civiltà con i nostri concittadini favorendo il dialogo, la partecipazione, l’inclusione ed il
senso di appartenenza ad una comunità e restituendo valore e significato concreti ai termini democrazia, uguaglianza, pluralismo e condivisione;
•che sono presenti nel territorio comunale molti spazi che potrebbero diventare presidi
pubblici permanenti di cultura e di socialità a beneficio di tutti i quartieri, specie di quelli
più disagiati e problematici, contribuendo in modo assai significativo alla loro sicurezza;
•che le recenti esperienze di autogestione di spazi di socialità e cultura da parte di comitati e associazioni si sono rivelate positive e potrebbero diventarlo in modo continuativo, soprattutto a beneficio delle politiche giovanili, ma anche dello scambio interculturale e intergenerazionale.
IL CONSIGLIO COMUNALE IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA
ad adottare le Dieci proposte di seguito riportate e a porre in atto con la massima sollecitudine tutti i passaggi necessari alla loro effettiva realizzazione.

Dieci proposte di politica culturale comunale di Parma

1. Costruire spazi e momenti liberi dal mercato: perché la cultura è quella cosa (ormai l’unica) che non ci fa clienti, spettatori, consumatori, ma cittadini sovrani. Recuperare, ove possibile, spazi pubblici inutilizzati, possibilmente non alienarli e metterli invece a disposizione delle associazioni di cittadini che sanno costruire cultura, garantendone in ogni caso la dimensione di spazi pubblici.
2. Sondare la possibilità di collaborare con l’Università per tenere aperta almeno una biblioteca fino a mezzanotte, tutte le sere.
3. Favorire la cultura per i cittadini e non solo per i turisti: pensare a quanti monumenti del territorio comunale sono chiusi o in pericolo, e provare a salvarne almeno uno, promuovendo una campagna di comunicazione che coinvolga i cittadini in un processo di progettazione partecipata. Nel caso di itinerari e percorsi turistici, valorizzare le ricchezze storico artistiche e monumentali del territorio, non puntando solamente sulle eccellenze nel settore agroalimentare.
4. Costruire la politica culturale ascoltando chi sa cos’è la cultura: cioè chi la produce. Non pensare in termini di appartenenza, ma di competenza.
5. Investire in ricerca: anche il più piccolo museo civico, se è abitato da un giovane ricercatore, può diventare un luogo di produzione e redistribuzione della conoscenza.
6. Invitare un artista ad abitare per qualche mese nel territorio comunale, pagandogli l’ospitalità. E chiedendogli di realizzare un’opera d’arte pubblica per la parte più degradata e disagiata del comune: un’opera la cui esatta destinazione e le cui caratteristiche andranno decise almeno in parte attraverso un cammino di partecipazione.
7. Promuovere e finanziare l’educazione teatrale, musicale e cinematografica in tutti i quartieri, a partire da quelli più degradati e con maggiori problemi di inclusione, affidandone la gestione a professionisti che garantiscano la serietà e la qualità dei percorsi. Sostenere iniziative coprogettate con i giovani e per i giovani, viaggi, scambi e progetti di dimensione europea e interculturale.
8. Adoperarsi affinché il sistema teatrale viva e proteggere i piccoli cinema. Stimolare e promuovere la cultura teatrale e cinematografica attraverso campagne, agevolazioni e programmi di collaborazione con le scuole. Incentivare e favorire la sinergia fra le tante realtà teatrali presenti in città al fine di valorizzarne le diverse vocazioni.
9. Non fondare le attività culturali soltanto su eventi, festival, inaugurazioni “una tantum”: la cultura ha bisogno di strutture stabili, finanziamenti continui, progettazione coordinata, indipendenza dalla politica, visione lunga e disinteressata.
10. Una città che trova il tempo di leggere, ascoltare musica, andare a teatro o al cinema, conoscere un museo, sarà una città migliore. Oltre che una città costituita da esseri umani più compiuti: e, forse, più felici.

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