Deliveroo apre a Parma e cerca rider per le consegne

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Deliveroo annuncia lo sbarco del servizio a Parma, Modena e Pavia. Sono le prime di una serie di nuove aperture previste per il 2018. La piattaforma online leader del mercato del food delivery raggiunge così 15 città servite: è presente anche a Milano, Roma, Torino, Bologna, Firenze, Genova, Bergamo, Brescia, Padova, Piacenza, Verona, Monza.

Ora anche a Parma si attiva per cercare personale per le consegne. Deliveroo sta lanciando il servizio con 20 rider attivi e mira a creare opportunità di lavoro per circa 50 rider nei prossimi 3 mesi.

L’azienda vede una continua crescita, gli ordini di pranzi sono cresciuti del 25% durante il 2017 (rispetto al 2016). E il numero d’italiani che hanno ordinato il pranzo con Deliveroo nei primi tre mesi del 2018 ha già raggiunto il totale degli ordini di pranzi dei primi 6 mesi del 2017. Oltre il 10% dei ristoranti partner ha integrato il menù o ampliato gli orari di apertura grazie alla collaborazione con Deliveroo. E più della metà dei ristoranti partner (52%) ha dichiarato di aver raggiunto nuovi mercati grazie alla piattaforma.

La recente crescita ha fatto sì che oltre 300 nuovi rider abbiano iniziato a collaborare con Deliveroo negli ultimi 3 mesi. I rider che collaborano con Deliveroo sono coperti da due assicurazioni (per eventuali incidenti e danni a terzi).

Ma la società era finita nell’occhio del ciclone mediatico lo scorso inverno, quando a novembre era scoppiata la protesta dei riders di Bologna e Milano che hanno scritto una lettera ai vertici chiedendo l’introduzione del contratto Trasporti e Logistica; il pagamento di 7,50 € netti all’ora; un monte ore garantito di almeno 20 ore per tutti; una maggiorazione del 30% sul pagamento orario e un’ indennità contro l’inquinamento da smog dell’aria pari al 30% del pagamento orario (Deliveroo infatti usa prevalentemente il trasporto bici per le sue consegne); un rimborso spese per oneri di mantenimento di bici o moto. La tensione tra lavoratori e Deliveroo era sfociata anche in una protesta presidio davanti alla sede di Milano dove i dipendenti chidevano di essere ascoltati e aprire un tavolo di lavoro, dialogo che è stato negato.
Come specifica Business Insider Italia, i lavoratori delle Gig Economy – l’usanza ormai divenuta necessaria per molti di integrare le entrate con lavori saltuari, che vede coinvolti in gran parte studenti universitari – vengono considerati lavoratori autonomi pur essendo vincolati a rendersi disponibili via app; sono pagati a prestazione (3,70 euro circa per le consegne alimentari, con minime variazioni; Uber invece trattiene circa il 20% su ogni corsa) e se restano fermi non percepiscono alcunché; devono utilizzare mezzi propri per cui provvedono alla manutenzione; il loro lavoro è organizzato da algoritmi che massimizzano i benefici per l’azienda, evidentemente indifferenti a qualsiasi ragione del lavoratore.

In città, nel 2016, a seguire le orme dei grandi colossi è stata una startup parmigiana Lifetutors.  L’app fornisce servizi a domicilio e introduce mezzi elettrici per le consegne. Nata tra i banchi dell’Università di Parma Lifetutors propone pranzi e cene a domicilio, investendo sulle consegne fatte con mezzi elettrici. Il giovane Presidente Moroncini aveva infatti spiegato come “la Pianura Padana è tra i luoghi più inquinati d’Europa. Vogliamo dimostrare come una mobilità diversa sia possibile”.

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