Periferie svuotate- L’allarme di Papa Francesco e Andrea Riccardi: “Cambiare le periferie vuol dire salvare la qualità umana delle nostre città”

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Il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è intervenuto alla firma con i sindaci delle convenzioni per la realizzazione dei progetti di riqualificazione delle periferie che hanno partecipato al bando, dell’agosto 2016, che ha premiato 120 progetti di comuni e città metropolitane per un ammontare di due miliardi e 100 milioni di euro. Tra i destinatari di cospicui fondi c’è anche Parma.

“Parma torna da Palazzo Chigi con 18 milioni di euro da investire sulle sue periferie, per riqualificare e per restituire alla città luoghi per lungo tempo abbandonati o lasciati nel degrado” aveva annunciato con orgoglio il sindaco Federico Pizzarotti.

Questi nuovi luoghi di aggregazione dedicati alla cultura, allo sport e all’associazionismo, viene riservato il compito di contribuire al miglioramento della qualità della vita dei nostri quartieri periferici, eliminando situazioni di abbandono urbano. “I primi cantieri prenderanno avvio nell’arco del 2018, rendendo tangibile questo importante risultato che è solo l’inizio di un processo e non un traguardo”.

Sei sono gli interventi in sei zone diverse della città che verranno riqualificate in una logica di “non consumo di nuovo suolo”, valorizzando ciò che già c’è. Si parla quindi del recupero del WorkOut Pasubio con oltre 2 milioni di euro di spesa; dell’ex Cral Bormioli Rocco, che ospiterà un centro sportivo per oltre 4 milioni di euro; tra i luoghi abbandonati più suggestivi che verranno riqualificati c’è poi l’Ospedale Vecchio, nel cuore dell’Oltretorrente, per 6,5 milioni di euro. Tra le aree individuate per la riqualificazione anche piazzale Pablo, dove presto sorgerà anche una nuova biblioteca e spazio sociale e d’incontro; Villa Ghidini e i rustici del Podere Cinghio.

Uscendo dalla realtà di Parma vediamo però che il tema periferie assilla tutta Italia, per prime le città metropolitane come Milano e Roma, ma anche Napoli dove periferia è sinonimo di quartieri popolari, spesso povertà, degrado e abbandono. Papa Bergoglio, prima ancora della propria nomina, ha evidenziato il problema legato alle grandi megalopoli del Sud del mondo, in primis Buenos Aires, città dalle grandi periferie urbane e umane.

In Europa, proprio per le questioni connesse al fondamentalismo islamico e allo stesso terrorismo, ci siamo accorti dolorosamente di come le periferie siano uno spazio d’incubazione di gravi problemi per l’intera società. Prima ancora di Papa Bergoglio, del problema delle periferie, inteso come argomento sociale e umano, prima ancora che politico, ne parla da anni Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, storico, studioso di migrazioni e fenomeni sociali, umanista e grande esperto di storia della Chiesa. La comunità di Sant’Egidio, infatti, nata nel 1968, è conosciuta nel mondo per la sua presenza nelle periferie e il suo impegno sociale.

Tra le ultime pubblicazioni di Riccardi c’è “Periferie, crisi e novità per la chiesa”. Questo libro si muove dalle parole del Papa per andare alla ricerca delle periferie concrete e metaforiche che dai testi sacri giungono attraverso i millenni fino alle metropoli in cui viviamo, interrogandoci sul senso profondo della crisi che la Chiesa sta attraversando e sul cammino di speranza che è possibile percorrere per dare al messaggio cristiano una nuova centralità.

Secondo Riccardi, cambiare le periferie significa “ritessere il tessuto umano sfilacciato di ambienti dove non esistono più comunità né senso di un destino comune. Questo richiede intelligenza, passione e lavoro volontario. Ma – diciamocelo – cambiare le periferie vuol dire salvare la qualità umana delle nostre città”.

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