Stazione di Parma, la prima senza giornali? Chiude l’edicola, “troppi costi e posizione sbagliata”

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Rischia di diventare una barzelletta, una tragicommedia all’italiana. Teatro la stazione di Parma, che rischia di diventare l’unica d’Italia, tra le stazioni “importanti”, quelle “grandi” dei capoluoghi di provincia, senza la possibilità di acquistare giornali.

Dall’avvento della nuova struttura ferroviaria, inaugurata nel 2015 dopo il cospicuo restauro, il titolare dell’edicola, Andrea Bandini, proprietario anche della tabaccheria a fianco, tra calo delle vendite, nuova posizione non troppo vantaggiosa e costi di affitto e gestione, si è trovato costretto a maturare la decisione di chiudere.

Bandini è il titolare della tabaccheria della stazione da 25 anni, quando ancora si trovava al livello di piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa, ai tempi unica facciata d’entrata. Poi la scelta di ampliare la sua attività anche con l’edicola, che acquista dal vecchio proprietario. Con il restyling di tutto l’edificio le nuove collocazioni di tabaccheria ed edicola sono previste al piano interrato, due rampe di scale sotto al livello dei binari, e in due locali separati anche se confinanti.

Consapevole dell’importanza per i viaggiatori del servizio edicola, Bertani vorrebbe in realtà continuare a vendere quotidiani, ma all’interno della tabaccheria, sempre in sua gestione, evitando così la spesa quasi proibitiva di 1800 euro da contratto di affitto per la sola edicola. Da affrontare infatti per il commerciante le spese già alte di affitto per la tabaccheria oltre ai costi di gestione e personale che resta lo stesso diviso tra i due locali. Per una attività, tra l’altro, quella nel campo dell’editoria e della stampa, che vede sempre di più il predominare del digitale.

Vendere tuttavia i giornali nella sua tabaccheria però non gli è possibile. Secondo il regolamento di Ferrovie Italiane, infatti, per evitare la scorretta concorrenza, spunta questa clausola. Intoppo di cui Bertani era a conoscenza, ma al momento del trasferimento nella nuova struttura della stazione gli era stato promesso – “ahimè solo a parole”, confessa Bertani – che essendo titolare di entrambe le licenze si sarebbe fatta una modifica, una riga tirata su quella clausola e quelle imposizioni poco lungimiranti che gli avrebbe permesso di vendere tabacchi e giornali in un solo spazio, senza correre da un locale all’altro come una trottola.

 

 

Ora a nulla valgono le parole, la società 100% partecipata di Ferrovie dello Stato Italiane, Centostazioni Spa, che gestisce l’assegnazione dei locali e degli affitti all’interno di 103 stazioni tra cui Parma, dice no. Non si può, nulla da fare. Meglio allora lasciare la stazione senza edicola. Che si attenda forse un magnanimo imprenditore a perdere che abbia a cuore l’informazione? Ma se si parla di impresa, e non beneficenza, a scoraggiare possibili nuovi acquirenti sarà la posizione, proprio davanti all’ingresso..sbagliato. “Un qualche errore di valutazione logistica o di marketing – spiega Bertani – fa si che le persone entrino esattamente dall’altra parte della stazione e non dal lato dell’edicola per cui i progettisti avevano previsto l’ingresso principale”. Le persone infatti arrivano ai treni dal piano superiore, se arrivano dal centro – e quindi neanche scendono- oppure accedono dal lato del piazzale interno, dove tutte le auto si fermano negli stalli temporanei. Insomma lunghissime file alla tabaccheria, ma a 4 metri di distanza la serranda abbassata, solo per una clausola che, in questo specifico caso, ha poco di razionale.

Dunque la stazione di Parma resterà senza giornali. Salvo qualcuno tra i pusher e perdigiorno che la popolano non inizi a venderli abusivamente, dando un senso al proprio delinquere e alle proprie giornate. Ma è solo una provocazione, non una proposta….

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