La morte di Franco Chiastra, storico responsabile del Centro Sportivo di Collecchio. Il ricordo di Majo: “Somatizzò l’interruzione unilaterale del rapporto di lavoro col Parma”

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GABRIELE-MAJO-Foto-Franco-Sacc-Archimmagine-007.jpg(di Gabriele Majo, da www.stadiotardini.it) – Sono le 23.14 di ieri, domenica 4 Febbraio 2018: sono dinnanzi alla tastiera a caricare articoli, foto e video delle squadre giovanili Crociate, come tante volte mi capitava di fare con la formazione dei più grandi durante la mia prima vita al Parma, seduto sul posto di destra dell’auto aziendale con Franco Chiastra alla guida anche a notte ancor più fonda, di ritorno dalle trasferte. Il telefonino lampeggia: sul display la scritta Chiastra… Non ho il coraggio di rispondere. In cuor mio ho già capito di che si tratta. Mi dico: devo finire di caricare, sono in stra-ritardo… Ma è una banale scusa. E infatti, non dura molto. Richiamo io subito dopo. Alle 23.16. Dall’altra parte la voce non è quella di Franco, ma del figlio Fabrizio. Non arriva subito al dunque. Si scusa per l’orario e per il fatto che stava copiando alcuni numeri di papà da dare alla mamma Nicetta, adorata consorte di Franco ed è partita accidentamente la chiamata. E poi la ferale notizia: mio papà è mancato questa sera. 4 Febbraio, come Ernesto Ceresini nel 1990, mi viene da pensare. Il giorno dopo Brescia-Parma, rimugino tra me e me. Che c’entra Brescia-Parma? Beh, come per tanti tifosi incavolati per quel che successe tre anni fa, anche per Franco quella era una partita particolare, dal momento che la sua vita per il Parma – dapprima come presidente del Parma Club Collecchio, poi dedicato a Marcio Amoroso, tra i primi stamani a utilizzare le nuove tecnologie per le condoglianze attraverso Instagram, quindi direttamente alle dipendenze della Società come responsabile del Centro Sportivo di Collecchio già in epoca Tanzi, poi con l’Amministrazione Straordinaria – si interruppe, diciamo unilateralmente, al termine del primo semestre dell’era Ghirardi. Parlo dell’attività lavorativa, non certo della amoroso-abbraccia-chiastra.jpgpassione calcistica, che per i colori Crociati gli è rimasta dentro fino all’ultimo. Prova ne sia che, quando ci vedevamo o sentivamo, tra un tribolato racconto e l’altro della varie magagne, poi divenute malattie, susseguenti a quell’addio un po’ troppo somatizzato, e che l’ha minato nel corpo e nell’anima, infondendogli una inguaribile malinconia, e forse anche la malattia, mi sapeva dire tutto del momento della squadra, come andava o come non andava. Le uniche gioie, gli unici sorrisi quando qualche grande ex, ed allora ce n’erano dei gradi davvero, si facevano vivi con lui, ricordando i bei tempi andati, quando con tutto il cuore si dava da fare per loro. Il Centro Sportivo di Collecchio era la sua casa: ne era diventato responsabile dopo aver affiancato inizialmente Enrico Cavalca, il quale sempre più completamente assorbito dall’altro incarico di ufficio stampa, gli avrebbe poi ceduto il posto. Franco interpretava il ruolo IMG-20180205-WA0005con grande rigore, forse per questo da qualcuno dei colleghi non era particolarmente amato, quando, magari, gli rimarcava qualche mancanza o quando si accorgeva che qualcosa non quagliava e non voltava la faccia dall’altra parte facendo finta di niente. Era quello che si suol dire un “uomo azienda”, i cui valori ho condiviso, e dei quali abbiamo a lungo parlato durante i tanti viaggi su e giù per la Penisola che abbiamo fatto insieme, lui sicuro al volante, io sempre con il pc sulle ginocchia per narrare il prima possibile le gesta dei nostri eroi. Un uomo azienda incompreso, mi viene da aggiungere, perché al di là delle simpatie o antipatie a pelle, ci si attende sempre che chi sta sopra di noi sappia cogliere e magari valorizzare le caratteristiche positive. Se quel Centro Sportivo non è caduto a pezzi anzitempo lo si deve a Franco, il quale, a budget zero, trovava sempre qualcuno che gratis o con qualche amichevole cambio merce, gli dava una sistemata, un rattoppo in attesa di tempi migliori. Le bottigliette per terra o nella siepe, inequivocabile segnale di incuranza, gli davano fastidio. Una volta se ne lamentò col presidente che poi lo sostituì e questi replicò che se ci teneva così tanto le bottigliette doveva raccoglierle senza lamentarse con lui. Beh, di quelle bottigliette non so quante ne raccolse, maniaco (giustamente) com’era dell’ordine, peraltro difficile da mantenere in spogliatoi alle volte frequentati talora da bontemponi e menefreghisti e non sempre da persone con il rispetto del prossimo e dei luoghi che li accolgono. Per questo era più semplice o forse conveniente farlo passare per rompiscatole. Nei tre anni tra il 2004 e il 2007, da volontario, mi diede una grossa mano all’ufficio stampa, di cui ero il coordinatore, nei delicati compiti domenicali che ci vedevano accompagnare dirigenti, tecnici e calciatori nel “giro delle sette chiese”, cioè le postazioni di televisioni, sale stampe, mix zone etc. etc. : non avendo il dono dell’ubiquità mi era di conforto avere lui quale miei occhi e mie orecchie aggiuntive là dove non potevo essere presente fisicamente, e con lui potevo esser tranquillo che la situazione era sempre sotto controllo. Padrone di casa impeccabile sapeva accogliere con educazione e rispetto chi si presentava a Collecchio: non a caso sono affrante dal dolore, e mercoledì saranno al funerale anche alcune giornaliste giapponesi che ben si ricordano di lui e del suo ottimo biglietto da visita che era per il Parma fin dai lontani tempi di Hidetoshi Nakata. Con tante di queste persone Franco aveva mantenuto un semplice rapporto: l’invio degli auguri, via SMS, in ogni ricorrenza: non solo Natale e Pasqua, ma anche Ferragosto. Una simpatica tradizione alla quale spesso io facevo seguire una telefonata. L’ultima volta mi aveva preceduto – e io, avrei dovuto slide chiastra amorosocogliere il segnale – telefonandomi lui, dicendomi che voleva sentirmi e che non gli bastava il messaggino. Mi aveva raccontato che gli avevano cambiato le terapie: io speravo si trattasse della solita routine e che potessimo rivederci a breve per una delle nostre mangiate, anche se erano anni che non riuscivamo a mettere i piedi sotto la tavola insieme per parlare del nostro mondo, che poi è il Parma. Purtroppo, ora, non c’è più il tempo di farlo. Franco se n’è andato. Ed io sento un gran vuoto. E hai voglia di riempirlo con frasi che da anni ripeto come un mantra: “Signor Franco bisogna fare dei punti… Punti!” (mutuata all’allora DS Oreste Cinquini che vedeva come il fumo negli occhi le interviste che organizzavo…). Abbraccio nel dolore la signora Nicetta, che mi considera quasi come un figlio adottivo da quando Franco le faceva una testa tanta su di me, e i miei “fratelli acquisiti” Fabrizio e Sabrina.  Gabriele Majo (da www.stadiotardini.it) 

I funerali di Franco Chiastra si terranno mercoledì 7 Febbraio 2018 nella Chiesa Parrocchiale di Collecchio, dove, la sera precedente, martedì 6 Febbraio 2018, si terrà il Rosario. Dalle 8 di domani è aperta la sala del commiato Cof in Via Carrega a Collecchio (Strada della Pineta)

LA VISITA DI MARCIO AMOROSO A FRANCO CHIASTRA (16.09.2010)

VIDEO DALL’ARCHIVIO PERSONALE DI GABRIELE MAJO

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