Coinvolto negli omicidi Chinnici, Cassarà, Borsellino: morto a Parma il boss Stefano Ganci

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Dopo il capo dei capi se ne è andato anche il suo fedelissimo. Nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma è morto infatti Stefano Ganci, 55 anni, figlio del boss Raffaele Ganci, da sempre molto legato a Totò Riina, deceduto nel novembre scorso sempre al Maggiore.

Ganci, che stava scontando l’ergastolo al 41 bis nel carcere di via Burla, è morto per un arresto cardiaco alla fine del 2017, ma la notizia è circolata soltanto oggi. La crisi cardiaca è stata provocata da una grave patologia di cui l’uomo era da tempo affetto.

Stefano Ganci era accusato di reati eccellenti della guerra che i Corleonesi di Riina scatenarono a Palermo a cavallo fra gli anni ’70 e ’80. A Ganci erano state attribuite le uccisioni del giudice Rocco Chinnici e del vicequestore Ninni Cassarà, ma era stato anche condannato a 26 anni di reclusione con l’accusa di avere fatto parte della banda che mise in atto la strage di via D’Amelio, a Palermo, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta.

Come è stato per il boss Totò Riina, la Procura di Parma ha disposto l’autopsia anche sul corpo di Ganci per accertare le cause del decesso. Intanto il questore di Palermo, Renato Cortese, ha subito predisposto il divieto di funerali pubblici.

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