Il suicidio agricolo: in un anno cementificati 219.280 ettari di terreno in Emilia Romagna

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Nel 2016 l’Emilia Romagna ha sottratto all’agricoltura e al suolo naturale 219.280 ettari di terreno. Un dato che colloca la nostra regione al terzo posto per il consumo di suolo assoluto dopo Lombardia (309.542 ettari) e il Veneto (224.555). In occasione della giornata mondiale del suolo che si celebra domani, 5 dicembre, lo rende noto Coldiretti regionale sulla base del rapporto 2017 sul consumo di suolo dell’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), sottolineando che nell’ultimo anno in Emilia Romagna è stato cementificato il 9,7% dei 2.212.309 ettari della superficie regionale, una percentuale superiore alla media nazionale che si attesta sul 7,6% della superficie italiana.

Il consumo di suolo e la cementificazione – rileva Coldiretti Emilia Romagna – riducono la capacità dell’assorbimento dell’acqua da parte dei terreni e aumentato il rischio di frane e alluvioni. Su un territorio sempre più artificiale e più fragile, i cambiamenti climatici degli ultimi anni – commenta Coldiretti regionale – hanno portato a precipitazioni sempre più intense con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno impermeabilizzato dall’urbanizzazione e dalla cementificazione non riesce ad assorbire,

La conseguenza – afferma Coldiretti regionale – è un aumento del rischio di alluvioni e un incremento della situazione franosa della nostra regione. Secondo elaborazioni Coldiretti su dati del servizio Geologico regionale, in Emilia Romagna ci sono più di 38 mila frane attive, per una superficie di quasi 70 mila ettari, e più di 32 mila frane quiescenti, che coprono 181 mila ettari. In pratica l’11,3 per cento del territorio regionale è soggetta frane, percentuale che aumenta decisamente se si considera che la provincia di Ferrara e tutto il territorio a nord della via Emilia sono esenti da movimenti franosi. Ad essere più colpito è, naturalmente, il territorio collinare e montano, area dove – ricorda Coldiretti – è in forte calo la presenza dell’agricoltura che negli ultimi venti anni ha visto più che dimezzato il numero delle aziende agricole, rimaste oggi poco più di 20 mila nell’Appennino da Piacenza a Rimini. Il venir meno della cura dei terreni e dei fossi – commenta Coldiretti – ha contribuito non poco alla diffusione delle frane che in questo momento interessano 200 delle 333 amministrazioni comunali emiliano romagnole.

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