Home Cronaca Gnoukouri e gli altri: così l’Africa rende ricchi i procuratori sportivi europei

Gnoukouri e gli altri: così l’Africa rende ricchi i procuratori sportivi europei

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Assane Gnoukouri: fino ad oggi per tutti i calciofili, un talento in potenza fermato da un problema cardicaco. Per gli altri, un signor nessuno. In realtà, con l’arresto di Giovanni Damiano Drago, procuratore sportivo da anni trapiantato a Parma, si apre un ampio interrogativo sulla sua reale identità.

E si apre un mondo di inganni, passaporti fasulli, età e nazionalità contraffatte con cui il mondo del calcio si scontra da sempre, di tanto in tanto scandalizzandosi, spesso sotterrando le verità dietro ingaggi semplici, talenti importanti, giovanissimi all’anagrafe e contratti di comodo.

Infatti l’arresto di Giovanni Drago, che importava giocatori dalla Costa D’Avorio spacciandoli per figli di alcuni suoi complici, regolarmente residenti, portandoli in Italia con il ricongiungimento famigliare, riaccende i riflettori su traffici noti, agli addetti ai lavori, spesso affossati dietro contratti onerosi che invitano al silenzio.

Il meccanismo, dicevamo, semplicissimo: Drago andava in Africa, in particolare in Costa D’Avorio ma non solo, sceglieva su indicazioni di alcuni talent scout giovani talenti. Poi, con il consenso (o anche senza) della famiglia, li portava in Italia fornendo loro documenti falsi, rendendogli figli di complici ivoriani regolarmente residenti in nome del ricongiungimento famigliare.

Gioco semplice, in paesi dove la data di nascita e il nome di battesimo sono optional, come l’anagrafe. Caso eclatante, in Italia, quello di Luciano (brasiliano, non africano, ma giochino simile).

Il caso “Luciano – Eriberto” –  Potrebbe essere benissimo il titolo di un film. Dopo “Io sono leggenda” e “Io sono vendetta”, “Io sono Luciano”: storia di un ragazzo brasiliano con il sogno di giocare a pallone in Italia, che per sfuggire alla povertà vende la propria anima e acquista una nuova identità. E già che c’è si ringiovanisce anche un po’.

Estate 2002: Eriberto da Conceiçao Silva, esterno brasiliano classe 1979, ha appena concluso la sua seconda stagione nel Chievo di Delneri. In quel 4-4-2, che l’allenatore friulano mette giù come pochi altri al mondo, le ali volano sul serio: magari non saranno bellissime a vedersi quando corrono, ma valle a prendere. Manfredini su una corsia ed Eriberto sull’altra sono le due rivelazioni del campionato e di quel miracoloso Chievo giunto quinto in classifica (a un punto dal preliminare di Champions) da neopromosso in A. Vola anche la quotazione sul mercato di quel manipolo di eroi (Corini, Perrotta, Corradi, Marazzina…) e se solo un paio di anni prima Campedelli versava al Bologna circa 5 miliardi di lire per un brasiliano dinoccolato e pasticcione (storie di incredibili gol sbagliati ma anche di viali di circonvallazione imboccati contromano con troppo alcol in corpo), adesso si vede offrire 18 milioni di euro dalla Lazio per il campioncino che è sbocciato da quel bozzolo.

Un bel salto, per il nostro Eriberto piè veloce, spesso più della palla, come capita a quelle giovani saette prestate al calcio che devono ancora imparare a convivere con i propri superpoteri e scoprire tutte le potenzialità del loro corpo. In fondo il ragazzo ha appena 23 anni: nato il 21 gennaio 1979, dice la carta d’identità.

Cragnotti mette sul piatto un ricco contratto di 5 anni (inserendo nel pacchetto anche il “gemello” Manfredini per altri 6 milioni di euro), quando Eriberto sparisce. Fuga in Brasile, dicono. Con il permesso del Chievo, aggiungono. Il “giallo”, però, tiene tutti sulle spine, non solo quelli della Lazio, perché tra le motivazioni che trapelano attraverso l’agente del giocatore, Pedrinho, unico autorizzato a parlare, ci sono non meglio specificati seri, anzi serissimi problemi personali. “Eriberto si è incontrato con i suoi avvocati in Brasile e insieme hanno deciso la linea difensiva da sostenere”. Il problema dunque è giudiziario. Poi aggiunge: “Lui ha deciso di non rimandare oltre questa storia. È un passo che andava fatto e che lo riporterà in vita”.

Il 22 agosto 2002, in effetti, Eriberto nasce per la seconda volta, e rinasce come Luciano Siqueira de Oliveira. Parla subito: poche parole, che nascondono la storia triste di un ragazzo cresciuto senza genitori che lavora per poter mangiare e dà ascolto alle persone sbagliate pur di inseguire un sogno. “Il mio vero nome è Luciano, non Eriberto. E non ho 23 anni, ma 26”. Mistero svelato.

Squalificato per 6 mesi (pena di un anno ridotta per l’ammissione del giocatore e per il suo palese pentimento), il trasferimento alla Lazio ovviamente salta e la stagione seguente, sull’album Panini, ritroviamo la figurina di Eriberto, ora Luciano, nuovamente al Chievo. Si delineano presto anche tutti i contorni della vicenda: viveva a Rio de Janeiro, aveva 20 anni (reali) e voleva fare il calciatore ad ogni costo, quando nel 1996 gli presentarono un procuratore senza scrupoli che come Lucignolo gli indicò la cattiva strada per farcela: documenti falsi, generalità rubate a un contadino dello stato di Rio (che farà causa al suo ex-omonimo per danni morali, sperando in un bel risarcimento) e provino al Palmeiras: “Il ragazzo non è un granché, ma in fondo ha solo 17 anni: lo prendiamo e ci lavoriamo su”. Due anni dopo il burattino felice è al Bologna, in Serie A. Il grillo parlante inizia a farsi sentire quando è diventato un giocatore affermato che sta per compiere il grande salto verso una big: “Più passava il tempo e più mi facevo delle domande. Sarei potuto andare alla Lazio e guadagnare tanti soldi, ma non riuscivo più a reggere il peso della bugia. E poi voglio che mio figlio possa portare il mio nome”.

Dopo i titoli di coda, le classiche scene che svelano come è andata a finire: Luciano è approdato ugualmente in una big, l’Inter, nell’estate 2003, ma senza ritrovare più quello spunto di quando si fingeva più giovane di 3 anni. A gennaio 2004 è già tornato al Chievo, dove resta per altre 9 stagioni, fino a 37 anni compiuti… e reali.

Tornando ad oggi, consapevoli che di casi così ve ne siano parecchi … –  Assane Gnoukouri: in patria non è tesserato in nessuna società, giocando su campi improvvisati fino a quando non viene notato da Drago. Supera un provino con l’Olympique Marsiglia, ma non le pratiche per il tesseramento…. Viene allora portato all’Inter dall’osservatore Giuseppe Giavardi: nel dicembre 2013 viene tesserato dal Marano militante in Serie D.
L’anno successivo la società nerazzurra lo ingaggia per la squadra Primavera; il fratello Zate Wilfried, di tre anni più giovane, entra invece a far parte dei Giovanissimi Nazionali con cui vince subito lo scudetto.
Nel 2015 Assane vince il Torneo di Viareggio con la Primavera. L’11 aprile 2015 esordisce in Serie A, nella vittoria per 3-0 in casa dell’Hellas Verona.

Il 19 aprile viene lanciato dal mister Mancini nel derby della madonnina contro il Milan, in cui sfodera una buona prestazione dimostrando personalità. Successivamente colleziona altre 4 presenze in campionato e l’8 maggio rinnova il contratto per cinque anni.

Nella stagione 2015-2016 fa il suo debutto nella prima giornata di campionato da titolare, giocando il primo tempo e venendo poi sostituito all’inizio del secondo tempo da Hernanes. Nella stagione successiva, sotto la guida di Frank de Boer prima e Stefano Pioli poi, non riesce a giocare con regolarità. Il 27 gennaio 2017 viene ceduto in prestito con diritto di riscatto all’Udinese.

L’8 febbraio la società friulana comunica che sono stati riscontrati problemi cardiaci al giocatore ivoriano, il quale dovrà osservare uno stop forzato di almeno tre mesi, terminando così la stagione in anticipo senza aver collezionato presenze con la squadra bianconera. Vi ricorda qualcuno? Ad esempio…il nigeriano Nwankwo Kanu, fermato anche lui da una patologia cardiaca congenita? 

Le stranezze le avete notate no? Il Marsiglia che “nasa” l’inganno e non lo tessera, l’Inter che lo fa tesserare dal Marano in attesa del permesso di soggiorno definitivo, probabilmente pagando una cospicua indennità di formazione o un contributo di solidarietà al Marano. 

Oltre ovviamente ai soldi dati alla vera famiglia e al sig. Gnoukouri, finito in cella con Drago, per fingersene il padre.

Cosa sono indennità di formazione e contributi di solidarietà? Sistemi Fifa per far campare i vivai e le squadre minori, in sintesi. (Da regolamento Fifa) –

Indennità di Formazione –  Il Regolamento Status e Trasferimenti dei calciatori della F.I.F.A. disciplina l’istituto dell’indennità di formazione che, con il meccanismo di solidarietà, costituiscono le forme di “incentivazione” allo sviluppo del calcio giovanile. La finalità di tali istituti è sviluppare e promuovere la crescita di giovani calciatori.

Pertanto le società “minori” o che comunque abbiano contribuito, economicamente e non solo, alla formazione dei giovani calciatori, una volta verificatesi le condizioni previste matureranno il diritto al pagamento dell’ “indennità”.

L’indennità di formazione è quel “premio” che viene pagato dalla società presso il quale il calciatore viene tesserato, alla o alle società che lo hanno formato, al verificarsi di un trasferimento internazionale.

Al fine di quantificare economicamente i premi maturandi, la F.I.F.A. ha individuato un parametro numerico per ogni anno di formazione del calciatore e diviso le società in 4 categorie a seconda del Campionato e della Confederazione di appartenenza.

L’allegato 4 del RSTC, all’art. 1 prevede che il pagamento di tale indennità maturi alla firma del primo contratto da professionista o ai successivi trasferimenti avvenuti entro il 23° anno di età.

Pertanto le società “indennizzabili” sono quelle che hanno contribuito alla formazione del calciatore tra il 12° ed il 23° anno di età. Il medesimo articolo prevede anche le ipotesi in cui il pagamento di tale indennità non sia dovuto ossia:

1. se il tesseramento del calciatore viene effettuato da una società dilettantistica o da una società appartenente alla quarta categoria nel sistema nazionale di categorizzazione dei club;

2. oppure se il tesseramento del calciatore sia avvenuto a seguito di una risoluzione del contratto per giusta causa tra il calciatore stesso ed il club precedente (facendo salvi i diritti dei club precedenti che hanno formato il calciatore).

Il pagamento dell’indennità di formazione deve avvenire entro trenta giorni dal tesseramento del calciatore. La o le società che entro 18 mesi dal tesseramento non abbiano ricevuto il pagamento di tale premio, possono presentare reclamo alla Camera di Risoluzione delle Controversie della FIFA in funzione di primo grado ed eventualmente in secondo grado al TAS di Losanna. Decorsi i 18 mesi senza alcuna richiesta di pagamento dell’indennità di formazione, o in caso di fallimento della o delle società che hanno contribuito alla formazione del calciatore, il premio andrebbe corrisposto alla o alle Federazione/i dei paesi in cui lo stesso è stato formato.

La Federazione ha poi l’obbligo di utilizzare tali compensi per la futura formazione dei giovani calciatori.

Quando il contratto di prestazione sportive di un calciatore sia stato oggetto di trasferimento o tesseramento all’interno di Federazioni che appartengono a stati dell’U.E, occorre tener presente tale disposizione: se il calciatore verrà tesserato da una società appartenente ad una categoria più bassa rispetto alla società che ha formato il calciatore, ai fini del conteggio del premio maturato, occorrerà calcolare la media tra le due categorie di appartenenza della società “formante” e della società “indennizzata”.

Diversamente se il calciatore verrà tesserato da una società appartenente ad una categoria più alta rispetto alla società che ha formato il calciatore, il parametro di riferimento sarà quello della società appartenente alla categoria più bassa.

Esempio pratico: Julián Illanes, calciatore tesserato dalla Fiorentina e formato nell’Istituto di Cordoba. La società argentina ha richiesto il pagamento dell’indennità di formazione. Il parametro di riferimento nel caso di specie è la Categoria 1 essendo la Fiorentina appartenente alla Confederazione UEFA. Pertanto, essendo il calciatore nato il 10.03.1997 e formato dal 12° anno di età fino al 19° dall’Instituto di Cordoba, quest’ultima avrebbe maturato la somma di 10.000 euro per le stagioni dal 12° al 15° anno di età, 90.000 euro per le stagioni dal 16° al 18° anno ed infine 45.000 euro per la stagione del 19° anno di età. Pertanto l’indennità di formazione maturata dal Club argentino, ammonterebbe ad euro 355.000,00.

 

 

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