“Ci chiudono il Coin senza averci avvisato”. Rabbia e dolore delle commesse

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Lo scorso gennaio ha chiuso a Milano, abbandonando Piazzale Loreto dopo 50 anni. A Novembre e’ toccato a Reggio Emilia. Il 31 gennaio toccherà a Parma: Coin chiude.

La notizia filtra dai dipendenti, cui e’ stata proposta la ricollocazione in Ovs. Coin è un marchio storico, che nasce in Veneto poco più di un secolo fa, cresciuto sull’onda del boom economico degli anni Sessanta.

Il negozio di Parma fu il sesto dei grandi magazzini Coin, inaugurato nel 1964. Per decenni fu l’unico grande magazzino della città. Nel 2009, Coin annunciò la chiusura del punto vendita parmigiano, ma in realtà si trattò solo di un trasloco di pochi metri: si spostò in altri spazi, restando nella stessa via e nello stesso isolato, al posto di un altro storico grande magazzino, UPIM.

Questa volta, l’intenzione di lasciare Parma parebbe definitiva. Non sono più gli anni del boom. A Parma lo stesso gruppo resterebbe con i tre negozi Ovs di via Emilio Lepido, Panorama e Parma Retail.

Addio dunque a Standa, UPIM, Coin. Addio alle infanzie parmigiane quando il passeggio per i tre maxi store pareva tutto il nostro mondo. Piccolo mondo antico, divorato dalla globalizzazione.

Ma le storiche commesse del Coin come vivono questo cambiamento? “Malissimo”. Elena (nome di fantasia a tutela di una situazione ancora precaria) ha viso di porcellana e corpo da modella. Sulla quarantina, un bimbo appena consegnato all’asilo.

“Come vuole che l’abbiamo presa. Ce l’hanno detto ai primi di Novembre, dopo il ponte dei morte. Lei s’immagini, il capo area che arriva e ti dice che il 31 gennaio si chiude baracca”.

Come lo avete saputo? “Quando il capo area lo ha comunicato ad una manager interna, alcune colleghe hanno sentito, così le voci hanno iniziato a girare e sono stati costretti a dircelo. Ci hanno rassicurato sul futuro, i nostri contratti verranno assimilati da Ovs, ma…”.

Ma? “Ma niente. Però Coin è Coin, Oviesse è altre linee, altre idee. La chiusura di Coin sancisce la morte della classe media, delle cose di grande qualità e di classe seppur non firmate. Oviesse ha un altro stile..”.

C’erano stati segnali, sentori? “No. Nel 2009 avevamo avuto alcuni timori, poi, dopo il trasferimento degli spazi, sembrava tutto ok. Negli anni ci siamo evoluti, abbiamo aperto a corner di marchi esterni per essere più appetibili, abbiamo ampliato il reparto profumeria, mi sono presa il lusso di una seconda maternità tanto ero serena”.

Ed ora? “A quarant’anni suonati con due bambini piccoli lei cosa farebbe? Mio marito lavora, ma io non intendo fare la casalinga. Il lavoro è sempre stata la mia vita. Mi guarderò intorno, anche se Oviesse assorbe il mio contratto non mi sento più tutelata. Chi mi dice che dopo averci mentito per sei mesi non facciano altri scherzi?”.

E’ più la rabbia o l’amarezza? “Tutte e due. Non so, sono senza parole”.

 

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