Grande partecipazione alla manifestazione Anpi: un corteo dal San Leonardo al Municipio per dire basta a razzismo e fascismo

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Alta partecipazione alla manifestazione antifascista, antirazzista e antisessista organizzata dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia” nel pomeriggio dell’11 novembre. Quasi mille persone hanno marciato in corteo dalla sede dell’ex circostrizione San Leonardo sino in piazza Garibaldi, con una tappa davanti alla statua del Partigiano in piazzale della Pace.

Hanno sfilato le bandiere dell’Anpi, dei partiti come Pd, Rifondazione Comunista e Possibile, delle associazioni spontanee come Art Lab e cittadine come quelle per il movimento per la pace. Presenti i sindacati e i rappresentanti dell’azienda Froneri, in protesta per i licenziamenti di 120 dipendenti.

I ragazzi di Art Lab hanno risposto alle accuse di Casapound, che hanno definito “Carnevalate” iniziative come queste, “appoggiate a loro volta da partiti come Lega Nord”. Art Lab replica ricordando le intese del fascismo con la mafia, a dimostrazione dei recenti casi avvenuti a Ostia con la famiglia Spada che avrebbe appoggiato CasaPound alle elezioni.

Il messaggio di questo lato della sinistra cittadina chiede di dire “basta al razzismo e alla paura”, “L’insicurezza vede come capo espiatorio l’immigrato clandestino”.

(arianna belloli)

IL MESSAGGIO DI ANPI– L’incertezza del futuro e le molteplici paure che caratterizzano le esistenze rischiano di portare alla chiusura degli spazi urbani, alla costruzione di nuovi muri, a nuove recinzioni. Il senso di insicurezza esistenziale porta donne e uomini a porsi in un atteggiamento di difesa che provoca una pericolosa sensazione di disordine e che offusca la capacità di comprendere in modo critico la realtà presente.

In questo quadro entra in gioco la forte richiesta di sicurezza, intesa esclusivamente come “ordine pubblico”, vissuto come unico antidoto al rischio di incolumità fisica di una parte sola della cittadinanza che vede tutte le minacce del presente incarnate in un’unica figura, quella dell’immigrato clandestino, divenuto il capro espiatorio dei mali dell’Italia grazie a continue campagne mass-mediatiche e ad alcune forze politiche impegnate nell’intercettare queste fragilità sociali ai propri fini, come dimostra la strumentalizzazione del complesso tema della violenza sulle donne.

L’alta visibilità che in quartiere San Leonardo e nel Pablo hanno assunto nello spaccio della droga giovani stranieri di colore non fa che dare nuova linfa a un discorso pubblico che, con toni da caccia alle streghe, si basa sulla capitalizzazione della paura e sulla semplificazione eccessiva del problema.

Dentro al vuoto lasciato dalla mancanza di un’analisi sociale, economica e politica approfondita, trova spazio così la pericolosa strumentalizzazione in chiave razzista che di quel discorso viene continuamente compiuta dalla destra radicale. Sempre più soli, fuori da quei legami di solidarietà che hanno caratterizzato il secolo ormai finito, troppe cittadine e troppi cittadini affrontano la crisi globale senza riuscire spesso a comprenderne le cause, assistendo troppe volte inerti alla disintegrazione della vita collettiva condivisa, mentre l’avidità, la mercificazione, la violazione dei diritti umani e la violenza, organiche al sistema, annullano il valore della differenza, della vita, dell’etica, della comunità, del lavoro, della dignità dei popoli.

È questa la società in cui vogliamo vivere? È davvero in un progetto di città-fortezza che vogliamo credere?

L’Anpi provinciale di Parma, pur sapendo che la povertà e l’esclusione sociale sono problemi molto complessi, crede che sia possibile affrontarli partendo dal progetto di una città solidale e aperta nelle cui strade e piazze, luoghi partecipati e laboratori di idee, sia possibile declinare il termine sicurezza come “sicurezza dei diritti”, come libertà dal bisogno, dalla povertà e dal degrado, dalla disuguaglianza e dai soprusi, dalla ghettizzazione e dall’emarginazione.

Una città che non diventi una “discarica dei problemi prodotti a livello globale”, ma che sia, invece, il luogo in cui inventare e imparare modi nuovi per convivere con la differenza intesa come valore e ricchezza, il luogo nel quale confrontarsi sui rapporti tra i generi, nel quale finalmente anche la sicurezza delle donne passi attraverso una nuova cultura del rispetto, patrimonio di tutte e di tutti”.

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