Fratture in Parma Protagonista? Roberti: “Sicurezza? Priorità, ma Eramo non ha discusso con noi il programma”

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Alle amministrative del 2012, Roberta Roberti, tra le fila di Parma Bene comune, sfiorò solo l’accesso al consiglio comunale, continuando comunque il proprio impegno civico. Eletta consigliere comunale nel 2017 tra le fila di Parma Protagonista, ha le idee molto chiare, e, partendo dal tema della sicurezza, riflette sul futuro della lista civica che ha ottenuto il 14% dei consensi alle scorse elezioni amministrative sostenendo il candidato sindaco Paolo Scarpa, sconfitto al ballottaggio da Federico Pizzarotti. 

Tra le riflessioni, la necessità di una carta dei valori che rappresenti il Movimento, ma soprattutto di un maggior dialogo. Senza risparmiare una “bacchettata” tra colleghi docenti a Pier Paolo Eramo: “Ha portato in capigruppo delle proposte senza prima discuterle con noi…”.

Quali le impressioni sull’avvio dei lavori del Consiglio comunale?
“Il lavoro è molto interessante, ma davvero impegnativo. Se si vuole capire nel merito cosa si andrà a discutere in Consiglio, bisogna documentarsi, studiare, informarsi anche su materie di cui non ci siamo occupati mai prima. Sarebbe indispensabile poter contare su un gruppo di lavoro anche fuori dal palazzo, per approfondire alcuni argomenti, fare proposte al Sindaco e agli assessori, cercare di fermare decisioni che non riteniamo eque, adeguate o sufficienti”.

Intende parlare del gruppo di Parma Protagonista?
“Certo. Ora che si sono avviati i lavori consiliari, sento l’esigenza di confrontarmi con il gruppo su due fronti: quello di una sorta di “carta dei valori” che ci rappresenti, e dunque delle linee politiche da portare avanti su una serie di temi caldi, e quello relativo al lavoro da svolgere in consiglio comunale. Quanto al primo punto, siccome la ricchezza di Parma Protagonista sta proprio nelle diverse anime e sensibilità che la compongono, sarà necessario confrontarsi e trovare delle linee comuni che riescano a mediare tra queste differenze, come era del resto nel progetto originale del gruppo. Se ci riusciremo, ciò ci consentirà anche un rilancio ed un allargamento del gruppo, segnando una discontinuità rispetto alla fase elettorale ed una maggiore valorizzazione delle diverse competenze che lo compongono. Questo confronto è per me particolarmente importante ed urgente visto che ci sono scelte da fare e posizioni da assumere rispetto alle proposte della maggioranza in Consiglio comunale. Sul tema della sicurezza, ad esempio, le proposte avanzate da Eramo nella riunione dei capigruppo, e anticipate in una conferenza stampa il giorno precedente, non sono mai state discusse all’interno di Parma Protagonista”.

Ma Eramo è il capogruppo e afferma di fare riferimento al programma elettorale.
“E’ vero che la linea è quella annunciata in campagna elettorale, soprattutto nelle due settimane prima del ballottaggio, quando ho segnalato a Paolo Scarpa che non condividevo i suoi annunci securitari, oltre a ricordargli che a differenza delle altre tematiche contenute nel programma elettorale quella sulla sicurezza non era certo nata da un Tavolo di confronto con i diversi soggetti che sostenevano la sua candidatura. Personalmente, non mi riconosco in queste linee di indirizzo: sul tema sicurezza dentro il gruppo coesistono visioni e sensibilità profondamente diverse, dunque sarà indispensabile discuterne e valutare se è possibile convergere su una proposta comune”.

Lei parlava anche di atteggiamento da tenere in Consiglio comunale…
“Auspico che decideremo di avere un atteggiamento costruttivo nei confronti della maggioranza, perché credo che diverse proposte dell’amministrazione siano condivisibili, ma possano essere arricchite e realizzate in modo più efficace con il nostro apporto. Non mi appassiona affatto immaginare cinque anni di opposizione per partito preso. Quello che invece mi interessa molto è poter portare il nostro contributo per il bene della città. E’ un lavoro impegnativo e molto faticoso. Spesso molto frustrante, perché i numeri ti sono sempre contrari. Se non sperassi di poter migliorare qualcosa, non lo farei”.

Però le dichiarazioni di Eramo erano abbastanza polemiche nei confronti dell’amministrazione quando si è parlato di sicurezza.
“Non a caso questo è il secondo punto sul quale vorrei chiarimenti, preferisco un atteggiamento costruttivo con la maggioranza, sperando che sia produttivo. Il tema della sicurezza è esemplare, è particolarmente sentito in città e merita grande attenzione: come vice presidente della III commissione, che tra le sue competenze comprende anche la sicurezza, vorrei poter dare il mio contributo alla discussione e al confronto e credo che questo sia il sentire comune anche a diversi membri sia della minoranza che della maggioranza. Perché non allargare il Tavolo sulla sicurezza al contributo di altri consiglieri? Siccome non esistono ricette vincenti a priori, trovo riduttiva una discussione tra capigruppo. Mi piacerebbe invece immaginare più voci e più teste pensanti che ragionano insieme e magari riescono a trovare soluzioni efficaci”.

Su quali questioni non si trova d’accordo con quanto proposto dal tuo capogruppo?
“Immaginare vigili in borghese che si aggirano in città, con o senza cani, o camionette dell’esercito che presidiano i quartieri non rispecchia la cultura che rappresento.
Per questo propongo invece di partire dalle proposte, che mi sembrano condivisibili, avanzate da Effetto Parma, come il trasferimento della sede dei vigili in San Leonardo, i turni 24h della polizia municipale, l’assunzione di alcuni agenti entro l’anno, l’adozione di una illuminazione più efficace e meno decorativa, per immaginare di contribuire con proposte di carattere socioculturale e promuovere un progetto alternativo più’ consono alla mia sensibilità e più in linea con l’idea di una opposizione propositiva, aliena da affermazioni contrastive e pretestuose”.

Che cosa intende con socioculturale?
“Intendo dire che il tema sicurezza va affrontato prioritariamente come questione sociale e culturale: qualunque provvedimento finalizzato a garantire un maggiore controllo del territorio è destinato al fallimento a meno che non venga strettamente collegato alla presa in carico del disagio, al sostegno alle fragilità e alla risoluzione dei problemi di inclusione. Una comunità sicura non è una città militarizzata e presidiata dall’esercito, ma quella dove l’assunzione collettiva di responsabilità e la condivisione di valori comuni porta ciascun individuo a svolgere un forte ruolo di cittadinanza attiva: il senso civico è il primo antidoto all’insicurezza urbana. Una città sicura è una città che garantisce nel quotidiano vivibilità, accessibilità e mobilità. Una città che salvaguarda nel centro storico, nei quartieri e nelle frazioni gli spazi di socialità e di aggregazione anche intergenerazionale, l’integrazione della residenza con il piccolo commercio, l’artigianato, i servizi pubblici, i circoli sportivi, i bar, i centri interculturali per rendere possibile un dialogo vero tra le diverse culture che sono tra noi. Una città in cui non ci si senta soli, ma si abbia la possibilità di incontrarsi, di partecipare. Una città in cui la viabilità e il traffico siano seriamente regolamentati a tutela delle utenze “deboli”, disabili, bambini e anziani”.

Che profilo ha una città sicura?
“L’obiettivo deve essere una città fondata sulla varietà e la contaminazione delle funzioni e non sulla specializzazione dei quartieri (residenziale, industriale, artigianale). Un’operazione non certo semplice, ma fondamentale, perché incrementa il senso di sicurezza. Le strade deserte, l’assenza di presidi di socialità e relazione e la mancata incentivazione alla diffusione sul territorio del piccolo commercio e delle attività artigianali sono fattori primari di questa situazione di disagio. Immaginiamo invece una città intelligente, che crea legami e relazioni, vigile e ricettiva, perché dove la gente partecipa, la criminalità crolla. Per realizzarla servono innanzitutto presìdi di socialità in ogni quartiere e in ogni frazione, in cui possa avvenire uno scambio interculturale ed intergenerazionale, che valorizzi l’apporto delle associazioni e del volontariato. Queste strutture complesse possono e devono comprendere funzioni diversificate di carattere sanitario, assistenziale, sociale, culturale e sportivo. Sarebbe utile prevedervi anche le sedi dei CCV o di quella che sarà la loro evoluzione in vista del rafforzamento della democrazia partecipativa, poiché attraverso questi strumenti potranno essere segnalate le specifiche criticità e valorizzate le potenzialità ed i punti di forza delle diverse aree urbane e periurbane. E’ dimostrato come soluzioni ed iniziative che vengano dal basso siano in grado di conseguire questi obiettivi assai più efficacemente di provvedimenti calati dall’alto. Forse in queste stesse strutture di riferimento potrebbero essere inseriti anche i cosiddetti vigili di quartiere, implementandone il numero anche col supporto di soggetti delle forze dell’ordine in pensione. L’amministrazione sta avviando importanti relazioni con le comunità dei migranti e favorendo accordi con le associazioni che si occupano dei rifugiati per lo svolgimento di lavori socialmente utili. Ottime iniziative, che vanno incrementate. Ma va enormemente rafforzata la funzione di indirizzo, coordinamento, controllo e monitoraggio costante da parte dell’amministrazione comunale delle attività delle associazioni e dei gruppi di volontariato per i poveri, i senza tetto e i migranti. Va dato adeguato sostegno al commercio, che è uno straordinario presidio di sicurezza, andando oltre le azioni già avviate per ragionare sui costi del plateatico, riducendoli in certe zone per incentivare l’apertura di punti di ristorazione, attività culturali, sportive e ricreative”.

D’accordo, ma il controllo e la legalità?
“Sono indispensabili presìdi di vigilanza nei quartieri e nelle frazioni, con personale che ne conosca la situazione peculiare ed abbia precise e specifiche competenze per fungere da punto di riferimento per gli anziani, i bambini, le donne, i commercianti. In questo senso va realizzato un piano che preveda l’assegnazione di vigili di quartiere/di frazione (anche pensionati) che si occupino di prevenzione attiva, di promozione della salute mediante lotta all’inquinamento atmosferico e acustico, favorendo la sicurezza delle utenze “deboli” (bambini, disabili, anziani, pedoni, ciclisti), e che garantiscano sorveglianza, aiuto, consulenza, sostegno e solidarietà culturale. Bene dunque l’incremento numerico della polizia municipale, ma servono una sua diversa organizzazione ed una specifica formazione per i suoi addetti: non devono infatti essere confuse le competenze specifiche dei diversi corpi di polizia. In quest’ottica, l’introduzione di turni 24h/7gg della municipale andrà pensata come possibilità di liberare dalla gestione delle emergenze inerenti la sicurezza stradale per gli interventi di contrasto alla criminalità forze di polizia di Stato e carabinieri, per incrementare il numero dei quali sarà necessario procedere con puntuali e pressanti richieste presso il ministero degli interni. Durante i turni di notte, i vigili potrebbero monitorare la situazione da una centrale di videosorveglianza, che richieda in caso di necessità l’intervento immediato delle altre forze di polizia”.

(TiDu)

1 commento

  1. Carissima Roberta, questo purtroppo è l’esito delle liste civiche che si formano per fini elettorali, attraverso alleanze dalle sensibilità diverse, che poi faticano a trovare una sintesi onesta, questo purtroppo è uno dei mali della politica italiana, l’ammucchiata di varie tendenze in liste dai colori diversi, che poi non riescono a trovare una linea politica comune … a ciò potremmo anche aggiungere l’aspirazione di Eramo ad emergere sul gruppo consiliare, del resto come può un “dirigente scolastico” scendere a patti con una semplice prof … che stia aspirando anche alla prossima poltrona di sindaco?

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