Intervista- Laura Rossi: “Al Prefetto chiediamo stop migranti ed equa ripartizione. “Modello Parma” è esempio di accoglienza diffusa e integrazione”

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Laura Rossi amministra l’assessorato al Welfare e Politiche Sociali e di Accoglienza dal 2012, da quando Pizzarotti è diventato il primo sindaco 5 stelle in un capoluogo importante.

Nonostante avesse dichiarato la sua intenzione a non volersi più impegnare come assessore per “Federico II”, il secondo mandato di Pizzarotti, Rossi ha accettato di proseguire il suo lavoro per il Comune di Parma e deve ora affrontare le numerose polemiche sorte dalle recenti richieste del Prefetto Forlani per l’arrivo di nuovi richiedenti asilo sul territorio di Parma. Richieste che sono state fortemente criticate dall’opposizione in consiglio comunale, Lega Nord, e da Fratelli d’Italia che hanno anche inviato una mozione all’ente per chiedere le dimissioni dell’assessore Rossi dopo che questa ha divulgato una sua personale riflessione e spiegazione del “Modello Parma”, ossia il modello di accoglienza adottato nel nostro territorio e  riconosciuto tra i migliori programmi di accoglienza italiani nel 2014.

Ad oggi a Parma città sono stati accolti 870 migranti nei CAS (centri di accoglienza straordinaria) governati dalla Prefettura ai quali di aggiungono gli 88 posti del sistema SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) gestito dal Comune di Parma in co-progettazione con CIAC. La percentuale complessiva corrisponde al 4,5  ogni mille residenti (stando all’ultimo ricalcolo disponibile dal Comune di Parma, ndr).

E’ stata polemica per i nuovi arrivi che dovrebbero riguardare ancora Parma, lei è favorevole all’accoglienza di 100 nuovi richiedenti asilo come richiesto dal Prefetto in data 3 luglio 2017?

“In Italia, come nel resto d’Europa, l’immigrazione è da anni un fenomeno strutturale. Le migrazioni sonoin realtà una componente strutturale della nostra epoca, come di tutta la storia dell’umanità. Si tratta di un fenomeno irreversibile, di un mutamento sociale in divenire «da cui non si torna indietro, nonostante non sia privo di costi sia per gli immigrati che per le società di accoglienza ma anche di potenziali opportunità di progresso e crescita comune». L’utilizzo di espressioni come “emergenza” o “ondate”, che rimandano all’idea di un’invasione di migranti, contribuisce a rappresentare l’immigrazione come un evento eccezionale o transitorio, slegato dalle reali dinamiche dei flussi migratori. Ricordo solo che negli anni precedenti a Mare Nostrum arrivavano comunque in Italia  170.000 stranieri attraverso i flussi regolari.

Detto questo è evidente che le modalità di arrivo hanno causato criticità di gestione a tutti i livelli e che non sia facile affrontare il fenomeno. A livello locale e territoriale non credo che la domanda corretta sia se si è o no favorevoli all’accoglienza poiché nelle grandi città comunque arrivano e le Prefetture sono tenute a collocare la quota spettante. La concreta domanda da porsi è come gestire al meglio questo fenomeno affinchè nella comunità locale non si creino tensioni sociali. I fenomeni vanno governati non negati.

In questo territorio lavoriamo in stretta sinergia con la Prefettura e gli Enti gestori tanto che si parla, a livello nazionale,  di “Modello Parma” come punto di riferimento di politiche di accoglienza e di integrazione.

Con la Prefettura abbiamo concordato e richiesto con forza che l’accoglienza a Parma si fermi fino al raggiungimento di tale percentuale in tutti i Distretti della Provincia poiché il principio dell’equa ripartizione e responsabilità nel territorio è alla base di tutti i progetti di integrazione”.

Nel Comune di Parma sono disponibili strutture per l’accoglienza. Si tratta di una struttura pubblica o privata? Come funzionano? 

“Il sistema territoriale è stato impostato sul sistema dello SPRAR chiamato accoglienza diffusa: anziché grandi strutture abbiamo, da sempre, preferito un’accoglienza in piccoli appartamenti distribuiti sul territorio. Anche i Cas sono organizzati in tal modo: prevalentemente piccoli appartamenti (circa 65, quasi tutti in locazione da parte degli enti gestori privati) distribuiti in tutta la città. Abbiamo un HUB provinciale a Baganzola di proprietà del Comune di Parma (che accoglie di massima una cinquantina di persone) che funziona come primissima accoglienza e dà la possibilità di conoscere minimamente le persone e orientarsi nella formazione dei gruppi per l’assegnazione nei diversi appartamenti e collocazioni.

La Prefettura fa le convenzioni con i gestori dei CAS e il Comune fa l’accoglienza, tramite il Servizio Centrale, nei posti afferenti allo SPRAR ( 76 posti + 12 Sprar minori). Oltre al vitto e alloggio sono previste azioni di altro genere (soprattutto e in misura consistente nel progetto Sprar ma in parte mutuate anche nelle convenzioni dei CAS): corsi di italiano e di alfabetizzazione, assistenza legale, assistenza medica e sanitaria, sostegno psicologico a fronte di traumi subiti, attività di formazione e tirocini lavorativi, attività di volontariato e impegno civico, ecc”.

I richiedenti asilo già ospitati partecipano ad attività di volontariato o di lavoro presso il Comune o Associazioni del territorio? Crede sia in atto un sufficiente e proficuo percorso di integrazione con la cittadinanza?

“Come Comune abbiamo siglato un protocollo di intesa con i gestori dei CAS per le attività di volontariato. Vengono organizzati lavori di pulizia parchi e strade o lavori di pubblica utilità (cancellazione scritte dai muri, ritinteggi, pulizia cordoli dei marciapiedi o pulizia bordi stradali o canali, ecc) e i gestori accompagnano le squadre di volontari ai vari impegni. Il Comune si occupa della formazione sicurezza (corsi fatti da dirigenti del Comune di Parma) e copre i costi assicurativi attraverso il progetto “Mi impegno a Parma”. Più di 100 migranti sono stati coinvolti per un totale di circa 4000 ore di volontariato.

Questo aiuta i cittadini a costruire una conoscenza delle persone (per esempio il gruppo che abitualmente si occupa della pulizia del parco cittadella è diventato abituale e conosciuto dai cittadini) e a trasmettere un valore positivo e per i migranti significa costruire un senso di appartenenza alla comunità, un senso civico e consente loro di dimostrare riconoscimento e un senso di restituzione alla città che li ha accolti.

Oltre ai lavori di volontariato sono stati attivati progetti con le scuole superiori di scambio di conoscenza (cineforum, laboratori, esperienze dove i ragazzi parmigiani mostravano i luoghi della città e dove i migranti raccontavano storie di vita dei loro luoghi in un contesto altrettanto positivo di scambi linguistici).

Vorrei ricordare inoltre l’importante investimento che alcuni gestori stanno facendo, in collaborazione con i centri del territorio, nel campo della formazione professionale e dei tirocini formativi.

Tutte queste azioni, che andrebbero potenziate, vanno nella direzione di costruire percorsi di integrazione, conoscenza, senso di appartenenza e creazione di opportunità affinchè molti di loro possano diventare nel prossimo futuro una risorsa per il territorio”.

In merito al timori e alle considerazioni sollevate tra i cittadini, crede che l’accoglienza di nuovi migranti possa influire sulla stabilità e sull’equilibrio del tessuto sociale?

“Tutti i timori sono comprensibili e come tutti i cambiamenti sociali è innegabile che possano essere fonte di tensione o di criticità. E’ vero però che molto dipende da come si vuole affrontare questa situazione. Essere oppositivi, respingenti, escludenti e negativi comporta che molte di queste persone (che rimarranno comunque in gran parte sul territorio e non spariranno magicamente) saranno relegate ai margini, arrabbiate, frustrate e forse anche aggressive e vendicative, sicuramente in pasto alla criminalità organizzata, se invece ci poniamo come comunità accogliente e investiamo in politiche di integrazione ci troveremo persone riconoscenti, positive, formate, che si sentono parte e quindi potenziale risorsa per il nostro territorio”.

Sono sorte criticità o episodi spiacevoli che coinvolgono richiedenti asilo all’interno del territorio di Parma di cui lei è a conoscenza?

“Ci sono sicuramente situazioni difficili (minori stranieri non accompagnati difficili da educare e gestire, persone “trafficate” e traumatizzate, vittime di tortura e soprusi, ecc.), persone che andrebbero davvero rimpatriate e situazioni che non hanno risorse per integrarsi ma ci sono anche tante situazioni belle e positive che vanno evidenziate: storie di giovani che alla prima precaria opportunità di lavorare si danno da fare all’inverosimile (una ragazzo puliva e ripuliva il pavimento del locale che lo aveva assunto per ore dopo il suo turno di lavoro), il ragazzo che alla prima busta paga piangeva e non credeva ai suoi occhi, rifugiati inseriti in famiglia che si occupano della casa o dei bambini, ragazzi riconoscenti ed entusiasti che ringraziano anche solo per l’opportunità di poter occuparsi con responsabilità della pulizia di un parco…”

Un commento sulla mozione presentata da Fratelli d’Italia che chiede le sue dimissioni?

“Avrò modo di rispondere a tutte le varie mozioni presentate”.

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