Lucarelli: “Il rigore col Pordenone? Mai calciato un penalty prima”

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Alessandro Lucarelli, capitano ducale, si confessa sul settimanale BMagazine, rivista ufficiale della Serie B.

Nel lungo articolo che ripercorre la recente storia ducale, dalla A alla D e la risalita fino alla B, il capitano ducale, in gialloblù dal 2008, racconta aneddoti e futuro di uno spogliatoio per il quale a 40 anni ha deciso di mettersi ancora in gioco, ancora una volta, ancora un anno.

E come non partire da quel rigore contro il Pordenone, l’ultimo, quello decisivo, quello che ha spianato la strada verso la finale poi vinta senza affanni chiudendo invece una semifinale soffertissima.

Quello che, a conti fatti, ha riportato il Parma in B.

«Era un po’ come chiudere il cerchio: dalla A alla D, poi la risalita, verso la seconda promozione consecutiva. Quanti rigori ho calciato in carriera? Zero! Prima di quel rigore, da professionista, sul dischetto non ci ero mai andato… Anzi, ne avevo sbagliati due su due nella Primavera del Piacenza, però in quel momento sulla palla dovevo andarci io, non era solo una questione di tecnica. Mio fratello Cristiano è sbiancato in volto e pare abbia detto: “Ma che fa? Ma è pazzo…”».

Sulla serie D –  «Da marcare Ibrahimovic e Totti a degli sconosciuti? Sconosciuti che però contro di noi davano sempre tutto, e magari a fine partita mi chiedevano la maglia, o facevano i complimenti per la carriera».

Sul futuro – «Gioco perché spinto dalle motivazioni personali e dalla voglia di divertirmi. Non ho nulla da dimostrare a nessuno, non sono alla ricerca di contratti più vantaggiosi… A quarant’anni gioco per il piacere di esserci. E io in questo Parma volevo esserci! La ripartenza dalla D? Una cosa del genere avrei potuto farla solo a Parma, non avrei accettato proposte da altri club. Qui aveva un senso perché l’ultima stagione di A ci aveva lasciato l’amaro in bocca, perché qui nomi importa in che categoria gioco. Gli stimoli non mi arrivano dall’essere in A o in D, ma dalla maglia che indosso».

Sulla serie B – «La B è molto diversa: la Lega ha lavorato per contenere i costi, per indurre le società a puntare sui giovani. Quando l’ho fatta io non c’erano liste contingentate, parecchi calciatori scendevano dalla A senza remore perché gli ingaggi erano comunque molto interessanti, il livello era più alto, ma oggi la mission è quella di aiutare i giovani a maturare».

 Sulla stagione che sarà – «Siamo una neopromossa, la dirigenza ha allestito un’ottima squadra, ma dobbiamo essere umili. Di certo, se ci sarà l’occasione non ci faremo pregare. Noi favoriti? Non è così, siamo una buona squadra e ce la giocheremo ovunque. Ma non da favoriti. Le più forti? Il Frosinone l’anno scorso ha sfiorato la promozione in A, poi ci sono Pescara, Palermo ed Empoli che sono retrocesse e vedrai che un paio di sorprese non mancheranno, magari proprio tra le neopromosse. La B è così c’è spazio per chi riesce ad allestire un’ottima squadra e pure per chi ha un gruppo affiatato, coeso».

La dichiarazione d’amore per la città – «A Parma sono arrivato nel 2008, ho comprato casa cinque anni fa, mia moglie è felice e i miei figli hanno fatto le loro amicizie».

Ma chi c’era, quel giorno fuori dal Tribunale, era estate, ed era finita, perchè nessuno aveva comprato il Parma calcio, perchè le aste erano andate deserte e il giudice fallimentare aveva detto basta, sa che per Lucarelli Parma è anche di più. In lacrime disse “è finita”. Ma disse anche “chi ha colpa deve pagare”. E aggiunse: “Io non me ne vado, sarei rimasto in B, rimango in D”.

Sottotitolo: torneremo. Si, stiamo tornando, Capitano.

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