Una mamma disperata: “Nella scuola di quartiere non c’è posto per mia figlia”

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera disperata della madre di due figlie, parmigiana, lavoratrice, che ha cambiato residenza in estate, per non sconvolgere la vita scolastica delle ragazze…ma ora non riesce a trovare per loro una sistemazione in aula.

E’ una lettera denuncia, sui servizi che dovrebbero essere garantiti ma non lo sono. Non è un attacco razziale, ma una riflessione su come spessa, con la “scusa” dell’avere meno, siano più garantiti irregolari e disoccupati, anzichè i parmigiani che chiedono solo un diritto in cambio della vita civilmente trascorsa nella città di nascita.

“Mi chiamo D.M., e ho due figlie, entrambe in età scolare dell’obbligo, una da scuola elementare, l’altra da media. Ho cambiato residenza, per necessità, in estate: ho scelto di attendere l’estate per non sconvolgere la vita scolastia delle ragazze cambiando loro classe a metà anno.

Il problema è che nel paese di competenza, non c’è posto nella scuola dell’obbligo per una delle due. Mi sono allora rivolta al paese accanto: c’è posto nella scuola, ma non esiste il servizio di Happy Bus perchè si tratta di due comuni diversi”.

Non c’è posto, perché una lunga lista di bimbi di famiglie non italiane, o in condizioni di disagio, ha la precendenza, e il numero di alunni ammessi alla classe non è flessibile.

A problema, si aggiunge problema, perchè non c’è nemmeno un bus di linea, che possa provvedere al trasporto, premesso che la ragazzina sarebbe comunque troppo piccola per essere “abbandonata” su un mezzo pubblico non adeguato.

“Disperata – continua la mamma – ho chiesto a Parma, trovando posto in un’ altra scuola. Ma anche qui non c’è il servizio di HappyBus garantito su zone diverse…perchè servizio tep si muove in base allo stradario, quindi per scuola di competenza in base alla residenza”.

Tradotto, “sono sospesa” – chiude disperata. “Se lavori, facendo un qualsiasi lavoro normalissimo, part o full time che sia, è impossibile portarli e andarli a prendere.

Mi sono mossa per tempo, ma mi hanno detto di aspettare per valutare alcune situazioni più urgenti, di disagio, problematiche. Io ho aspettato, poi i funzionari sono andati in ferie…e io resto sospesa”.

Ad aspettare. Per quello che dovrebbe essere un diritto, in una scuola a 50 mt da casa.

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