Suicidio Turco, il Garante dei detenuti: “Era in isolamento, minacciava di farla finita da giorni. Non ha ricevuto visite prima di morire”

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“Il suicidio di Samuele Turco è avvenuto in isolamento, dove Turco si trovava da domenica, dopo aver litigato con un compagno di detenzione”.

Lo racconta Roberto Cavalieri, garante dei detenuti del carcere di Parma, raggiunto al telefono da Parmapress24 appena giunta in redazione la notizia del suicidio in Via Burla di Samuele Turco.

“Sono appena uscito dal carcere, e li ho saputo” – racconta. “E’ accaduto ieri sera alle 21,15 circa, nel settore di isolamento Iride. A quanto mi risulta Turco si è impiccato alle sbarre con un lenzuolo”.

E’ triste, la voce di Cavalieri. “Nella morte non c’è vittoria” – commenta. “Posso dirvi” – racconta – “che non ha visto nessuno, Turco, quindi non so se potesse aver saputo in alcun modo che la perizia psichiatrica negava la tesi di una possibile infermità mentale. I giornali non erano ancora usciti, internet non è permesso in cella, forse il gesto è a prescindere”.

Anche perchè Turco non è nuovo a gesti del genere, in passato aveva ingoiato candeggina e si era parzialmente tagliato le vene, seppur senza grossi danni. “Questo lo scopro da Lei, so che in carcere più volte aveva minacciato/promesso di ammazzarsi. Poi domenica ha litigato, lo hanno isolato, non ha nemmeno aspettato di essere sentito dal Consiglio di disciplina, che doveva decidere sulla punizione, si è ammazzato prima”.

Cavalieri coglie l’occasione per fare il punto sulle condizioni di vita in carcere. “In Via Burla ci sono quattro carceri in uno, 41 Bis, AS1 (Altissima sicurezza), Media sicurezza (AS2) e ordinaria detenzione, più i malati, i disabili, gli anziani. Mancano almeno 100 secondini, servirebbe un presidio costante, una direzione designata e non suddivisa con altre carceri (Carlo Berdini, direttore del carcere, riveste lo stesso ruolo in quello di Sollicciano ndr), e con l’estate, tra ferie e permessi è sempre peggio. C’è caldo, solitudine, abbandono.

In Emilia Romagna su 3200 detenuti si registrano due suicidi a settimana, basta fare una proporzione, sarebbe come se a Parma, che ha poco più di 180mila abitanti se ne suicidassero 60 ogni sette giorni” (in realtà si registra una media di 2/3 suicidi a settimana tra i non detenuti ndr).

Numeri che rendono l’immagine di una vita carceraria dura, alla spasimo, che porta a scegliere di morire piuttosto che espiare. “Non dico che il suicidio di Turco fosse evitabile o meno, o che sia colpa di qualcuno” – chiude Cavalieri – “ma dico che urge una riforma, e servono misure, progetti alternativi. Sennò parleremo sempre più di tragedie come questa”.

(effedivi)

 

 

 

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