Il neo assessore Michele Guerra: “Cultura e Politiche Giovanili in due parole, libertà e inclusione”. Un progetto sul cinema per Parma?

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Michele Guerra, 35 anni, è il nuovo assessore alla Cultura di Parma per il secondo mandato di Federico Pizzarotti.

Un professore giovane ma dal lungo curriculum professionale: professore associato di Cinema, Fotografia e Televisione, presidente del Cdl in Comunicazione e Media Contemporanei per le Industrie Creative,Vice-Direttore del Dipartimento di Discipline Umanistiche Sociali e delle Imprese Culturali. Fa parte del comitato direttivo di “Fata Morgana”, del comitato scientifico di “Cinergie” e “La Valle dell’Eden”, della redazione di “Arabeschi. Rivista internazionale di studi su letteratura e visualità”, del comitato direttivo di “Ricerche di S/Confine”, dirige la collana di studi cinematografici “Pandora-Cinema” (Diabasis) ed è Vice-presidente di MUP (Monte Università Parma Editore).

Impegni che tuttavia abbandonerà per dedicarsi al suo nuovo ruolo politico. Resterà tuttavia alla carica didattica dell’Università di Parma.

Guerra è entrato ufficialmente in carica ieri, 13 luglio, dopo la presentazione della giunta da parte del primo cittadino. Per lui non solo la sfida dell’assessorato alla Cultura ma anche delle Politiche Giovanili. Una sfida che prende con entusiasmo e passione.

Giovane, preparato e determinato. Ha già in mente il suo progetto culturale che prevede una sorpresa nell’ambito del cinema. Un festival, una rassegna cinematografica? Non vuole svelare ancora nulla. “Prima bisogna parlare con tutti gli attori culturali del cinema in città”.

Il suo è stato un sì deciso e convinto all’impegno che il sindaco Pizzarotti gli ha proposto in campagna elettorale: “E’ una bella sfida. – spiega il neo assessore – Quando ho ricevuto la seria proposta  da Pizzarotti, avendo un altro lavoro e degli impegni, ho fatto il bilancio dei pro e dei contri poi però ho capito che quando hai una chiamata del genere devi semplicemente chiederti, ‘ho voglia di prendermi questa responsabilità?’ Sì, penso di essere in un momento della mia vita in cui ci sono le condizioni per farlo”.

Assessore, prende l’eredità di Laura Maria Ferraris. Come ritiene sia stato il suo assessorato?

“Ho collaborato molto con la Ferraris perché ero delegato del rettore e quindi abbiamo avuto diverse occasioni di collaborare anche per programmi importanti come quello per Bertolucci e Patty Smith.  Ma anche Uniforcity che portava l’idea di Università “comune”, che porta la ricerca fuori dall’ateneo. Credo che siano state fatte cose buone, in linea generale, e la gestione del Teatro Regio ne è un esempio.

E come sarà invece il suo di assessorato?

Due parole: libertà e inclusione. Cercherò di incontrare tutti di persona per sviluppare ogni idea che verrà portata. Nessuna proposta valida verrà bocciata o abbandonata.

E’ una buona eredità quella che ricevo. Penso che partirò bene soprattutto per il fatto di conoscere molto profondamente l’ambiente di Parma. Questo mi avvantaggia. Porteremo avanti ciò che è già stato fatto ma anche una nuova politica mia. Dipenderà però molto anche dal dialogo con gli altri assessori. L’assessorato alla cultura eccede spesso dalle sue competenze per sua natura e va a coinvolgere ambiente, lavori urbani, turismo, scuola. Credo che una buon strategia sarà rafforzare ancora di più questa sinergia tra assessorati.

Una delle cose su cui sto lavorando, tra le prime mosse del mio mandato, è la candidatura per Parma Città della Cultura 2020.

Una cosa per cui tengo particolarmente è la programmazione, non di breve periodo ma un programma chiaro su cosa si deve fare per i prossimi due anni. Ci vuole un metodo con la capacità di dire cosa e come si deve fare. Le persone che lavorano con me devono avere ben chiaro questo. Inoltre bisogna lavorare molto sulla comunicazione degli eventi, cosa che ritengo tra le criticità forti.

Non solo cultura, ma anche Politiche Giovanili. Coma mai questa novità?

Sì, prendo anche parte di eredità di Giovanni Marani che ha davvero dato una forte spinta in questo settore. Questa delega la sento meno mia a livello professionale anche se mi dicono che ho sempre lavorato con i giovani. E’ vero, ma sono giovani universitari , non sono i giovani ‘normali’. Hanno aspirazioni, obiettivi ed esigenze molto diverse. Questa per me è ancora di più una scommessa e avrò molto da studiare. Ho faldoni e faldoni su cui mi sto immergendo. Marani è arrivato da me con uno scatolone pieno che sul momento pensavo si volesse trasferire da me invece era tutto quello che dovrò sapere. Credo che sia stato strategico unire cultura e politiche giovanili perché c’è una unione molto forte tra i due ambiti. Recuperare i giovani alla cultura significa veramente seguire un percorso virtuoso.

Gestione del Teatro Regio, è soddisfatto di quello che si sta portando avanti e della linea attuale?

Il Teatro Regio è il luogo fondamentale della città. Depositario di una tradizione fortissima, identitaria per noi parmigiani. Il Festival Verdi resta capace di chiamare ospiti internazionali e favorire il turismo. Noto nella gestione attuale la grande volontà di impegnarsi per attrarre nuovi fondi, impegnarsi perché l’offerta esca anche dal teatro. Verdi OFF ne è un esempio. Ci sono altri progetti su cui il Regio sta lavorando in questa direzione. Non è certamente un luogo chiuso e per me è un punto di partenza fondamentale.

Lei è specializzato in cinema. Progetti per Parma per valorizzare quest’arte?

Parma ha una tradizione del cinema molto profonda che poi si è persa un po’, ma in città ci sono tante sale, grandi schermi anche sovradimensionato rispetto alla popolazione. In altre città della grandezza di Parma non  è così. I parmigiani infatti vanno al cinema e lo apprezzano.

Noi non faremo il festival di Venezia a Parma però penso che la città possa ritagliarsi uno spazio. Ho alcune idee da discutere con gli altri attori culturali della città sul cinema. Credo che ci siano le possibilità per costruire un percorso sul cinema su cui ancora non voglio dire nulla ma che sarà sostenibile, adatto alla dimensione di Parma e capace di attrarre persone da fuori su un progetto però molto circoscritto, non baracconate. Un programma che lasci una traccia sulla città.

Concerti in Pilotta o piazza Garibaldi?

A me i concerti in Pilotta sono piaciuti molto. Dobbiamo parlare con Simone Verdi direttore del complesso della Pilotta. Ci sono altre possibilità e luoghi da studiare ma noi vogliamo comunque riportare la stagione estiva dei concerti, belle come sono state negli anni passati. Un’altra location potrebbe essere il Parco Ducale ma è complicato, come del resto complicato è piazza Duomo. Bisogna sedersi al tavolo con tutti gli interlocutori.

Molto si è spinto in questi anni sull’aspetto enogastronomico più che su altri aspetti artistici di Parma. Cosa ne pensa?

Credo che si sia spinto molto sull’idea di Parma capitale della food valley in questi anni perché è indubbio che cibo è cultura. Non ci nascondiamo che se usciamo da qui, e diciamo Parma, gli stranieri dicano quello, Parma è tradizione culinaria molto forte.  Ma credo che sulla base di questo possano crearsi tutti degli eventi e occasioni collaterali che coinvolga anche gli altri ambiti culturali.

L’arte di Parma ancorata al passato o scoperta della contemporaneità?

È un tema fondamentale. Parma è molto forte in questo, nel contemporaneo, e verrà favorito e promosso nelle possibilità della città. Che poi possa evadere anche in spazi di altre epoche credo che anche questo sia fondamentale. Un tema che mi sta a cuore infatti è i tempi della città. Parma ha molti tempi e lo vediamo anche solo passeggiando in centro. Si passa dall’epoca romana, a quella medievale, verdiana, delle barricate alla contemporanea. Cultura deve essere inclusione dei tempi, ma anche tempi sociali: dai bambini agli anziani. Non bisogna solo investire sul contemporaneo ma anche vederlo come occasione per riscoprire il passato

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