Spacciatore sei mesi in carcere? Allo stato costa 150 euro al giorno. E in Via Burla è allarme affollamento

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Nel corso della visita al penitenziario di Parma dedicata al reparto 41 bis, ai settori sanitari, d isolamento ed alla media sicurezza si è potuto registrare una impennata preoccupante delle presenze.

Su un totale di 600 detenuti, 315 sono reclusi nel reparto di media sicurezza (con una presenza maggioritaria di stranieri) su una disponibilità effettiva del reparto di 280 posti.

L’eccesso di presenze ha costretto la direzione a collocare i detenuti nel reparto di isolamento anche se questi non sono sottoposti ad alcun regime disciplinare o sanitario.

Nel contempo l’autorità del penitenziario della città ha chiesto all’Amministrazione penitenziaria lo sfollamento di almento 30 detenuti in altre carceri.

Nei settori sanitari rimane critico il meccanismo della lunga durata dei ricoveri e dell’alto numero di assegnazioni a Parma, da parte della Amministrazione penitenziaria, di persone che necessitano di ricovero nel reparto sanitario interno che però non presenta disponibilità di posti e costringe la reclusione di persone ammalate nelle celle dei reparti ordinari.

Sotto il profilo organizzativo lo scarso numero di uomini della Polizia penitenziaria rende complessa l’assicurazione dei servizi anche se si è potuto appurare che, per quanto possibile, sono attivi servizi trattamentali (corsi, teatro, cinema, etc.) anche nel periodo estivo.

I processi di carcerizzazione, a Parma quasi esclusivamente dovuti ad eventi legati alla microcriminalità e ai crimini comuni, la lentezza dei meccanismi della giustizia e l’assegnazione al carcere cittadino di detenuti provenienti anche da altre città ha determinato un incremento delnumero delle presenze che richiama ora l’amministrazione penitenziaria ad una urgente necessità di intervento.

Il monitoraggio svolto dal Garante sulle presenze di stranieri indica che nel biennio 2015-2016 ad esempio i cittadini nigeriani condotti in carcere, quasi tutti per reati legati allo spaccio e traffico di droga o allo sfruttamento della prostituzione compiuti in città, sono stati complessivamente 91 per una detenzione media di 6 mesi.

Sotto il profilo economico, tenendo conto di una media di costo  di 150,00 Euro a detenuto, questi dati si traducono per lo Stato in una spesa di oltre 1,7 milioni di Euro per il periodo indicato.

Questi dati, estensibili anche a detenuti di altre provenienze, devono indurre ad una riflessione importante sul senso del carcere e sulla sua efficacia che sembrano rimanere legati alla esclusiva necessità di isolare persone dimenticando il ruolo e la finalità rieducativa della pena.

Infine si rinnova l’attenzione alle autorità affinché si scelgano strategie e politiche di inclusione sociale quali azioni preventive ed alternative al crimine per le persone che vivono ai margini della società evitando così percorsi penitenziari sicuramente esigenti in termini di spesa pubblica.

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