Outlet e contratti, M5s: “Fidenza e altre città, non accettate i licenziamenti”

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Il MoVimento 5 Stelle mette sotto accusa i contratti che regolano le attività negli outlet e nei centri commerciali. A Fidenza come in altre città italiane, si utilizza un contratto di affitto di ramo d’azienda e si obbligano gli imprenditori a sbarazzarsi dei lavoratori prima della sua risoluzione.

“I licenziamenti imposti per contratto agli imprenditori che lavorano nei centri commerciali e negli outlet sono illegittimi e per questo non devono essere accettati. È incredibile come chi gestisce questi spazi pensi di utilizzare i lavoratori come pacchi postali, cercando di scrollarsi ogni responsabilità con il solo scopo di rendere economicamente più appetibile l’investimento in un’attività commerciale”.

Il MoVimento 5 Stelle mette sotto accusa i contratti di affitto presenti negli outlet e nei centri commerciali che, a Fidenza come in altre città italiane, non offrono nessuna garanzia ai lavoratori impiegati. Il tema è stato affrontato questa mattina nel corso di una conferenza stampa all’interno del Fidenza Business Center alla quale hanno partecipato Gianluca Sassi (consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Emilia-Romagna), Claudio Cominardi (M5S Camera), Gianni Girotto (M5S Senato), Cristian Sergo (consigliere regionale M5S Friuli Venezia Giulia), Angela Amoruso (consigliera comunale M5S Fidenza) e Francesco Saldarini (imprenditore ed esercente all’interno del Fidenza Village).

TIPOLOGIA DI CONTRATTI

La locazione commerciale è disciplinata dalla Legge 392/78 che prevede norme inderogabili a tutela degli affittuari. Nei negozi di vicinato, quelli dei centri storici dei nostri paesi e delle nostre città, di solito si stipula un contratto di locazione commerciale dalla durata di sei anni rinnovabili per altri sei e con alcune garanzie (quali ad esempio il riconoscimento dell’avviamento del negozio una volta restituito l’immobile). I centri commerciali e gli outlet, invece, come nel caso del Fidenza Village, impongono ai negozianti di firmare un contratto di “affitto di ramo d’azienda”. Questo contratto è completamente diverso, non ha una durata prestabilita e non prevede garanzie per gli imprenditori che lo stipulano, ma soprattutto rende precaria l’attività dei lavoratori assunti come commessi o manager degli store.

IL CASO FIDENZA VILLAGE

Infatti, come ci è capitato di vedere in alcuni casi che ci sono stati segnalati, molto spesso all’interno di questi contratti ci sono delle clausole particolari. Una di queste riguarda l’obbligo ai negozianti di licenziare i propri dipendenti prima di restituire il ramo d’azienda alla proprietà. In questo modo chi subentrerà nel negozio non avrà problemi a portare nuovo personale, magari assunto con i nuovi contratti precari previsti dal Job Act on in formula di stage o apprendistato, o peggio ancora fino a qualche tempo fa con i voucher. Ebbene, questa pratica è del tutto illegittima e la cosa interessante è che non lo sostiene solo il MoVimento 5 Stelle, che da mesi ormai cerca di stare vicino agli imprenditori e ai lavoratori, ma a dirlo è il Ministero del Lavoro che recentemente ha risposto ad un’interrogazione del deputato 5 Stelle Claudio Cominardi che chiedeva la tutela delle posizioni lavorative del personale dipendente della Saldarini Srl. Il Ministero conferma tre sentenze che riguardano i licenziamenti illegittimi imposti dal Fidenza Village, ed in base a un pronunciamento della Cassazione, ha ribadito come il rapporto di lavoro debba proseguire con il cessionario ed il lavoratore conservi tutti i diritti. Nonostante tutto ciò Fidenza Village continua a rifiutare i lavoratori di Saldarini retrocessi col ramo d’azienda, e gli Uffici preposti ad oggi non intervengono.

“NON ACCETTATE I LICENZIAMENTI”

Per questo il MoVimento 5 Stelle si impegna a portare questa situazione all’attenzione della Regione e del Parlamento. “Vogliamo sapere quanto queste pratiche ritenute di fatto illegittime stiano costando ai lavoratori che si ritrovano ingiustamente per strada dopo la chiusura di un negozio, ma anche alle casse dello Stato perché ogni volta che si licenzia un dipendente scattano degli ammortizzatori sociali, il tutto per permettere ai centri commerciali e agli outlet di avere anche questo tipo di vantaggio rispetto ai negozi di vicinato. In Italia la corsa al ribasso del costo del lavoro sta penalizzando tutte le categorie di lavoratori. Noi oggi ne abbiamo portata alla luce una e speriamo che possa essere utile per tutelare le migliaia di persone che in questo momento si ritrovano in queste condizioni e a vivere con questi rischi. Per questo invitiamo quei lavoratori che stanno per essere licenziati perché il loro datore di lavoro deve cedere il ramo d’azienda affittato a non accettare il licenziamento, a non accettare gli ammortizzatori sociali perché è un vostro diritto continuare a lavorare per la ditta che ha affittato quel ramo”.

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