Debito del Comune: botta risposta Vagnozzi – Audit

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Il presidente del Consiglio comunale di Parma, Marco Vagnozzi, ha mosso obiezioni alla Lettera aperta sul debito pubblico di Parma pubblicata nei giorni scorsi dalla Commissione Audit, tacciandola d’incompetenza, negligenza, sciatteria, falsità, malafede.

 

Le contestazioni toccano i seguenti punti:

1) Secondo Vagnozzi, sono errati i dati da noi riportati sulla diminuzione del patrimonio netto dell’azienda ASP-Ad personam, di cui il Comune di Parma detiene il 91%; sostiene infatti che il patrimonio netto di ASP era di euro «27.117.897 al 31/12/2015, mentre loro scrivono che è di 24.677.000. Quindi in realtà è di 2.440.897 superiore».

Rispondiamo: la cifra indicata da Vagnozzi di € 27.117.897 al 31/12/2015 è il Patrimonio Netto Totale, non il 91% spettante al Comune di Parma, corrispondente appunto a € 24.677.286, come esplicitamente indicato nella tabella 1 della nostra «Lettera aperta», che è il dato significativo per ragionare della situazione finanziaria pubblica. Attenendoci a tale dato, il Patrimonio netto di ASP in quota del Comune è calato dal 2011 al 2015 di € 2.135.980. Qualora si volesse adottare il Patrimonio Netto Totale, preferito da Vagnozzi, allora la perdita patrimoniale di ASP dal 2011 al 2015 sarebbe ovviamente maggiore, ossia di € 2.347.230.

2) Sul patrimonio netto della società partecipata SMTP, di cui il Comune detiene il 50%, Vagnozzi scrive: «ha un patrimonio netto (anno 2015) di 18.789.160,50, ma nel 2011 aveva un patrimonio netto totale di 31.616.000 (15.808.000 in quota Comune) e non 19.423.620 come indicato nel testo. Quindi 3.615.620 in meno nel dato di partenza».

Rispondiamo che il dato da noi riportato di € 19.423.620 è quello indicato nella tabella intitolata «Gruppo Comune di Parma – Riepilogo Patrimonio Netto 2011», allegata alla relazione del Commissario prefettizio Mario Ciclosi del 2012, approvata in Consiglio Comunale, consultabile sul sito del Comune: fonte da noi esplicitamente indicata.

3) In merito a TEP SpA, detenuta per il 50% dal Comune, Vagnozzi scrive: «è vero che c’è stata una riduzione del patrimonio netto, ma si è omesso di dire che le disponibilità liquide nei depositi bancari sono passate da 6.563.213 a 15.050.187».

Rispondiamo che il patrimonio netto è, notoriamente, la differenza fra le attività e le passività, dunque include già il computo delle disponibilità liquide. Dal 2011 al 2015 TEP ha perso Patrimonio Netto per € 2.407.774 in totale, la metà dei quali tocca in quota al Comune: € 1.203.887, come indicato nella nostra lettera. Dentro a questa cifra sono già calcolate le liquidità.

4) Sull’aumento delle tasse comunali di questi anni Vagnozzi scrive: «è ovvio che a parità di percentuale di imposte (addizionali IRPEF ecc.) città che hanno un reddito medio pro-capite più elevato abbiano introiti maggiori. Tutti i Comuni sono stati costretti dalle manovre dei Governi ad aumentare le percentuali di tassazione».

Rispondiamo appunto che i Comuni, tutti gravemente penalizzati dalla politica economica dei Governi, non hanno però tutti applicato le stesse aliquote di imposte. In Emilia-Romagna nessuno ha calato sulla cittadinanza una scure fiscale pari alla nostra, come si può appurare grazie al sito Open Bilanci.

Stando ai dati che lo stesso Comune di Parma ha iscritto nei propri bilanci e comunicato al sito Open Bilanci, non può essere smentita la spropositata tassazione esercitata dalla Giunta Pizzarotti: le tasse municipali parmensi sono aumentate poco meno del 100% nel giro di tre anni (2012-2014). I cittadini di Parma hanno infatti pagato € 474,32 pro capite nel 2011, € 709,34 nel 2012, € 705,17 nel 2013, € 940,68 nel 2014. Nella classifica regionale dei Comuni fra i 50.000 e i 200.000 abitanti, in cui Open Bilanci ci colloca e in cui vi sono pure tutti gli altri capoluoghi di provincia, siamo passati dalla postazione di cittadini in assoluto meno spremuti dal proprio Comune nel 2011 alla postazione di quelli in assoluto più tassati nel 2012 e non abbiamo più abbandonato il primato.

Aggiungiamo che dal 2011 al 2014 i Parmigiani hanno patito un aumento delle tasse municipali di € 466 a testa, i Ferraresi di € 281, i Piacentini di € 260, i Reggiani di € 258, i Forlivesi di € 256, i Modenesi di € 218, i Ravennati di € 171, i Cesenati di € 161, gl’Imolesi di € 139, i Faentini di € 126. Si vuole forse sostenere che le aliquote fiscali praticate dal Comune di Parma siano state uguali a quelle degli altri Comuni in regione? E che il reddito medio dei Modenesi sia in proporzione meno della metà di quello dei Parmigiani? Sul lastrico i Faentini?

5) Sulla vendita delle azioni IREN, Vagnozzi osserva che «le azioni IREN erano state messe a garanzia del debito di STT dall’amministrazione Vignali e non dalla nostra amministrazione».

Rispondiamo: non c’è dubbio che i processi di privatizzazione e la cessione delle azioni IREN a copertura del debito pubblico siano stati avviati dalle giunte Ubaldi e Vignali, ma non si sono fermati con la giunta Pizzarotti. Anzi.

Se è vero che Vignali ha posto a garanzia del debito di STT le azioni IREN, è altrettanto vero che :

a) STT ha collocato sul mercato nel marzo 2016 una quota azionaria pari all’1,4% detenuta in IREN. La vendita, rivolta a mercati italiani ed esteri, ha riguardato 18,5 milioni di azioni. In tale circostanza il sindaco del Comune di Genova, Doria, membro del sistema dei comuni soci di IREN, rese pubblico che con tale operazione saltava la norma statutaria che prevedeva il mantenimento del 51% delle azioni del gruppo IREN in mano a soggetti pubblici, facendo perdere la maggioranza pubblica del pacchetto azionario. Doria dichiarò: “hanno inficiato il rispetto della norma statutaria del mantenimento della maggioranza pubblica delle azioni” (Parma Repubblica, 21.3.2016).

b) Non a caso la Giunta Pizzarotti nel 2014 ha esercitato il diritto di recesso dal Patto di sindacato per avere mani libere nel pagamento dei debiti di STT con il patrimonio azionario (dura critica pubblica delle Confederazioni sindacali CGIL-CISL-UIL).

c) Il piano di ristrutturazione del debito di STT Holding SpA con gli istituti di credito, ex art. 182 bis della Legge finanziaria, si fonda su due direttrici: cessione di patrimonio immobiliare e vendita di una consistente quota di azioni IREN (Gazzetta di Parma, 6.3.2016). Dei 52,2 milioni di azioni di STT SpA ben 40 milioni sono stati conferiti in garanzia alle banche (fonte: Parma Repubblica, 7.4.2017, non smentita).

d) A metà di questo mese (maggio 2017) sono state collocate sul mercato altre azioni IREN per un valore di 18 milioni circa

e) Parma Infrastrutture ha deliberato la vendita di 6 milioni di azioni, restituendo le rimanenti al Comune che forse è rientrato nel patto di sindacato di IREN.

6) Vagnozzi accusa essere «assolutamente falsa» la nostra tesi, secondo cui per la ristrutturazione del debito della holding comunale STT, il Comune non ha aperto una vertenza con le banche per ridurne le ingiustificate pretese, e sostiene che «le azioni di responsabilità sono state avviate sia in Comune che nelle Partecipate. Forse siamo l’unico caso dove un Sindaco è stato chiamato a pagare: vedere Vignali. Per gli amministratori delle partecipate precedenti stiamo portando avanti le cause nei tribunali dove la Magistratura, organo terzo e imparziale, sta valutando caso per caso»

Rispondiamo:

Avviare azioni di responsabilità da parte di una Amministrazione pubblica alla luce di ben 7 inchieste giudiziarie aperte dalla Magistratura e l’invio di numerosi avvisi di garanzia, che hanno riguardato ex-sindaci, ex-vice-sindaci, presidenti di società partecipate, funzionari comunali, immobiliaristi ecc., era un atto dovuto per i forti sospetti di illegalità relativi agli atti compiuti.
La Commissione Audit, che pur aveva sollecitato la nuova Amministrazione comunale a costituirsi parte civile e avviare azioni di responsabilità, chiedeva e chiede che venga aperta un’indagine pubblica complessiva sugli intrecci di interessi che hanno legato amministratori comunali, banche, imprenditori nella formazione del debito.
Se alla Magistratura compete l’indagine sulla illegalità di atti e comportamenti, derivante da violazione delle leggi, alle istituzioni pubbliche invece, che si ritrovano a dover governare con un debito ingentissimo, compete di indagare sull’opportunità e l’illegittimità di scelte fatte all’insaputa dei cittadini, in contrasto col preminente interesse pubblico, per favorire gli interessi di pochi anziché dei molti. L’illegittimità del debito pubblico, che non coincide necessariamente con la sua illegalità, è quello derivante da un debito contratto per perseguire interessi diversi da quelli dichiarati nel patto di rappresentanza tra elettori ed eletti, nella piena consapevolezza dei creditori e nell’incoscienza dei cittadini.

Da questo deriva un obbligo etico-politico da parte di una Amministrazione comunale di sottoporre a inchiesta tutti gli atti pubblici ingiustificabili, privi delle condizioni minime e sufficienti che li rendano rispondenti all’interesse pubblico. Vale a dire che non necessariamente una scelta sbagliata, fatta da un’amministrazione pubblica, deriva da corruzione accertabile con trasferimenti di danaro: è sufficiente, perchè sia illegittima, che essa sia stata compiuta (anche gratis) per favorire gli amici e gli amici degli amici.

È inoltre necessaria l’apertura di un’indagine pubblica e popolare, perchè venga accertata la eventuale responsabilità delle banche, che hanno erogato prestiti in mancanza di garanzie adeguate o con sovra-stima di terreni.

Lo Scandalo SPIP ha evidenziato che la maggiore responsabilità delle banche nella formazione del debito del Comune – che noi non a caso riteniamo in gran parte illegittimo – sia stata quella di aver erogato ingenti finanziamenti in base ad una sovra-stima dei terreni agricoli, illegittimamente resi edificabili, con la complicità dell’Amministrazione comunale a favore di amici e di amici di amici.

Tale indagine, come appare evidente, deve costringere le banche a fare la loro parte, anziché assicurare loro la restituzione integrale del credito “dovuto”.

7) Replica infine Vagnozzi che sono stati cancellati 25 milioni di crediti alle banche: «Per quanto riguarda la ristrutturazione del debito faccio presente che le banche hanno rinunciato, dietro richiesta delle diverse partecipate, a circa 25 milioni di euro».

Rispondiamo: l’attuale Amministratore Delegato di STT-Holding SpA, cui non imputiamo alcuna responsabilità politica e riconosciamo professionalità tecnica, ha dichiarato pubblicamente che col piano di ristrutturazione del debito di STT, firmato nel marzo 2015 dal Comune con le banche creditrici per risanare entro il 2018 l’enorme debito della società (di cui faceva parte SPIP), le banche non ci «hanno rimesso quasi nulla», cioè non hanno perduto un solo euro (Relazione Bussolati alle Commissioni comunali IV e V, seduta congiunta, 20 luglio 2016). In quella sede dichiarò pure che solamente con Banca Popolare di Vicenza (detentrice del debito di STU Stazione), essendo istituto bancario sull’orlo del fallimento, il Comune avrebbe potuto permettersi di corrispondere “solo ciò che poteva” e che la banca “avrebbe dovuto accontentarsi”. Apprendiamo quindi con piacere, non avendolo letto su organi di stampa, che il debito di STU Stazione non viene restituito, se non in parte. In altri termini, mostriamo i muscoli con le banche sull’orlo del bail in, sapendo che poi ci penserà lo stato (leggi i cittadini) con un’iniezione di 20 miliardi di euro a rimetterle in piedi, siamo invece acquiescenti con le banche che ci hanno in ostaggio, e parliamo di Cariparma, Banca Intesa, Banca Monte Parma, Veneto Banca, Banca popolare dell’Emilia-Romagna, Unicredit, Unipol Banca. Questa non è la ristrutturazione del debito che chiedevano i cittadini di Parma: noi, con le decine di manifestazioni sotto i Portici del grano nel 2011, chiedevamo che la ristrutturazione del debito si trasformasse in una vertenza con le banche, volta a dilatare nel tempo la restituzione, a ridurne l’importo, ad abbattere gli interessi su esso.

Non volevamo che il pagamento integrale del debito con le banche avvenisse coi soldi dei cittadini. Commissione Audit sul debito pubblico di Parma

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