Beccata con 90 ovuli di cocaina a Verona: nigeriana arrestata a Parma

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Era stata beccata a in stazione a Verona, nel novembre del 2016, con 90 ovuli di cocaina, oltre un chilogrammo, indosso o nello stomaco.

Lei, Jennifer Aifuwa, nigeriana oggi 30enne, residente a Parma, incensurata, era probabilmente una dei corrieri che portano chili e chili di droga in Italia.

Dopo l’iter giudiziaziario la donna è stata condannata a 3 anni e dieci giorni di carcere: recuperata dai carabinieri di Parma nel suo appartamento, è stata condotta in carcere a Modena.

I FATTI, DAI QUOTIDIANI LOCALI DELL’EPOCA – I controlli del Compartimento di Polizia Ferroviaria, in servizio al Settore Operativo di Verona Porta Nuova, hanno permesso di arrestare una donna nel pomeriggio di venerdì. Si trattava di Jennifer Aifuwa, cittadina nigeriana 29enne, in regola con le norme di soggiorno in Italia, che è stata accusata di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, dopo essere stata trovata in possesso di circa 1200 grammi di cocaina. 
Un’operazione che è il frutto del costante controllo svolto sui passeggeri in transito nello scalo di Verona, con un’attenzione particolare per quelli provenienti o diretti verso il nord Europa. In passato infatti le forze dell’ordine hanno avuto la conferma che la linea che collega Verona e Monaco, viene spesso sfruttata dai corrieri della droga per portare in Italia considerevoli quantitativi di stupefacente, utilizzando anchhe le donne per il trasporto, in quanto attirerebbero meno i sospetti. Non a caso infatti la Polfer negli anni addietro ha arrestato altre nigeriane coinvolte in questa attività illecita.

L’11 novembre alle 16.58, allo scalo ferroviario scaligero è arrivato il treno EC 87, proveniente da Monaco di Baviera, dal quale, insieme agli altri passeggeri, sono scese due donne africane con una bambina di 3 anni. Una volta messo il piede a terra, le due si sono guardate attorno come a controllare che nessuno fosse lì ad attenderle, poi, una volta notata la presenza degli agenti che stavano chiedendo i documenti ad altri viaggiatori, hanno cercato di defilarsi nella direzione opposta: un comportamento però che non è sfuggito ai poliziotti, i quali le hanno fermate per eseguire gli accertamenti del caso.
Si trattava di una ghanese e di una nigeriana, che hanno tentato di dimostrare di essersi conosciute casualmente sul vagone e di non essere in viaggio assieme, ma le loro affermazioni si sono dimostrate subito poco convincenti e sono state così invitate negli uffici per un controllo documentale. Il treno che dovevano prendere per proseguire il proprio viaggio era in partenza diverso tempo dopo, ciò nonostante la cittadina nigeriana appariva sempre più preoccupata mano a mano che si avvicinava ai locali di Polizia, continuando a chiedere di poter aspettare l’arrivo del convoglio nella zona dei binari perché temeva di perderlo.

Negli uffici Polfer, dopo che in un primo momento se l’era tolto, gli agenti hanno constatato che il giubbotto della 29enne aveva un peso eccessivo, mentre la donna chiedeva di poterlo indossare nuovamente, e al tatto è stato possibile appurare che nel collo del giaccone si trovavano numerosi involucri di forma ovoidale: al successivo conteggio sono risultati essere ben 84, formati da pellicola trasparente e contenenti circa 1113.99 grammi di cocaina, come hanno rivelato le successive analisi.
Visti gli eccessi di nervosismo della donna inoltre, i poliziotti hanno richiesto l’esame radiologico, pensando che l’arrestata potesse averne ingeriti degli altri. E l’accertamento infatti ha dato esitivo positivo, visto che all’interno dell’intestino del corriere della droga erano presenti altri 6 ovuli di forma e dimensioni simili agli altri. Così Jennifer Aifuwa è stata portata all’ospedale di borgo Roma, in attesa dell’espulsione spontanea dei corpi estranei, sotto l’occhio vigile del personale sanitario.
Una volta conclusa l’operazione, la 29enne è stata condotta a Montorio. Lunedì mattina si è svolta l’udienza di convalida, al termine della quale è scattata la custodia cautelare in carcere a suo carico.

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