15 miliardi alle imprese di Parma: un accordo tra Intesa San Paolo e Confindustria

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È stato presentato oggi a Parma, con la collaborazione dell’Unione Parmense degli Industriali, l’accordo triennale tra Confindustria Piccola Industria e Intesa Sanpaolo“Progettare il futuro”, dedicato alla competitività e alla trasformazione delle imprese per cogliere le opportunità offerte dalla ‘quarta rivoluzione industriale’.

La partnership, chemette a disposizione un plafond nazionale di 90 miliardi di euro, dei quali 15 miliardi destinati alle imprese di questo territorio,viene presentata dentro i luoghi deputati ad accogliere e far proprie le finalità dell’accordo: l’impresa.

Alla presentazione nella sede di CFT, realtà leader nell’impiantistica alimentare che ha già adottato soluzioni in ottica Industria 4.0,hanno partecipato Alberto Baban, presidente di Piccola Industria Confindustria, Alberto Figna, presidente Unione Parmense degli Industriali, Roberto Catelli,presidente di CFT,Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo,SandroD’Elia, Tecnologie e sistemi per la digitalizzazione industrialedella Commissione Europea, Stefano Massari, vice presidente CNCT di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, Alessandro Merusi,CEO di CFT, e Pietro Pelù, direttore commerciale Imprese Direzione Regionale di Intesa Sanpaolo.

La sessione pomeridiana, condotta da Giovanni Baroni, presidente di Piccola Industria UPI, eMassimo Bertolini, Università di Parma, è stata caratterizzata da tavoli tematici con la partecipazione dell’Innovation Center di Intesa Sanpaolo.

Per l’industria italiana, costituita soprattutto da PMI, lo sviluppo di Industria 4.0 e il relativo Piano del Governo possono essere la strada per recuperare competitività e per creare nuovi posti di lavoro grazie a elevate competenze, nuovi modelli di business e tecnologie innovative. Le opportunità di sviluppo per le realtà aziendali che riusciranno a cogliere questa sfida sono enormi, ma richiedono un intervento a tutto tondo, con investimenti in capitale fisso e immateriale, soprattutto in ricerca, innovazione e formazione, nonché trasformazioni organizzative e una continua attenzione alle evoluzioni in corso. Occorre partire subito perché le tecnologie sottostanti Industry 4.0 necessitano di 10-15 anni per raggiungerela completa maturità nel mercato ed essere pienamente efficienti.

“Lo sviluppo del 4.0 è rapidissimo, apre nuove opportunità per le imprese, richiede di innovare prodotti e di aumentare gli standard produttivi e soprattutto comporta la trasformazione delle strategie aziendali, modificando i modelli di business. – ha dichiarato Alberto Baban, presidente Piccola Industria di Confindustria – “La vera sfida per le nostre imprese è, infatti, quella di comprendere dove andrà il mercato, e cosa, anche grazie alle nuove tecnologie, chiederanno i consumatori. Questo obbliga le PMI ad investire e ad essere costantemente informate altrimenti si corre il rischio di trovarsi con imprese efficienti ma produzioni inadeguate. In questo contesto, il sesto accordo siglato con Intesa Sanpaolo costituisce un’importante opportunità per le PMI per scaricare a terra velocemente i benefici previsti dal Piano Industria 4.0. Si tratta di soluzioni che possono contribuire al rafforzamento del sistema produttivo sostenendo le PMI nella costruzione di nuove partnership, nella contaminazione con nuove idee, nella riorganizzazione in un’ottica di maggiore snellezza ed efficienza. L’obiettivo principale – ha concluso Baban – è quello di lavorare sempre più in filiera sfruttando le opportunità date dalle produzioni in Co-buyingpiù vicine al cliente e in grado di anticipare il mercato”.

Seppure in un quadro economico migliorato rispetto al passato dobbiamo registrare come non vi sia ancora un’adeguata ripresa degli investimenti produttivi.– ha aggiuntoTito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – è un problema globale, ma che in Italia è particolarmente avvertibile vista la piccola dimensione e conseguente scarsa patrimonializzazione delle nostre PMI. L’accordo che presentiamo oggi vuole aiutare le aziende italiane a migliorare la loro capitalizzazione e a cogliere le grandi opportunità che la digitalizzazione e i nuovi scenari offerti dalla quarta rivoluzione industriale offrono. Azioni che richiedono investimenti sia finanziari che nel capitale umano. Intesa Sanpaolo ha di recente lanciato il Progetto Filiere che va nella direzione di agevolare la richiesta ed il costo del credito per tutte quelle aziende fornitrici di un progetto produttivo.

“Siamo qui oggi – ha detto il presidente dell’Unione Parmense degli Industriali Alberto Fignaallo scopo di fornire alle imprese elementi utili per progettare il proprio futuro assumendo un ruolo da protagoniste all’interno di questa trasformazione industriale e per aiutarle a costruire la propria roadmap di attuazione, utilizzando gli strumenti e le conoscenze già a disposizione sul territorio.  Essere coerenti con le indicazioni del Piano nazionale Industria 4.0, significa investire sul capitale umano, sull’organizzazione aziendale, sulla digitalizzazione e più in generale sulla diffusione di una nuova cultura d’impresa. Ben venga quindi il supporto finanziario all’attuazione di questo processo che l’accordo con Intesa Sanpaolo si prefigge di dare. A ciò, come Unione Parmense degli Industriali insieme ai nostri partner, aggiungiamo la definizione di percorsi informativi e formativi specifici per le aziende e soprattutto le opportunità offerte da SMILE, il Digital Innovation Hub di Parma alla cui definizione stiamo contribuendo in modo significativo.”

L’accordoè imperniatosu quattro pilastri:Ecosistemi di imprese e integrazione di business; Finanza per la crescita; Capitale umano; Nuova imprenditorialità.

  • Ecosistemi di imprese e integrazione di business

Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria intendono mettere a disposizione un insieme di soluzioni che permettano alle imprese di trasformarsi, migliorando i processi produttivi, ricorrendo a nuove tecnologie e a nuove metodologie, tra cui i percorsi “Lean 4.0” che abilitano le imprese alle tecnologie digitali. Per la realizzazione dei progetti di sviluppo delle imprese Intesa Sanpaolo si avvarrà anche del proprio Innovation Center, struttura che raccoglie tutte le iniziative avviate dal Gruppo nel campo dell’innovazione.L’iniziativa intende rappresentare anche un momento evolutivo di “AdottUp, il Programma per l’adozione delle startup” e offrire nuove opportunità alle startup in esso sviluppate.

  • Finanza per la crescita

L’accordo punta a finanziare la crescita del business valorizzando il patrimonio intangibile delle imprese attraverso un nuovo modello di relazione basato sui fattori qualitativi legati al credito: tra questi la capacità innovativa, la formazione e la strategicità della catena fornitore-champion. Sono inoltre previste adeguate soluzioni finanziarie a medio-lungo termine oltre al migliore utilizzo degli strumenti di supporto, a cominciare dal rinnovato Fondo di Garanzia.Per programmare la crescita, bilanciando i livelli di debito a favore del capitale di rischio, è fondamentale il ricorso all’Equity per il rafforzamento del sistema produttivo. A tal proposito l’accordo intende sviluppare iniziative che favoriscano la patrimonializzazione delle imprese. Infine si prevede l’estensione a comparti strategici per l’economia italiana del Progetto Filiere, l’innovativo modello di credito di Intesa Sanpaolo che ha sinora prodotto 330 contratti con aziende capofila con oltre 15 mila fornitori ed un giro d’affari di 55 miliardi.

  • Capitale umano

L’accordo punta anche a favorire l’alternanza scuola-lavoro con l’obiettivo di far diventare l’azienda il luogo in cui lo studente consolidi e arricchisca le conoscenze apprese, sviluppando competenze spendibili nel mondo produttivo o acquisendo esperienze funzionali alla creazione di nuove imprese, in linea con il Piano Nazionale Industria 4.0.

  • Nuova imprenditorialità

Intesa Sanpaolo mette a disposizione ilmodello di valutazione delle startup. Èun nuovo algoritmo DATS (Due DiligenceAssessmentToolScorecard), già inserito nelle Regole di concessione del credito, a supporto della valutazione creditizia delle Startup e in futura estensione alle PMI innovative. Si tratta del primo modello di valutazione “forwardlooking” adottato da una banca per i finanziamenti in debito, basato su logiche derivate dalla valutazione degli investitori in Venture Capital, mutuando le competenze costruite negli ultimi anni all’interno del Gruppo Intesa Sanpaolo. Questo nuovo strumento consente alle imprese e alla banca di cogliere al meglio le opportunità offerte dalle misure governative e le agevolazioni per la crescita, recentemente estese dal Piano Industria 4.0.

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Emilia Romagna: torna a crescere l’export(dati della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo)

L’economia emiliano romagnola può contare su un’ottima vocazione industriale. Grazie alla forza della sua industria riesce ad esprimere un buon avanzo commerciale, pari a circa 24 miliardi di euro nel 2016 (il 46% circa del totale italiano).

Secondo laDirezione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, i dati disponibili per il 2016 offrono conferme della capacità della regione di crescere sui mercati esteri: l’export è tornato a crescere (+1,5% la variazione tendenziale), mostrando una dinamica migliore rispetto all’Italia nel complesso. Sono stati trainanti i settori della meccanica, prodotti e materiali da costruzione, abbigliamento e cantieristica.

Proprio la provincia di Parma si distingue per la sua elevata propensione all’export (circa 45%) e per la sua dinamicità sui mercati esteri: dal 2008 al 2016 l’export cresce del 39% (triplicando la crescita italiana), soprattutto grazie all’industria alimentare, farmaceutica e meccanica.

Nel corso del 2017, in un contesto di domanda internazionale favorevole, il tessuto produttivo emiliano romagnolo potrà continuare a crescere sui mercati esteri, facendo leva sulla sua elevata propensione a esportare, tra le più alte in ambito italiano. Un sostegno alla crescita delle esportazioni potrà venire anche dal mercato russo (previsto uscire dalla recessione grazie anche al rialzo del prezzo delle materie prime energetiche), dove storicamente le imprese emiliano romagnole sono molto presenti.

Il contributo del canale estero non è tuttavia sufficiente per ridare slancio all’economia della regione. E’ infatti cruciale la spinta del canale interno e, soprattutto, degli investimenti. Più in particolare, sarà importante vincere la sfida del digitale attraverso un’accelerazione degli investimenti, finora frenati dall’incertezza che domina i mercati. L’ambiente è certamente favorevole, grazie alla presenza di significative misure governative a sostegno degli investimenti innovativi, alla disponibilità di buone condizioni di finanziamento e di un bacino di risorse interne.

Si tratta di una grande opportunità per le imprese di questa regione che mostrano un grado di utilizzo delle tecnologie ICT in aumento e già su ottimi livelli, superiore alla  media italiana:

  • nel 2016 la diffusione della banda larga nelle imprese era pari al 96% in Emilia-Romagna (dall’85% del 2008);
  • la percentuale di imprese con sito web era pari al 75% nel 2016, mostrando un vantaggio nei confronti della media italiana;
  • la quota di addetti che utilizzano computer connessi a internet è salito al 42,6% nel 2016 (dal 31,3% del 2008), in linea con l’Italia.

Inoltre la regione gode della presenza nel territorio di una buona dotazione di capitale umano con competenze adeguate: in Emilia-Romagna non solo la quota di popolazione con istruzione terziaria è più elevata rispetto al resto d’Italia (nel 2015 nella fascia d’età 30-34 anni era pari al 28,8% vs il 25,3% della media italiana), ma è la prima regione italiana, insieme al Friuli-Venezia Giulia, per la percentuale di laureati in discipline scientifiche e tecnologiche. L’Emilia-Romagna vanta anche il primato per il numero di addetti impiegati in ricerca e sviluppo. Primato detenuto dalla regione anche per la propensione a brevettare delle imprese. In particolare, primeggiano Bologna, Modena e Parma, tra le province italiane con intensità brevettuale più elevata. La forte attitudine innovativa della regione viene confermata anche dalla folta presenza di start-up nel territorio (755 a marzo 2017, l’11% del totale nazionale).

 

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