Mercante in Fiera: il primo week end chiude con 20mila visitatori

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C’è una rara carrozzina per bambino del ‘700 intarsiata in oro, trainata da capretta, appartenuta a un membro della casa reale austriaca. Un cabinet della stessa epoca in pietre dure, marmi, e lapislazzuli di 2,20 metri che rapisce lo sguardo. Ma anche un vecchio telefono degli anni ‘70 intrappolato in un cubo di bachelite al fianco di una stravagante lampada dell’architetto statunitense Frank Lloyd Wright. Antiquariato modernariato che vanno a braccetto con l’arte contemporanea: dalla “Natura Morta (1952)” di Fausto Pirandello a un bozzetto di Capogrossi, dal “dollaro” di Andy Warhol ai lavori di Fontana e Depero per non parlare di una rarissima foto di un giovane Luis Armstrong mentre si disseta con birra ghiacciata di Weegee (1950).

Ad andare a caccia di rarità in questo primo week-end di Mercanteinfiera, la kermesse internazionale di Fiere di Parma che ha preso il via sabato 25 febbraio e che chiuderà domenica 5 marzo, oltre 20mila visitatori. Il tutto, in quattro padiglioni, 45.000 metri quadrati di superficie espositiva che accolgono 1.000 espositori e operatori che in questa edizione fanno un balzo in avanti con un aumento del 10%. Sono russi, tedeschi americani, latino-americani, francesi e spagnoli, senza dimenticare i gruppi di cinesi e giapponesi questi ultimi in particolare sempre più numerosi.

“ La crisi economica ha sicuramente inciso negli anni precedenti contraendo i budget di spesa ma questo pesa sempre meno – afferma Ilaria Dazzi, Brand Manager di Mercanteinfiera – anzi la controtendenza è netta. Quando l’oggetto è unico e particolare è sempre considerato un bene degno di investimento sia per compratori italiani che esteri”.

Così, mentre a Parma i russi fanno incetta dell’alto antiquariato, a conquistare gli americani, affascinati dai pezzi unici con una storia da raccontare, sono oggetti di modernariato e il design “made in Italy”. Diverso invece l’approccio degli operatori del Sol Levante sempre di più a caccia di tutto ciò che rappresenta la loro cultura e tradizione. Obiettivo: riportare quanto più possibile in patria.

Grande successo di visitatori anche per le due mostre collaterali. “L’Oro Matto e il gioiello-fantasia nella prima metà del Novecento”, in collaborazione con il Museo del Bijou di Casalmaggiore e curata da Bianca Cappello storica e critica del gioiello e da Letizia Frigerio, Direttrice del Museo: oltre 150 pezzi prodotti nel paese della magica finzione dell’”oro matto”, Casalmaggiore (CR) e realizzati in placcato oro, in leghe metalliche, materiali plastici, finto corallo, finti rubini, finti diamanti. Gioielli del popolo per imitare quelli dei re.

A fianco i bijou dei grandi bigiottieri italiani da Ornella Bijoux per Biki, (sarta milanese che ha plasmato l’eleganza della Callas), da Emma Caimi e Carla Pellini, da Ottavio Re e Giuliano Fratti.

E poi “ll mare sorride da lontano: dipinti, incisioni, manifesti e oggetti intorno all’immaginario del mare” Un percorso a tappe, ideato da Paolo Aquilini, Serena Bertolucci, Luca Leoncini, Laura Cattoni e Simone Frangioni del Museo di Palazzo Reale di Genova, che si snoda tra guide turistiche, fotografie ed affiche pubblicitarie per raccontare il mare come luogo dell’anima e di passioni. Come quelle della prima velista Virginie Heriot ( 1890-1932), la “fata degli oceani” della quale si può ammirare in mostra il costume. Rigorosamente in lana

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