Processo Aemilia: Bolognino chiede porte chiuse a giornalisti, associazioni e scolaresche

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Gli imputati del maxi processo Aemilia chiedono porte chiuse a giornalisti, associazioni antimafia come Agende Rosse e Libera, scolaresche. La richiesta è stata espressa ieri in aula a Reggio davanti al presidente della corte giudicante Francesco Maria Caruso.

Sergio Bolognino -fratello di Michele considerato uno degli organizzatori dell’associazione mafiosa – si è fatto portavoce di tutti e 140 i detenuti coivolti. L’accusa è rivolta ai giornalisti: “Stiamo vivendo un linciaggio mediatico”, “Il tribunale acquisisca e verifichi gli articoli il giorno dopo il dibattimento”, “La libertà di stampa non significa distorcere i fatti”, “entrano durante la parte accusatoria e vanno via quando c’è il contro-esame”. Sotto accusa di Bolognino anche la pagina Facebook pubblica di Agende Rosse.

Il processo Aemilia, iniziato nel marzo del 2016, nasce dall’operazione fatta partire nel gennaio del 2015 dalla direzione distrettuale antimafia di Bologna che smantellò quella che secondo l’accusa è un’associazione ‘ndranghetista legata a Grande Aracri di Cutro e che si espandeva in tutta l’Emilia. Sono 58 le condanne in primo grado già espresse per reato di associazione mafiosa. Il dibattimento sta proseguendo al ritmo di due udienze settimanali e ancora per anno andrà avanti così.

Il presidente della Corte si esprimerà sulla richiesta degli imputati il prossimo giovedì, cioè nella data della nuova udienza.

Intanto è già polemica. I parlamentari del Movimento 5 stelle si oppongono e chiedono al Minostro dell’Interno Minniti di poter avere una diretta online di tutte le sedute e garantire massima protezione ai giornalisti.

 

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